Con gli Space Siren è stato subito amore: un sound novantiano diretto, catchy il giusto e senza fronzoli, che ti va su con la stessa facilità della maglietta che usi per girare per casa. Non credo che in molti conoscano il chitarrista e produttore olandese Corno Zwetsloot, nonostante uno dei suoi vecchi gruppi abbia portato un nome italiano (Zoppo) e abbia pubblicato un disco dal titolo Chi Pratica Lo Impare A Zoppicare! (sic). Per questo ho scelto qualche giorno fa di dare più spazio alla sua band così potente e – pur avendo compreso che era stato malato – non avrei mai creduto di leggere le risposte qua sotto, che mostrano come avere una passione forte ti permetta di affrontare ogni disgrazia guardandola negli occhi. Grazie Corno, per avermi insegnato qualcosa di così importante.
Corno e Ineke avevano suonato in band come Seesaw e Zoppo, Gwendolien ha il suo gruppo. Cosa vi ha convinto a iniziare questa nuova avventura? E quest’avventura è o tenta di essere diversa dalle altre?
Corno Zwetsloot (chitarra): Io e Ineke avevamo lasciato perdere Seesaw e Zoppo un po’ di tempo prima di partire con gli Space Siren, perché queste band non avevano più canzoni nuove. Fare solo concerti senza avere cose nuove non è molto entusiasmante, quindi io e Ineke decidemmo di registrare un sette pollici come biglietto di auguri per la nascita di nostra figlia (si tratta di Lullaby / Verschwende Deine Jugend, ndr). Questo succedeva circa nove anni fa e a occuparsene fu la Transformed Dreams, che era l’etichetta di Zoppo e Seesaw. All’epoca non volevamo fondare una nuova band. Però, dopo un po’ di tempo, nonostante fossi occupato col mio studio (Next To Jaap Studio, ne parleremo fra un po’, ndr), avevo un po’ di pezzi nuovi e così abbiamo deciso di invitare qualcuno che conoscevamo per registrarle: si trattava del nostro vecchio bassista Aico e di un’altra cantante. Le cose andavano così bene che dopo un anno avevamo un album pronto, ma questa cantante decise di smettere, quindi dovemmo ricominciare. A quel punto chiamai Gwendolien, perché pensavo fosse l’unica con la voce adatta al nostro sound e poi perché suonava anche la chitarra. Le disse di sì e così ricominciammo ancora, pubblicando quasi subito un doppio sette pollici (This Radar / (Wrong) / We Have Met The Daylight Before / The Next Room), poi fu a volta del nostro primo album, Mr. Wagner. Please Give Us A Call. Un po’ prima di questo, avevamo ache pubblicato uno split con gli Sugarettes (una indie band di Eindhoven, ndr). Ed eravamo così ispirati che proseguimmo col secondo disco (If You Scream Like That, Your Monkey Won’t Come). Se non mi fossi ammalato, lo avremmo pubblicato prima, ma hanno scoperto che ho il cancro, quindi sono rimasto in ospedale a lungo per la chemio e una serie di operazioni. Lo abbiamo pubblicato sapendo che sarebbe stato l’ultimo, non per mancanza d’ispirazione, ma perché non mi rimane molto da vivere. Quindi la risposta alla tua domanda è che ogni gruppo è diverso e io non posso che aiutare suonando e scrivendo canzoni.
La gente mette l’etichetta “noise rock” su tante cose diverse: Keiji Haino, Unsane, Sonic Youth, My Bloody Valentine, Noxagt… è una scatola molto grande, ciononostante con voi i miei primi tre pensieri sono stati: “mi piace”, “anni Novanta” e “noise rock”. Vorrei soprattutto sapere com’erano i vostri Novanta da ascoltatori.
Noi siamo molto influenzati dagli anni Novanta. Altre grosse influenze sono state i Liars, Broadcast, Hood, Woen, Nick Drake, Caribou, King Ayisoba… quindi ok i Novanta, ma anche il prima e il dopo.
L’album è breve. “All killer, no filler”, direbbe qualcuno. Certi capolavori (dai Beatles ai Pixies) sono brevi, ma oggidì la gente sembra scordarsi che non è obbligatorio per legge riempire tutto lo spazio di un cd. È una mossa voluta, la vostra?
Sì, lo è. Ci annoiamo presto, quindi siamo tutti fan di album corti. Devi essere certo che il tuo album valga l’ascolto per tutta la sua durata. Ho imparato dalla mia attività di produttore che le band vogliono usare tutto quello che hanno registrato, invece la mia opinione è che tu dovresti voler fare un disco costantemente buono. Abbiamo preso i Beatles e i Sonic Youth (i primi dischi) come buoni esempi. Meglio dover rimettere qualche volta in più un disco e solo dopo fermarsi perché si è stufi. In più la nostra musica è molto intensa, quindi…
Specie “Evidence Collection Guidelines” (che di fatto apre l’album, ndr) mi mette subito dell’umore giusto. Che mi puoi raccontare di questo pezzo?
Credo che per noi sia come per tutte le altre canzoni. È stata registrata nella stessa sessione di “If Clouds Were Clouds” (nel disco è la traccia successiva, ndr). Abbiamo cercato di spremere fuori il meglio da ogni pezzo e questo sembrava necessitare di un po’ di suoni atmosferici. Per noi si tratta principalmente di ascoltare le canzoni e capire se abbiamo sentito quello che avremmo voluto sentire e non fermarci finché non succede, sia per quanto riguarda il sound, sia per quanto riguarda la voce. Registriamo e mixiamo in analogico, coì tutte le canzoni che senti vengono registrate in presa diretta e poi noi lavoriamo sugli overdub. Può portare via tempo, ma è così che funziona meglio per noi. Tutte le aggiunte e gli arrangiamenti sono miei e di Gwendolien. Ineke e Aico non interferiscono. Non credo nella democrazia quando si parla di processo di registrazione, la maggior parte delle volte ne esce qualcosa frutto di troppi compromessi.
Tutti noi vogliamo sapere perché – se urliamo così – la nostra scimmia non verrà.
Il titolo è una mia citazione errata di King Ayisoba (un chitarrista ghanese del ’75, tra l’altro con un nuovo disco in uscita quest’anno, ndr). Ero andato a vedere un suo concerto e ho creduto che lui abbia detto a uno dei suoi musicisti quella frase (if you scream like that, your monkey won’t come), intendendo che nel suo mondo (“frafra” in Ghana), se non ci provi davvero abbastanza, il tuo talismano o il tuo protettore non ti aiuteranno, quindi devi dare tutto quello che hai. Il giorno dopo, però, Ayisoba venne nel mio studio e gli chiesi di quella frase, ma lui non capiva di che stessi parlando. Ormai però per noi era il titolo del nuovo album, insomma… meglio dare tutto quel che hai!
Sei il proprietario del Next To Jaap Studio nella città di Voorhout e leggo che sei specializzato in “alternative guitar music”. La gente ti contatta in cerca di un sound particolare?
Sì, ho il mio sound caratteristico e riconoscibile. Dev’essere anche perché sono uno dei pochi che registra su nastro due pollici, quindi totalmente analogico, ma credo soprattutto sia una questione di sound e modo di lavorare.
Non conoscevo Subroutine Records e Katzwijm. Sembrano supportare anzitutto indie band olandesi. Che mi puoi raccontare dell’underground olandese? Conosco solo alcuni gruppi di metal estremo molto buoni…
Domanda difficile. Secondo me c’è davvero poco underground qui. La gente in Olanda non prende la musica molto seriamente. Per la maggior parte delle persone qui la musica è qualcosa tipo un hobby e non ci si investe troppo tempo. È più qualcosa di sociale, come un club. Alla Subroutine, invece, prendono sul serio la musica, quindi siamo molto felici di stare con loro. Katzwijm è un’etichetta che ho fondato qualche anno fa perché non riuscivo a trovarne una adatta per fare le mie cose: stiamo per pubblicare The Wohl Ensemble proprio adesso e stiamo producendo la nostra birra Katzwijm! Di metal non so nulla.
Sono stato qualche volta al Roadburn e all’Incubate di Tilburg. Hanno anche il Neurotic Deathfest. Uno dei nostri ha una ban (Lay Llamas) e ha suonato all’Eindhoven Psych Festival. È o non è una situazione da sogno la vostra? Tanti buoni festival in un Paese piccolo con una ferrovia efficiente?
Sì, è vero. L’Olanda è molto organizzata ed efficiente. Non sono sicuro che sia una situazione da sogno…
Il 19 di agosto avete aperto per Thurston Moore. Com’è andata? Piani per altri live?
Lo show con Thurston Moore è andato molto bene. Strapieno. Sold out. Avevamo già suonato con lui al festival degli Ex. È stato bello vederlo di nuovo e ovviamente è stato molto speciale aprire per il suo gruppo, composto da persone che hanno suonato con gli Sonic Youth e con i My Bloody Valentine. Il 23 eravamo a Rotterdam, il 24 a Londra, il 25 a Brighton. Abbiamo pianificato ancora qualche concerto olandese, ma non so come vanno le cose con la mia salute. È davvero strano sapere che ogni show potrebbe essere l’ultimo. È un po’ una fine triste per quest’intervista, ma sono estremamente felice di aver incontrato i miei compagni di band e che abbiamo realizzato musiche così incredibili insieme.
Keep on rocking in the free world!!!
Share on Tumblremailprint