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Sparare ai pesci in un barile

Creato il 03 marzo 2015 da Massimo Citi

Sparare ai pesci in un barile

Mi ha dato non poco da pensare lo sfogo di Paolo Cavazza apparso qualche giorno fa sulla sua pagina di FB. In breve il testo affermava:

[...] Anche le anticipazioni che ho pubblicato di un mio racconto in preparazione [...] non erano intese ad elemosinare dei "mi piace", ma a suscitare discussioni che in qualche caso si sono accese e sono diventate estremamente interessanti, come quella sui personaggi e sul loro rapporto con la storia e la trama [...] [Ma] certi giorni (e certe notti) trovo onestamente difficile ignorare diplomaticamente certe cose che trovo sulla mia pagina FB. Ma certo è un mio problema personale.

U n problema personale? Onestamente non lo credo.

Sono seguiti commenti vari, tra i quali il mio:

Sono presente su FB perché non posso farne a meno, ecco la semplice verità. È vero che a certe persone posso rimanere vicino soltanto così e un passaggio ogni tanto non fa male. Ma non ho molta simpatia per uno strumento come FB - non parliamo poi di t weet - e lo uso per rendere noto a chi vuole rimanere in contatto con me che altrove - sul mio blog, su Alia evolution o su LN - può avere mie nuove. Ma con FB non crei rapporti umani, al massimo mantieni quelli che hai e avevi.

Non troppo esaltante, me ne rendo conto. Molto meglio il commento di Consolata:

Anch'io trovo difficile certe volte tapparmi la bocca e la tastiera di fronte a certi post. Però mi sforzo, proprio come nella vita in cui ho faticosamente imparato che non tutte le mie opinioni sono indispensabili né significative. Secondo me su fb la tattica che aiuta a non incazzarsi è l'indifferenza: le persone si rivelano tantissimo anche con una riga, si impara più o meno che cosa ci si può aspettare dall'una o dall'altra, se qualcuno proprio non lo reggi scegli di non vedere i suoi post, o fai scivolare l'occhio senza leggere e vai a quello dopo.

O quello dell'ottima Chiara Negrini:

Cavazza, fregatene e posta quello che credi. Il profilo è tuo, e sul proprio profilo ognuno ci mette quello che vuole. Ti va di metterci le anteprime dei tuoi racconti? Lo fai. E che cristo, non è possibile che la gente non abbia ancora imparato a farsi una pentolata di cazzi propri. Scusa il francese, ma ci vuole. [...] Sfancula senza pietà.

Sparare ai pesci in un barile

Il problema appare qui dividersi in diversi problemi di ordine essenziale:

1) Un autore può pubblicare un proprio testo in formazione su FB senza rischiare di averne commenti poco gradevoli e anche, nella migliore delle ipotesi, assolutamente inutili?

2) Un minimo di netiquette - termine attualmente poco usato, il che è a suo modo indicativo - non dovrebbe prevedere un educato silenzio di fronte a esperimenti letterari di dubbio valore? [*]

3) Kikkazzo autorizza quattro imbecilli a cianciare di cose delle quali non capiscono il più classico dei kz?[**]

4) Perché gli idioti sembrano aumentare a ogni giro dell'orologio?

Sparare ai pesci in un barile

I punti 3 e 4 sono dovuti alla mia età, abbiate pazienza. Non ho ancora una panchina in casa per deprecare comodamente seduto e affiancato da tre o quattro piccioni cittadini ma mi sto organizzando. Non credo sinceramente che i cretini stiano aumentando ma soltanto che anche i cretini abbiano un accesso a internet e soprattutto un po' di spazio su fb dove poter colpire a man salva, più o meno come un tempo, da ragazzini, si facevano telefonate kazzute alle casalinghe notificando loro la prossima consegna di lavatrici o di televisioni e ridacchiando pensando alla loro delusione, beati e beoti. Esiste un'età nella quale si è fondamentalmente stupidi, età che ultimamente sembra essersi allungata, ma si tratta di un'inevitabile conseguenza della maggiore durata della vita.

Aggiungo che personalmente, per abitudine di autore, non pubblico nemmeno sul blog accenni se non molto vaghi a ciò che sto scrivendo, essenzialmente perché ho il timore di "far uscire i personaggi dalla storia" non abbastanza corazzati contro l'incredulità del mondo e donando loro un'indipendenza che rischia di essere "esterna" al prosieguo della vicenda. Un mio testo scritto ha regole non scritte molto severe che non riesco a ignorare. Con tutto ciò immagino che per altri le regole possano essere profondamente diverse e che il rapporto dei personaggi con la realtà fattuale possa essere importante.

Per farla breve, non esistono due modi assolutamente identici di cucinare un uovo al tegamino.

Sul punto 1 necessariamente mi scandalizzo.

Scrivere vuol dire esporsi, dichiarare, candidarsi a rappresentare - brevemente, parzialmente - la percezione della realtà in un momento dato. Sono ammissibili le critiche, anche aspre, anche severe, persino ingiuste o gratuite (purché comunque fondate)[***] ma non i fischi e le pernacchie. E non è questione di essere "buoni dentro" ma semplicemente di evitare commenti fuori contesto, come fischiare un calciatore allo stadio perché incapace di danzare o di cantare.

La netiquette sembra passata di moda e probabilmente su fb lo è, ma comporta il semplice civismo di ignorare quelli che si ritengono tentativi fallimentari di presentarsi come artisti.

Questa è una regola che dovrebbe valere per tutti. Su fb siamo in molti a presentarci virtualmente in mutande e non è carino girare con una mazza da baseball da schiantare sulle pudenda di quelli che espongono i propri tentativi. Tanto più che in genere ciò che si riesce a esporre su fb sono al massimo venti righe, tanta buona volontà e una generosa dose di narcisismo. Ed è proprio il narcisismo - che non è più un vero difetto ma ormai una prerogativa comune a tutti o quasi - a essere colpito con maggior gusto dai moderni moralisti on line. "Sapeste com'è simpatico il mio dolcissimo Rorò", annuncia la lieta fanciullina o "Venite a vedere com'è potente il mio Toro Skatenato", scrive il giovin dabbene e l'anonimo moralista on line chiosa rabbioso: "Ci fai defecare dal disgusto, farlocco, te e le tue marionette da straccione".

Siate sinceri, voi come ci restereste?

Tutto questo bel discorso (o bel pippone, come direbbe mia figlia) solo per dire che il buon Cavazza (e chiunque altro) ha tutto il diritto di sparare i suoi Rorò o i suoi Tori Skatenati - così come le sue Grushenka e i suoi Achab - senza dover chiedere il permesso a nessuno e che se qualcuno gode intensamente a colpirlo alle pudende sia un gentiluomo, lo schivi, lo cancelli e lo ignori. Gli unici commenti ai quali si dovrebbe rispondere sono scritti in buon italiano, privi di turpiloquio e senza modi da Rodomonte.[****]

Credo sia l'unico modo per sopravvivere alla dura legge del web.

Sparare ai pesci in un barile

[*] Ovviamente non mi riferisco ai testi di Cavazza nè ad altri non citati ma mi limito ad affermare un principio generale.

[**] E questa non è una novità: di qualunque cosa parliate salta sempre sù il classico imbecille a sparare un commento fuori luogo, fuori contesto, fuori logica. In questi casi essere danteschi: "perdona loro perché..."

[***] Ovviamente in questo caso si parla un po' alla membro di segugio, dal momento che giudicare un testo in base a poche frasi è appannaggio di lettori attentissimi o raffinati editor. Si può sempre scrivere: "Hai scritto "scivolò sul bagnasciuga", io avrei scritto "scivolò sulla battigia" per evitare insieme l'assonanza e l'errore concettuale", ma temo che su fb non sia possibile entrare davvero nel merito.

[****] Per colpire duro non è necessario il turpiloquio. Anzi...


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