Il Teatro EuropAuditorium si trova nella zona fieristica di Bologna nei pressi di una serie di torri bianchissime che si levano alte verso il cielo limpido e stellato, tanto perfette e slanciate, quanto fredde e senz’anima, ben lontane dunque dallo spettacolo ospitato in questa gelida notte di fine autunno: “African Grace” del Soweto Gospel Choir. Tra i performer più noti del genere, tanto da esibirsi insieme ad artisti di grande fama, tra cui anche Bono degli U2, questo gruppo, che ha anche la missione di risvegliare le coscienze sull’AIDS e di raccogliere fondi per aiutare gli orfani in Sud Africa, ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui tre Grammy Awards e una nomination all’edizione dei premi Oscar 2009 per la canzone “Down to Earth” tratta dal film “Wall-E” di Andrew Stanton e scritta da Peter Gabriel e Thomas Newman. È dunque stata una di quelle serate speciali, da rammentare tra le più care, quella che abbiamo avuto l’opportunità di vivere, che ci ha gratificato del genuino piacere di conoscere ed apprezzare uno degli ensemble considerati tra i più caldi ed emozionanti dell’intero panorama della world music, forte com’è di 20 elementi, equamente divisi tra uomini e donne, che hanno letteralmente trascinato la gremita platea con ritmi che hanno riscaldato, in un crescendo “rossiniano”, l’ambiente. Si sono alternati così, in un sempre più coinvolgente condensato di energia e vocalità, una serie di brani che parlano di valori universali quali la bellezza, l’amore e la forza dello spirito umano; il tutto presentato con quella genuinità, levità e naturalezza tipiche, da sempre, delle genti di quel continente, ancora così misterioso ai più, che è l’Africa.
Il concerto “African Grace” ci accompagna per mano in un viaggio alla scoperta di colori e suoni originali, e lo fa attraverso una successione di canzoni, tratte sia dal repertorio tradizionale africano, che da quello contemporaneo, tutte quante eseguite con grande energia e perfetta sincronia tra gesti e vocalità, accompagnate come sono, ora dai tradizionali balli sfrenati che seguono i ritmi tribali, ora da session di foot stomping. Si passa da pezzi famosi a livello internazionale come “Bridge Over Troubled Water” e “Many Rivers To Cross”, per arrivare fino al classico “Pata Pata” di Miriam Makeba, non tralasciando una meravigliosa ed emozionante interpretazione di “Shosholosa”. In qualità di cantanti, percussionisti e ballerini, i componenti del Soweto Gospel Choir ci hanno proposto la forza delle ritmiche africane mescolate con quei canti (gospel, spiritual) che, nati tra i neri americani e basati su una formula di “chiamata e risposta”, sono la base da cui parte il jazz e non solo. Tutto questo, comunque, senza dimenticare quell’allegria e quella vitalità che è parsa evidente in occasione degli ultimi Mondiali di Calcio giocati in Sud Africa nel 2010. Vedere questi artisti dal vivo significa, in un certo senso, riscoprire quella spiritualità (ed anche un legame più intimo con il pianeta che ci ospita) che noi uomini del duemila sembriamo aver dimenticato! Il finale caldo e coinvolgente, con il pubblico in piedi a ballare e cantare sulle note di “Pata Pata” e “Oh Happy Day”, è la fotografia più bella di una splendida serata che ci lascia un ricordo emozionante ed intenso di un mondo che sembra tanto lontano, mentre in realtà è dentro di noi. Se solo provassimo a scavare un po’…
I due scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna