spari tra le montagne...
Creato il 23 settembre 2014 da Omar
A volte basta una leggerezza, un piccolo errore fatale, per ficcarsi in una spirale di eventi tragici capace di trascinarci sempre più a fondo, anche oltre il limite del dovuto. È su questo genere di considerazioni che i fratelli Coen hanno elaborato molti dei loro più riusciti noir ed è sulla medesima prospettiva che si sviluppa anche A Single Shot (2014), nuova opera del regista David M. Rosenthal che per l’occasione si è basato sull’omonimo libro di Matthew F. Jones.Un cacciatore di frodo - moderatamente redneck - spara per errore ad una ragazza. Preso dal panico decide di occultarne il cadavere, ma nel farlo diventa troppo curioso e, scoperto il rifugio cadente in cui la donna si era accasata, sottrae una cospicua somma di denaro nascosto in un contenitore. L'uomo non è propriamente una cima, e senza troppi scrupoli comincia a spendere per farsi bello agli occhi della ex-compagna attirandosi in un fiat la curiosità della comunità montanara in cui vive (British Columbia, nel Canada più remoto). Ci vuole allora poco affinché un brutto ceffo, originario detentore del gruzzolo cui la donna ormai cadavere lo aveva privato, si metta sulle sue tracce dando il via ad una delle più classiche situazioni di gatto con il topo.A Single Shot ha dalla sua - giusto per rimanere in sintonia col titolo - un paio di buone cartucce. La prima, sparata sin dalla sequenza d'apertura (e presente solidamente sino ai titoli di coda) è sicuramente Sam Rockwell, un attore poliedrico e dotato, capace di dare credibilità assoluta tanto a performance drammatiche quanto a interpretazioni più puramente action. È uno di quegli attori dalla faccia giusta e l'istinto ferino, in grado di caricarsi sulle spalle un intero film impedendo la rottura degli argini del flusso narrativo. La seconda cartuccia nel caricatore dell'opera risiede invece nell'indubbia capacità del regista di lavorare sulle atmosfere: un po’ come accadeva con Un gelido inverno, lo spettatore è immediatamente catapultato in un micromondo inospitale dove la durezza numinosa della natura sembra aver forgiato le esistenze degli umani che lo popolano. Spersi tra i monti alberati dell'estremo nord del continente americano, gli uomini di questa vicenda si trascinano lungo strade fangose e livide con l'aria di relitti privi di speranza, intrappolati entro destini privi di qualsiasi sbocco.
Purtroppo, e pesa parecchio sul giudizio finale, a questa efficace rappresentazione complessiva fa da puntello una pletora di personaggini davvero troppo macchiettistici per risultare credibili (c’è il cattivone che fa minacce al telefono, l'ambizioso in attesa dell'occasione che lo farà svoltare, la moglie egoista che preme per il divorzio e via così passando in rassegna tutto il «compendio del bravo noir di provincia»). La storia s'immette entro direttive che puzzano di déjà-vu fin dall'assaggio e questa sensazione tende a rinsaldarsi durante l'intero corso della pellicola, quasi autocompiaciuta di avere eseguito bene il proprio compitino, sprecando di fatto un cast ricco che, oltre a Rockwell, vede sfruttata malamente gente come Jeffrey Wright, William H. Macy, Kelly Reilly e Jason Isaacs. Peccato!
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