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Sparatoria a Palazzo Chigi. Il pentito Bonaventura: c’è la mano dell’ndrangheta. Ecco perchè

Creato il 02 maggio 2013 da Yellowflate @yellowflate

BonaventuraL’attentato a Palazzo Chigi continua a far parlare di sé. E se fosse proprio questo uno degli scopi degli attentatori?

Il Primo Maggio a quanto pare in alcune città italiani sono apparsi striscioni in solidarietà al gesto di Preiti.

Intanto dopo l’interrogatorio,  Luigi Preiti resta in carcere, fermo convalidato l’uomo si trova in stato d’arresto.

L’interrogatorio a quanto si apprende è durato ben 4 ore, e Preiti avrebbe sostenuto di volersi suicidare in hotel sabato notte, poi però avrebbe desistito e, riporta la Repubblica, “ha desistito pensando che sarebbe stato interpretato come uno dei tanti suicidi legati alla crisi”.

Ancora valide dunque le accuse di tentato omicidio per 3 uomini dell’arma, per detenzione illegale di arma clandestina e ricettazione.

Sulla vicenda abbiamo nuovamente sentito Luigi Bonaventura, ex boss crotonese, oggi collaboratore di giustizia con diverse procure italiane e non solo.

Le parole di Bonaventura rilasciateci in precedenza, a confronto con il resoconto televisivo della sparatoria sembravano delle fotografie: Preiti è in ottima posizione da tiratore, mira i suoi bersagli, ovvero Giangrande e Negri, Carabinieri, uomini dello Stato.

Gambe larghe, braccio teso, quasi un record: con sette colpi, su 4 carabinieri presenti ne ha colpiti 3 andando 4 volte a bersaglio. Bonaventura osserva “Un vero record soprattutto se si pensa che quel modello di pistola, una Beretta 7,65 non ha affatto una certa gettata e quindi non è precisissima. Preiti non stava sparando a bottiglie o barili. Impressionante la preparazione di quest’uomo! Se la uniamo al look, la borsa, la camminata, la posizione di tiro, i dubbi che quest’uomo abbia molto da nascondere, o chi per esso, si affievoliscono”

Non solo, ci sono altre stranezze, il telefonino intestato al migrante, perchè?

Come ci fa notare l’ex boss “in genere per rendersi invisibili e comunicare meglio non si usano mai sim o cellulari intestati a sé stessi”, ci sarebbe anche lo strano mistero della punta di trapano che alcuni sostengano potesse essere usata per cancellare la matricola della pistola ma su questo Bonaventura ci spiega che “la punta, senza il trapano non cancella proprio nulla”, potrebbe essere depistaggio? Perchè era nella borsa di Preiti c’era quella punta? A cosa serviva veramente? Probabilmente a nulla, chissà potrebbe essere una dimenticanza in una borsa usata per lavoro o potrebbe essere stata messa lì per far credere qualcosa, depistare appunto.

Dalle cronache apprendiamo che comunque Luigi Preiti, ex imprenditore calabrese non è una persona “normale”: possiede una pistola illegalmente, ha il vizio del gioco,e, come riportano le cronache, fa uso di cocaina.

Anche l’uso di stupefacenti si potrebbe inserire in un quadro ipotetico che avvicinerebbe il Presti al mondo del crimine organizzato, spesso infatti chi gioca d’azzardo assume anche stupefacenti, due dipendenze che ben vengono coltivate dal crimine organizzato.

“Senza fare due più due, a chi ci si rivolge per rifornirsi di armi e droga e altra domanda: essendo in Calabria,a chi possono appartenere i rifornitori, le sue conoscenze?!?. “, così ci dice l’ex boss, la risposta da qualsiasi lato la si possa leggere porta sempre e comunque alla criminalità.

Bonaventura poi dice “ Tutti dicono che sia uno squattrinato ma, Torniamo ai conti, oltre quelli che abbiamo già fatto l’altro volta, a questo punto lievitano: pistola, viaggio,alimentazione, abiti eleganti, albergo ,cocaina. Emerge ancora veramente la figura dello squattrinato,  disperato, squilibrato……come molti vogliono fare credere? “ “Perchè vogliono farci credere che questo uomo sia una vittima della crisi?” Le motivazioni possono essere tante, troppe forse, e ci potrebbe essere anche qui l’intento di voler allontanare ogni sospetto.

 ”L’ho fatto perché non potevo mantenere mio figlio” sostiene Preti, ma Bonaventura dice “Forse avrà preso qualche buon soldino e tanti anche, magari altri vantaggi, per ciò che ha fatto. Contrariamente con questo drammatico gesto non ha certo salvato quel ragazzino ma lo ha rovinato del tutto.”

Altro interrogativo altro messaggio che si affaccia. Preiti ha lasciato la sua macchina a Gioia Tauro e non a Rosarno. Perché? Come mai questa scelta? Le ipotesi possono essere tante, potrebbe essere, spiega Bonaventura che dietro non ci siano solo le cosche di Rosarno ma ci potrebbe essere tutto il mandamento della Piana o  Tirrenico quindi anche la mamma!”

Certo si tratta sempre di ipotesi ma dette da un pentito che in passato è stato boss probabilmente assumono un altro significato.

Probabilmente, l’auto a Gioia Tauro è un ulteriore messaggio, “forse Preiti sapeva che non avrebbe fatto più ritorno e forse con questo ci fa capire che dietro alla sua sciagurata azione ci potrebbero essere organizzazioni criminali che agiscono in Calabria e non solo. E comunque se voleva o no colpire i politici il messaggio che doveva passare lo ha fatto passare lo ha fatto arrivare! “volevo colpire i politici=colpiremo voi politici “”

Con questo lungi da noi voler creare un mostro e tanto meno accomunare tutti i calabresi come affiliati all’ndrine o al crimine organizzato, ma una cosa è certa: in Calabria, come in tutto il Paese, termini quali “pistola abrasa,” “gioco d’azzardo”, “cocaina” portano comunque ad avvicinare chiunque al mondo della criminalità sia essa micro o macro.

Cosa c’è dietro l’attentato?

C’è l’ombra dell’ndrangheta? Il crimine organizzato? Qualcuno ha anche detto che ci potrebbero essere i servizi segreti deviati. E’ possibile? E se ancora una volta massoneria, servizi deviati e criminalità organizzata si fossero uniti per colpire la Politica?

E se le cosche o comunque associazioni a delinquere di qualsiasi stampo avessero deciso di cavalcare l’onda del malcontento politico, sociale ed economico per cercare di trovare un altro spazio di azione?

Tanti sono gli interrogativi a cui è necessario cercare di dare una risposta. Ne parleremo ancora con Luigi Bonaventura che continua a sottolinearci: “in Calabria c’è ed è nata tanta gente che non ha nulla a che fare con nessun crimine organizzato, io e la mia famiglia, da quanto ho scelto di dissociarmi dall’ndrine, siamo orgogliosi di essere calabresi, si,” continua” La Calabria non è solo la terra del crimine organizzato ma qui c’è tanta parte buona del nostro Paese, magistrati, poliziotti, imprenditori, gente di valore”.

Ipotesi senz’altro quelle presentate in questo post, parole, termini e ipotesi che non vogliono nè intralciare l’inchiesta tanto meno significare che l’attentatore di palazzo Chigi fosse affiliato ad associazioni criminali di stampo mafioso. 

Sparatoria a Palazzo Chigi. Il pentito Bonaventura: c’è la mano dell’ndrangheta. Ecco perchè

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