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Spaghetti Story

Creato il 16 dicembre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Anno: 2013

Nazionalità: Italia

Durata: 82′

Genere: Commedia

Distribuzione: Distribuzione Indipendente

Regia: Ciro De Caro

Data di uscita: 19 Dicembre 2013

Valerio è un mediocre attore che si arrangia con impieghi part-time nell’attesa di poter vivere del proprio lavoro. Il suo caro amico Scheggia abita ancora con la nonna e fa il pusher. Serena è una studentessa che vorrebbe costruire una famiglia con Valerio. Giovanna lavora come massoterapista, ma sogna di diventare chef di cucina cinese. Quattro giovani adulti dei nostri giorni che non sembrano avere le idee troppo chiare su chi sono e cosa vogliono e che di fatto restano ingabbiati nei propri schemi mentali. Ognuno giudica l’altro, ed è cieco di fronte alle proprie esigenze e potenzialità. Quando la giovane prostituta cinese Mei Mei entra a far parte delle loro vite, tutto cambia rapidamente…

Ciro De Caro esordisce col suo primo lungometraggio. Spaghetti Story è un film totalmente indipendente, in cui De Caro ha voluto raccontare la sua generazione, troppo spesso dimenticata dalle commedie giovanili che vanno per la maggiore, fatta eccezione per il bellissimo Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì, fin troppo snobbato dalla solita saccente critica di settore. Spaghetti Story è una opera low budget, anzi, sarebbe più corretto dire no budget, come ha affermato lo stesso regista alla anteprima italiana di pochi giorni fa, tenutasi presso la Casa del Cinema di Roma.

Una pellicola che entra nelle vite dei giovani di oggi e ne fa un ritratto onesto, veritiero, ironico, a tratti persino emozionante. È una opera molto semplice, anzi quasi scarna, girata con l’attrezzatura che poteva entrare nel bagagliaio di un’auto, con una unica ottica (un 50 mm), in soli undici giorni. L’uso quasi esclusivo di un singolo campo, della macchina a mano, la relativa scelta di pochissimi primi piani e di molti tagli interni, con una fotografia non all’altezza, dovuta però alle bassissime risorse economiche a disposizione; tutti questi limiti nella realizzazione del film ben rappresentano le difficoltà che il cinema indipendente deve affrontare ogni giorno nel nostro Paese. Il titolo, non a caso, fa intelligentemente riferimento a un modo tutto italiano di fare le cose: “spaghetti”, ovvero semplice, economico, spesso addirittura povero, ma non per questo privo di creatività, ingegno e passione. Il film si può tranquillamente incasellare nell’ambito delle commedie generazionali off, con un cast di attori professionisti, ma non ancora famosi e spesso alla prima o seconda apparizione cinematografica. Da segnalare che il film è stato selezionato per rappresentare l’Italia al Festival Internazionale del Film di Mosca, dove ha riscosso applausi e sorrisi e il sold out, con circa duemila spettatori.

Ancora una volta il nostro cinema inquadra una generazione alla deriva, quella degli over-30. Tuttavia, in questa occasione lo fa con una vitalità e poesia che vanno apprezzate. L’opera di De Caro ricorda in più occasioni proprio lo stile narrativo di Virzì, il quale ama descrivere lo squallore umano della nostra società, senza però farci mai mancare un sorriso.

Il giovane autore romano mostra inoltre qualche spunto interessante nella regia, malgrado i limiti tecnici a cui abbiamo prima accennato. Egli “risolve” infatti tutta la sua storia attraverso i dialoghi, non evitando però alcuni cliché sui giovani romani di oggi e anche i vari riferimenti alla presenza dei cinesi in Italia sono resi in modo abbastanza banale, benché il tema sia assolutamente attuale. Ciononostante, a lui va il merito di aver confezionato una pellicola leggera, ma non sciocca, anzi decisamente onesta nell’affrontare l’argomento che tratta.

Spaghetti Story ci presenta una storia con una sua intima tenerezza, allegra e mai patetica, malgrado i drammi dei suoi protagonisti. Certo non si tratta, come abbiamo potuto capire, di un film di grande livello, ma potrebbe essere perfetto da vedere in compagnia, ad esempio durante una proiezione pomeridiana, poiché trattasi di una pellicola decisamente solare. Inoltre, potrebbe forse suscitare un utile dibattito tra gli amici che lo vanno a vedere, visto che le vicende di almeno uno dei suoi protagonisti probabilmente ci riguardano tutti, o quasi, da vicino. In questo De Caro si dimostra degno continuatore della immensa tradizione della Commedia all’Italiana, la quale si basa su pochi, essenziali concetti: intrattenere, divertire, stigmatizzare i mali della società tramite il sorriso e non il pianto.

Riccardo Rosati


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