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Space Station 76 – Jack Plotnick

Creato il 06 ottobre 2015 da Maxscorda @MaxScorda

6 ottobre 2015 Lascia un commento

Space Station 76
Stazione spaziale 76, avamposto molto tranquillo, forse troppo.
Zona di passaggio per carriere al rallentatore, ci sono i tecnici e le loro famiglie, vita da quartiere borghese e imborghesito, storie di nevrosi, tradimenti e strisciante cattiveria da vicinato ipocrita ma in tutto questo la nuova arrivata Liv Tyler ha ancora i suoi sogni e la sua innocenza.
Non sara’ facile per lei avere a che fare con un comandante frustrato-pederasta, una madre schizzata e l’immancabile nevrotica so-tutto-io. L’avvicinarsi di un asteroide vagante segnera’ il loro destino.
La trama sembra banale e poco fantascientifica anzi non sembra, lo e’. Volutamente.
Plotnik dirige un film del 2014 con testo, stile, tecnica del 1976 ed e’ esilarante. L’inizio del film e’ spiazzante, gli effetti speciali superano di gran lunga ogni incubo da low budget, ci si prepara a noia e banalita’ ma quando il capitano, udite udite, si accende una sigaretta mentre tutt’attorno lampeggiano luci e lucette con tanti bottoni e non un monitor a pagarlo, ci si rende conto di essere davanti ad un prodotto, molto molto interessante.
Qualcosa del genere l’ha tentato Tarantino con  "Jackie Brown" e Wes Anderson con "Le avventure acquatiche di Steve Zissou", limitandosi pero’ a trasportare gli odori e i sapori di decenni passati ai giorni nostri. Plotnik invece rimane sul pezzo, concedendo poco o nulla alla modernita’, giusto l’uso della computergrafica, volutamente scadentissima, al posto degli effetti speciali di plastica e cartone che comunque non mancano. Non si tratta pero’ solo di luci e lucette. E’ il resuscitare l’idea che un pezzo di platica con due appendici e due lampadine lampeggianti passi per essere senziente o i grandi distributori col cibo disegnato su pannelli retroilluminati.
Non mancano i pantaloni a zampa d’elefante, i maglioni a collo alto, la tappezzeria marroncina ondulante e gli ologrammi prismatici ma a farla da padrone sono gli uomini che ricordi nei telefilm di "Chips" o indifferentemente nei film porno e le donne pettinate come Farrah Fawcett o Joan Baez, apripista delle decerebrate clintoniane odierne, schizzate e nevrotiche, sempre pronte a prende in mano qualunque bandiera gli si imponga e non solo quella. Poi sigarette, yorkshire congelati, criceti antropofagi e l’omosessualita’ che ancora suscita disgusto e riprovevole vergogna.
Molto, molto brava la Tyler, anch’essa relegata al ruolo da brava ragazza di quel tempo ma ancora di piu’ il capitano Patrick Wilson, esilarante nelle manie e nella disperazione falsamente contenuto. Rivedo con piacere Jerry O’Connell, attore da telefilm che meriterebbe qualche comparsata in piu’ sul grande schermo.
Insomma, il film e’ divertentissimo, ben realizzato, zeppo di citazioni ma inevitabilmente e’ stato stroncato e lo capisco perche’ ad un venti-trentenne puo’ solo apparire come una tragica e insensata buffonata, noiosa e senza spina dorsale. Percio’ per goderselo e’ necessario avere qualche anno di troppo o una predilezione per il cinema fantascientifico di quegli anni. Meglio entrambe le cose.

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