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Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Creato il 21 ottobre 2014 da Bluesmusic
Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Recensione apparsa su L'Arena scritta da Beppe Montresor

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Recensione apparsa sul Buscadero scritta da Bruno Conti

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)
Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Recensione apparsa sul sito www.jamonline.it scritta da Roberto Caselli

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)
L'aspetto elettrico è la dimensione dominante del disco e fa da volano per tutti i pezzi che vanno dalla rivisitazione del classico stile Chicago al rock blues.
Discograficamente parlando Fabrizio Poggi compie la maggiore età. Questo Spaghetti Juke Joint è infatti il suo diciottesimo album, un lavoro naturalmente orientato verso il blues, il genere che l'ha ormai reso noto oltre che a casa nostra, anche oltre oceano. Appena tornato da una serie di concerti che l'hanno visto protagonista nella mitica Big House della Allman Brothers Band, Fabrizio sforna questo bel lavoro che lo vede come sempre in primo piano con la sua armonica, capace di rinverdire vecchi fasti grazie anche alla nuova formazione che prevede Enrico Polverari alla chitarra, Tino Cappelletti al basso e Gino Carravieri alla batteria. Per la verità Poggi non si risparmia niente e presenta come ospiti anche delle vere e proprie star come Sonny Landreth che fa meraviglie in King Bee, nonché Ronnie Earl e Bob Margolin che dicono la loro rispettivamente in The blues Is Alright e Mojo.
Non mancano neanche gli amici di casa nostra come Sara Cappelletti che regala la sua voce in Nobody e Claudio Bazzarri sempre molto reattivo in I Want My Baby. Il disco si snoda in modo eterogeneo, cominciando con Bye Bye Bird del vecchio Rice Miller che parte come uno zydeco d'atmosfera per poi lasciare spazio alla chitarra elettrica che si prende la scena in modo eccellente.
L'aspetto elettrico diventa presto la dimensione dominante del disco, l'energia che si sprigiona è contagiosa e fa da volano per tutti i pezzi che vanno dalla rivisitazione del classico stile Chicago a un rock blues di grande impatto. Anche il traditional Nobody deve adeguarsi al trend lasciando grande spazio all'armonica di Fabrizio e alla bella voce di Sara che spinge verso il soul. Molti i blues famosi ripresi (Rock Me Baby, Baby Please Don't Go, The Blues Is Alright), ma interessanti anche i brani che portano la firma dello stesso Poggi (I Want My Baby, Davil At The Crossroad e Mojo). Piacevole la cover di Tom Waits, Way Down In The Hole.

Recensione apparsa su Discoclub: passione musica scritta da Bruno Conti

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Ma Quindi Abbiamo "Inventato" Anche Il Blues?
Fabrizio Poggi & Chicken Mambo - Spaghetti Juke Joint - Appaloosa/IRD

Ormai avevamo dato per superato l'assunto secondo il quale i bianchi non potevano suonare il blues, poi avevamo anche messo da parte i pregiudizi verso i non americani, sdoganando di volta in volta, inglesi, francesi, olandesi, tedeschi, e chi volete voi, poi i musicisti africani, tra i progenitori del genere, persino noi latini abbiamo dato dei sostanziosi contributi alla causa. E ora, nelle colte note di questo Spaghetti Juke Joint, Fabrizio Poggi spariglia tutte queste certezze acquisite, con un breve saggio contenuto nel libretto del CD: una "storia vera" intitolata Gli Italiani che inventarono il Blues! Ma come, io sapevo che eravamo un popolo di Santi, Poeti e Navigatori, al limite cuochi e pizzaioli, ma addirittura Inventori del Blues! Per l'opera lirica, ok, quello è comprovato, ma il Blues non viene dalle piantagioni di cotone del Delta del Mississippi? E secondo voi dove si trovavano, verso la fine del 1800, questi italiani che inventarono il Blues?
Se volete sapere il seguito, vi comprate il CD, così finite di leggere la storia che ci racconta questo grande musicista, anche divulgatore e autore di libri sull'argomento, nonché musicista verace della bassa Lombardia, in quel di Voghera. Fabrizio Poggi è uno dei più prolifici nel campo, in Italia, questo è il 18° album, il precedente Juba Dance, pubblicato a nome Guy Davis, ma con la fattiva presenza delle armoniche del nostro è stato nominato ai Blues Music Awards del 2014, come miglior disco acustico. Senza stare a raccontarvi tutta la sua storia, che è lunga, comunque https://www.youtube.com/watch?v=gZiD-VCGgaA , in circa 30 anni, Fabrizio ha registrato anche parecchi dischi negli Stati Uniti, oltre a suonarvi con una certa regolarità, e in conseguenza di ciò ha stretto molte amicizie con musicisti di valore che si muovono intorno a questa area geografica e musicale. Alcuni appaiono pure in questo nuovo disco, che è un album di blues elettrico, con band al seguito, i Chicken Mambo, versione 2014, ovvero Tino Cappelletti al basso, Enrico Polverari alla chitarra e Gino Carravieri alla batteria, oltre allo stesso Fabrizio Poggi, armonica e voce, e al membro onorario, Claudio Noseda, tastiere e fisa.
Se volete saperlo subito, così mi levo il pensiero, il disco è molto bello, e mi ricorda assai, nel suono e nell'attitudine, alcune delle grandi band bianche che hanno fatto la storia del blues, quelle guidate da un cantante/armonicista: bravi, i Bluesbreakers di Mayall o la Butterfield Blues Band, per citarne un paio delle più "scarse", proprio quel tipo di suono, classici del blues, e qualche brano originale, suonati con grande passione e vigore, l'armonica ma anche le chitarre molto presenti, con arrangiamenti vivaci e pimpanti che suonano molto meglio di gran parte di quello che viene spacciato per blues oggi,e qui sto già parlando del disco. Prendete l'iniziale Bye Bye Bird di Sonny Boy Williamson (II, mi raccomando), testo minimale, praticamente Bye Bye Bird ripetuto dodici volte e e I'm Gone, tre volte, reiterato ed essenziale come deve essere il blues, ovviamente se Fabrizio soffia nella sua Hohner con vibrante passione (come direbbe Napolitano), la chitarra di Polverari si lancia in vorticosi soli, ben sostenuto dalla ritmica e dall'organo, ben delineati nel suono. E che dire di uno dei maestri riconosciuti della slide moderna come Sonny Landreth, che aggiunge le acrobazie del suo strumento, sfidando il wah-wah di Polverari in una vorticosa King Bee, e pure Ronnie Earl ci mette del suo, con chirurgica precisione, in The Blues Is Alright, uno shuffle dal repertorio di Little Milton, con testo potenziato da Fabrizio Poggi, che poi firma Devil At Tbe Cross Road, dove il "vero" Ronnie Earl mi sembra uno straripante Polverari, solista veramente travolgente in un omaggio al puro Chicago Blues, dove anche l'armonica di Poggi è perfetta.
Mistery Train, con la sua andatura inconfondibile è un altro classico immancabile, ben sostenuto, come in altri brani, anche dalla vocalità di Sara Cappelletti (un cognome che mi dice qualcosa). Way Down In The Hole, di un bluesman inconsueto, tale Tom Waits, propone interessanti variazioni al menu, mentre Checkin' Up On My Baby, anche se è sempre di Williamson, ricorda molto Mastro Muddy e One Kind Favor, altro vecchio blues, aggiornato da Guy Davis, ci permette di gustare sempre con piacere il dualismo chitarra/armonica che domina tutto l'abum; Mojo, variazione di Poggi sul tema classico, ci permette di apprezzare la slide di Bob Margolin, altro virtuoso dell'attrezzo, che poi lascia spazio nuovamente a Polverari e al basso di Cappelletti. La signora Cappelletti duetta con Fabrizio, che prima si "sfoga" all'armonica in Nobody, che poi sarebbe Nobody's Fault But Mine, mentre Claudio Bazzari presta la sua slide per una galoppante I Want My Baby, finale con Baby Please Don't Go, mentre prima non manca anche una gaglarda Rock Me Baby. Ottimo blues "italiano", come dice il buon Fabrizio, "se non vi piace il blues, avete un buco nell'anima"!

Dal sito www.caru.com

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Era da un pò di tempo, a parte il disco con Guy Davis, che Poggi non faceva un album di questo valore. Attorniato dai Chicken Mambo, ma anche da Ronnie Earl, Sonny Landreth, Bob Margolin oltre a Sara Cappelletti, Claudio Noseda e Claudio Bazzarri, Poggi mette a punto 13 brani da ricordare. Tra i quali citiamo una bella versione di Baby Please Don't Go quindi Mojo, Rock Me Baby, Devil at The Cross Road, Mistery Train etc. Digipack edition.

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Dal magazine IRD NEWS

Recensione apparsa su Miapavia scritta da Furio Sollazzi

Spaghetti Juke Joint (cd 2014)

Per parlare di Fabrizio Poggi mi occorrerebbero cinque o sei articoli (come minimo) a causa delle mille iniziative, concerti, dischi, libri, premi ricevuti, riconoscimenti internazionali etc...
Questo Spaghetti Juke Joint è il suo diciottesimo album e segue il precedente Juba Dance, pubblicato a nome Guy Davis, ma prodotto e interamente suonato da Poggi, che è stato nominato ai Blues Music Awards del 2014, come miglior disco acustico, segnando così la "prima volta" di un artista italiano in quel contesto.
Conosco e seguo Fabrizio da più di 25 anni e non mi sono stupito più di tanto quando, ascoltando il disco, mi sono subito accorto che è una sorta di "ritorno alle origini"; abbandonate le atmosfere quasi mistiche degli ultimi lavori, in cui la ricerca delle origini del Blues (quasi una "missione") l'aveva spinto fin dentro il lato religioso delle radici musicali, Fabrizio è tornato al Blues elettrico che caratterizzava la prima formazione dei Chicken Mambo e si diverte un mondo a farlo.
Appena tornato da una serie di concerti che l'hanno visto protagonista nella mitica Big House della Allman Brothers Band, Fabrizio sforna questo nuovo lavoro che lo vede protagonista con la sua armonica (e la voce) insieme alla nuova formazione che vede Enrico Polverari alla chitarra, Tino Cappelletti al basso e Gino Carravieri alla batteria. Per non parlare degli ospiti italiani (Sara Cappelletti in Nobody e Claudio Bazzarri in I Want My Baby) e vere e proprie star come Sonny Landreth (il suo assolo in King Bee basterebbe a giustificare l'acquisto del disco), Ronnie Earl e Bob Margolin rispettivamente in The blues Is Alright e Mojo.
Molti i blues famosi ripresi (Rock Me Baby, Baby Please Don't Go, The Blues Is Alright), ma anche i brani che portano la firma dello stesso Poggi (I Want My Baby, Devil At The Crossroad e Mojo) e la cover di Tom Waits, Way Down In The Hole.
...Fabrizio si esplicita in un breve saggio introduttivo contenuto nell'album, dal titolo "Spaghetti Juke Joint: Gli Italiani che inventarono il Blues!" in cui si adombra il sospetto, l'ipotesi che gli emigranti italiani che vennero chiamati a sostituire gli schiavi liberati nelle piantagioni di cotone (e come -e con- i neri trattati nuovamente come schiavi) possano, nella disperata vita in comune, aver partecipato alla nascita di questo genere musicale!
E perché no? Al mondo gli italiani hanno inventato e scoperto quasi tutto, perché non il Blues?
Bravo Fabrizio!

"Highway 61″ radio show of Radio Voce Spazio, Alessandria, Italy di Massimo Ferro

Il disco è, come sempre eccellente: Fabrizio è riuscito ancora una volta a
sorprendermi con un album di solido e vigoroso blues (con qualche tocco di
sano rock).

Playlist of "Highway 61″ radio show of Radio Voce Spazio, Alessandria, Italy - 5/11/2014

1. Fabrizio Poggi & Chicken Mambo - Spaghetti Juke Joint (Appaloosa)
2. Ramon Goose - Blues And Spirituals (Acoustic Music)
3. Brad Colerick - Tucson (Back 9)
4. The Ballroom Band - Shokebuk Sessions (BB)
5. Karin Wright - You Got The Silver (Ghost Town)
6. Andy Schneider - Epic Fail (Andy Schneider Entertainment)
7. John Fullbright - Songs (Blue Dirt)
8. Pauline Andrès - All Them Ghosts (Pauline Andrès)
9. Kenny Butterill - Troubadour Tales (No Bull Songs)
10. Fo' Reel - Heavey Water (Fo' Reel)
11. Dr. John - Ske-Dat-De-Dat: The Spirit Of Sutch (Concord)
12. Chris Jones & The Night Drivers - Live At The Old Store (GSM)
13. Paul Daugherty - River Pearl (Bake It Black)
14. Eddie Seville - Ragged Hearts (Eddie Seville)


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