Nel 2008-2009 si assisteva ad una diminuzione, con 110 mila gravidanze interrotte volontariamente, dati alla mano del Ministero della Sanità spagnolo, le 2010 sono state 113 mila. Il 60% delle donne erano single ed avevano meno di 29 anni; il 46% non ha mai avuto un figlio. Ancora una volta, dalle false assicurazioni dei promotori socialisti che sostenevano la necessità di un aborto più facile, meno restrittivo e meno burocratico, ai fatti che purtroppo attestano un’altra realtà. Gli aborti aumentano, attestando così un fallimento della riforma che li aveva “liberalizzati”.
Su El Pais appare un’altra statistica su “la vendita della pillola del giorno dopo”, che da quanto riportato è aumentata dell’83% nel 2010. Ciò è avvenuto poiché il farmaco si può liberamente acquistare nelle farmacie e sono pochi coloro che si rivolgono agli ospedali o consultori. Doppio fallimento.
Ma nonostante tutto, con l’arrivo al governo del Pp qualcuno spera che le cose possano cambiare. Ad esempio nelle comunità delle Baleari sono stati recentemente eliminati dal bilancio 2012 i 540 mila euro (pubblici!) destinati a finanziare gli aborti nelle cliniche private. In sintesi si può affermare che una politica di liberalizzazione applicata a temi (così delicati) spesso provoca un risultato opposto, creando una mentalità cosiddetta “aperta” che produce nelle persone un meccanismo di accettazione. Una tematica così profonda diventa un bene di consumo e a sua volta prodotto di business (cliniche private), mettendo da parte la vita rimossa: dimenticata dallo Stato e dai genitori.
Domenico Campo