La svolta autoritaria della Spagna fa riflettere sull’ipocrisia della classe politica europea, pronta a difendere i diritti umani a parole davanti alle telecamere, mentre in Parlamento spinge a colpi di maggioranza leggi repressive come la Riforma del Codice Penale, la Legge di Sicurezza Cittadina, o la Legge Antiterrorismo. Sembra ormai lontana l’immagine dei leader europei manifestando a Parigi per la libertà d’espressione, ma forse la sentivamo già distante mentre li guardavamo in diretta sui nostri televisori.
Il nuovo Codice Penale stabilisce che la resistenza passiva è un “attentato contro l’autorità”
Poche ore fa il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato la Riforma del Codice Penale, con i soli voti del Partito Popolare che è al governo del paese con la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. A febbraio verrà presentata al Senato e per marzo/aprile dovrebbe essere legge.
Ho già criticato alcuni aspetti della riforma in un articolo per Valigia Blu, ma penso che meglio di me parlino gli oltre 60 cattedratici spagnoli di Diritto Penale che accusano il PP di calpestare la dignità umana e di voler mettere il bavaglio alle centinaia di proteste cittadine che si susseguono ogni giorno. O gli allarmi lanciati negli ultimi mesi da Amnesty International, l’ultimo di poche ore fa, sul pericolo che corrono alcuni diritti fondamentali come quello d’espressione, di manifestazione, o di asilo politico.
Più repressione e più corruzione, il leitmotiv del nuovo Codice Penale
La riforma si caratterizza per l’inasprimento di tutte le pene, tranne quelle relative ai reati di corruzione politica che, anzi, vengono ridotte (con un sospiro di sollievo del PP, coinvolto nel Caso Gurtel, il maxi processo per corruzione che occupa le prime pagine di tutti i giornali).
Una delle novità più importanti per la giurisprudenza spagnola è senza dubbio l’introduzione del carcere a vita, chiamato “prisión permanente revisable”, che prevede un secondo esame del caso dopo i primi 25-35 anni di carcere, per stabilire se il condannato verrà reinserito o meno nella società. Secondo alcuni costituzionalisti questa norma entrerebbe in conflitto con l’articolo 25 della Costituzione, che esige che le pene privative della libertà siano orientate alla rieducazione e al rinserimento sociale.
Vengono poi introdotti tutta una serie di emendamenti che servono a reprimere ancor di più il dissenso dei cittadini. Per esempio, nella nuova legge le guardie private sono equiparate a tutti gli effetti alle forze di polizia, quindi è probabile che fra un anno le imprese si muniscano di “vigilantes” per manganellare i lavoratori che protestano.
E bisognerà stare molto attenti durante una manifestazione pacifica, perché con la nuova legge la resistenza passiva sarà punita alla pari della resistenza attiva e violenta. Se vi buttate a terra rifiutando di muovervi, mentre la polizia vi spacca la faccia a calci, sappiate che state compiendo un crimine.
“Sicurezza Cittadina” e “Antiterrorismo”, il trionfo del bispensiero orwelliano
Il governo vorrebbe equiparare una manifestazione pacifica contro gli sfratti (“escraces”) a “atto terroristico”
A fare compagnia al nuovo Codice Penale, sempre tra marzo e aprile, il Senato approverà definitivamente la Legge di Sicurezza Cittadina, un pacchetto di emendamenti orwelliani (a partire dal nome) soprannominato in Spagna Ley Mordaza (legge bavaglio), che permetterà alla Polizia di procedere per via amministrativa, senza bisogno della sentenza di un tribunale, contro i manifestanti che commettano questi illeciti, con multe che vanno dai 300 ai 600.000 euro. Una volta approvata sarà la legge anti-protesta più repressiva d’Europa.
Parallelamente a tutto questo, PP e PSOE hanno annunciato la creazione di una Legge Antiterrorismo condivisa, di cui finora abbiamo letto solo le terrificanti proposte del governo. Che più che combattere il terrorismo sembra intenzionato a limitare (ulteriormente) la libertà d’espressione e di manifestazione, equiparando alcune manifestazioni pacifiche contro gli sfratti ad atti di terrorismo, per esempio
Il partito di Mariano Rajoy gode della maggioranza assoluta in entrambe le camere, quindi per legiferare in Parlamento è sufficiente il solo voto dei propri deputati. Prendendo in prestito un termine coniato dal Premio Nobel Vargas Llosa 25 anni fa (riferendosi al Messico), possiamo affermare che il Partito Popolare in Spagna ha creato una “dittatura perfetta”. Un modello a cui probabilmente ambiscono molti altri governi europei.
di Marco Nurra