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Spacciatori di ripresa

Creato il 06 febbraio 2015 da Albertocapece

imagesCi risiamo. Come ad ogni inizio di anno vengono fornite le cifre dell’immancabile ripresa e sebbene questa volta si arrivi con un po’ di ritardo a causa dell’innestarsi di diverse turbolenze, la filosofia di fondo è sempre la stessa, quella cioè di un sostanziale inganno dell’opinione pubblica affinché appoggi i massacri sociali nella speranza che tutto migliori e torni come prima.

Il gioco è facile perché i  numeri sono ben custoditi dai sacerdoti della statistica, in moltissimi casi sono solo stimati o a campione, perché il Pil è una misura onnicomprensiva e ormai anacronistica che diventa inutilizzabile per comprendere se una crescita è effettiva o soltanto sulla carta oppure riguarda solo un ristrettissimo ceto di ricchi. Per non parlare dei dati sulla disoccupazione che sono volutamente artefatti escludendo dal computo chi non è più iscritto alle liste per il lavoro, così che per esempio dalle statistiche Usa vengono esclusi quasi 30 milioni di disoccupati e vengono invece inseriti a forza nel bel mezzo del sogno americano quelli che lavorano un’ora a settimana. Il che spiega come i confortevoli dati coesistano con una bassa domanda.

Ma non voglio dilungarmi sui criteri ideologici che vengono applicati alla scienza statistica i cui risultati vengono poi gestiti in modo spregiudicato e mediatico dal potere, perché la pappardella sarebbe troppo lunga, mi focalizzerò solo su una cifra e su un ragionamento assurdo e grottesco che ci sono stati ammanniti nelle ultime 48 ore. La prima cifra è lo 0,6% di crescita del Pil che ci dovrebbe essere grazie alla diminuzione del prezzo del petrolio, il calo dell’euro del 25% ( visto come una manna, salvo poi stracciarsi le vesti se si ipotizza che una eventuale divisa nazionale potrebbe portare a una svalutazione del 20%), la manovra di Draghi. E’ un miscuglio di inganni e di autoinganni perché la manovra della Bce è già stata scontata dai mercati, il nostro export è per quasi l’80% nella zona euro e quindi non beneficia significativamente della debolezza della moneta comune e il risparmio sull’energia ha effetti molto modesti quando c’è stagnazione di domanda.

Tuttavia anche quello 0,6%  ammesso che venga raggiunto è solo un ballon d’essai: com’è noto dal primo settembre dell’anno scorso sono entrati in vigore nuovi criteri per il calcolo del Pil ( che ora comprende anche criminalità e prostituzione, “investimenti” militari insieme a moltissime altre misure) che secondo gli stessi propalatori di false speranze avrebbe dovuto portare a un aumento del Pil  dell’ 1% abbondante su base annua, solo grazie all’apporto di attività già presenti da sempre. Nel 2014 abbiamo potuto usufruire di questo aiutino per soli quattro mesi, ma nel 2015 i nuovi standard avranno  vita piena: dunque dovrebbero portare a una crescita nominale complessiva pari ai 2/3 (due terzi) dell’ 1% percento. Cioè a un aumento di circa lo 0,6%. Che magnifica coincidenza. Quindi anche se questo si dovesse verificare, il Pil reale sarebbe intorno allo 0 secco e ogni riduzione di questa straordinaria ripresa prevista non costituirebbe in realtà che un ulteriore calo del prodotto interno lordo.

Ma non si tarpano così le speranze nemmeno ai cavalli e perciò la Confcommercio si spinge a fornirci un ragionamento da universo parallelo: folgorata dall’apparizione di Santo Scontrino Addolorato, ancora ignara di essere la prossima vittima del liberismo finanziario, dice che quest’anno ci sarà la ripresa perché il crollo dei consumi sta rallentando. Come se frenando l’auto non solo si fermasse, ma tornasse indietro o il paracadutista che rallenta la sua caduta dopo l’apertura dell’ “ombrello” di tela potesse per questo tornare sull’aereo invece di scendere a terra. E’ ovvio che diradandosi i consumi superflui rimangano quelli che è più difficile comprimere e a cui è più difficile rinunciare. E del resto questo è un andamento comune anche del mondo fisico: discese o ascese sono generalmente più rapide nel loro stadio iniziale rispetto a quelli successivi.

La ripresa è una questione di fede, divenuta ormai indispensabile all’Europa delle troike e delle fumisterie finanziarie: le salmerie seguono.


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