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La trama (con parole mie): Spartacus e gli schiavi liberatisi dal giogo di Roma marciano nelle campagne alla ricerca di una via che possa condurli lontani dalla Repubblica, mietendo vittime su vittime ed aumentando le proprie fila con ogni uomo, donna o bambino senza più un dominus cui fare riferimento per la vita o per la morte.La loro cavalcata li porta a Sinuessa, città portuale che potrebbe fornire ai ribelli una via di fuga ed un rifugio per l'inverno incombente: il senato romano, nel frattempo, assegna il compito di porre fine alla lotta ingaggiata dal valoroso trace a Crasso, ricchissimo condottiero pronto a scendere in campo per mettersi alla prova e guadagnare ulteriore potere, supportato dal giovane rampollo Tiberio e da Giulio Cesare.Spartacus, conquistata Sinuessa ed affidatosi ai pirati cilici per abbandonare l'Italia, dovrà rivedere la sua strategia quando Crasso minerà dall'interno i suoi piani, e considerare l'idea di affrontare in campo aperto l'esercito numericamente superiore dei suoi nemici in modo da garantire la fuga attraverso le montagne di almeno una parte del suo seguito.
Avrei potuto scrivere tante cose, a proposito di Spartacus e della sua splendida, commovente, potentissima ultima stagione.A cominciare dal fatto che resta un'impresa non da poco rendere avvincente ed appassionante una vicenda che tutti gli spettatori sapevano già come si sarebbe conclusa.Perchè la rivolta di Spartacus, avvenuta attorno al settanta avanti cristo, fu soggiogata nel sangue dall'esercito romano guidato da Crasso a seguito di una serie sorprendente di vittorie ottenute dagli schiavi, e per quanto il corpo del suo condottiero, un trace che rifiutò il suo destino di gladiatore, non fu mai ritrovato, fu resa esempio e trasformata in monito lungo la Via Appia, luogo che ospitò la crocefissione di tutti i ribelli catturati dall'esercito della Repubblica.Avrei potuto scrivere che tutti, dalla produzione, agli attori, agli sceneggiatori, hanno sputato sangue per trasformare quello che io stesso ritenevo, inizialmente, un prodotto baracconistico e di grana grossa in una delle più importanti serie televisive degli ultimi anni, e che episodi come Decimation - il quarto - e i due conclusivi entrano di diritto a far parte del meglio che il piccolo schermo abbia offerto da sempre.Avrei potuto scrivere della conferma di personaggi letteralmente perfetti come Gannicus - che tra alcool, donne ed un debito verso il fu Oenomaus, è stato il più fordiano tra i ribelli -, Crixus - un lottatore dall'inizio alla fine, gladiatore per indole, e non certo per schiavitù -, gli stessi Crasso - un nemico finalmente all'altezza dell'importanza della rivolta guidata da Spartacus - e Cesare - un predatore, nel bene o nel male, che definisce le doti di quello che necessitano politica e conquista e pone le basi, chissà, per rendere possibile uno spin off della serie -, o raccontare dell'emozione che il crescendo delle vicende ha materializzato in un commiato dal pubblico clamoroso come questo sono riusciti a trasmettermi, lasciandomi di fronte all'ultimo episodio con le lacrime agli occhi.Ma preferisco scrivere di una cosa che mi riguarda personalmente, come spesso accade quando opere di fiction come film o serie toccano corde che normalmente tengo ben lontane da qualsiasi plettro o canzone per evitare di apparire troppo fragile o semplicemente troppo vivo per il mondo: l'azienda in cui lavoro si avvicina inesorabilmente alla chiusura, e nonostante la stessa, nel corso di questi ultimi anni, non sia riuscita a darmi le soddisfazioni che avrei voluto mi desse e non mi rappresenti davvero nel profondo - anzi, quasi per nulla, a dire il vero -, è stata comunque una parte importante della mia vita. Neppure un mese fa sono stato contattato per un colloquio che mi avrebbe portato ad un lavoro decisamente differente da quello che faccio, in qualche modo più prestigioso e remunerativo - se così possiamo definire, comunque, una professione da comuni mortali, e non qualcosa che permetta di fare i soldi veri rimanendo a pancia all'aria -, che ha condotto ad un secondo, quindi ad un terzo.Di fronte ho avuto la scelta legata da un lato al rischio di una mobilità che precede la disoccupazione - ammesso che, nel frattempo, non si riesca a trovare un lavoro di qualsiasi genere - e dall'altro alla possibilità di cambiare, affrontare un approccio nuovo e differente, e mettere sul piatto un'eventuale domani che ad avere il doppio - se non di più - di quello che ho avuto in questi anni.Tempo contro soldi, in qualche modo.Ci ho pensato per giorni, cercando di capire quale sarebbe stata la scelta migliore possibile non solo per me, ma per la mia Famiglia, per il futuro e chissà per quante altre cose.In alcuni momenti pensavo di essere certo di una scelta, per poi ritrovarmi a sostenere le ragioni del contrario.Ci è voluto Spartacus, per farmi capire quale strada prendere.Spartacus che, di fronte ad un destino ormai ovvio, e al riconoscimento del suo valore da parte di Crasso, che afferma "E' un peccato che tu non sia nato Romano: perchè in quel caso ti avrei avuto al mio fianco", risponde "E' una fortuna che non sia stato così".Nel corso delle nostre vite, ci muoviamo legandoci a compromessi che quotidianamente accettiamo per poter definire il nostro status di "animali sociali", ed è giusto, in qualche modo, che le cose vadano così: eppure c'è qualcosa che non possiamo, non dobbiamo mai dimenticare.Esistono Libertà più profonde ed intime che non possiamo lasciare taciute.Anche quando sono cose di ben poco conto rispetto alla schiavitù per affrancarsi dalla quale uomini e donne diedero fieramente la vita sacrificandosi lottando contro un mostro di dimensioni titaniche più di duemila anni fa.Sempre Spartacus afferma: "Il passato non può essere cambiato, ed il futuro è incerto: non resta che vivere nel presente, e lottare per quello che siamo".Guardare l'ultimo episodio di questa serie mi ha convinto a rifiutare un lavoro che avrebbe significato sicurezza, ma anche abbandonare quella parte di me che ogni giorno spinge affinchè questo corpo si muova usando le mani, la pancia e il cuore.In fondo, fin da quando sono nato, ho sempre saputo da quale parte della barricata sarei stato: e onestamente, da un certo punto di vista mi dispiace di essere nato in un'epoca che preveda che tutti si sia un pò addomesticati, perchè avrei dato volentieri il mio sangue per gridare in faccia a tutti i Romani della Storia che ci sono cose di ogni Uomo che non possono essere toccate. Mai.Avrei dato volentieri il mio sangue - e lo darò ogni giorno - perchè mio figlio potesse guardare qualcuno dritto negli occhi senza pensare che il potere o il denaro possano fare davvero la differenza.Avrei dato volentieri il mio sangue - e lo darei anche adesso - per chi amo, e per la mia Famiglia.Per un Fratello.Gannicus, Crixus, Agron, Spartacus.Andy Whitfield. Che forse era da questa parte della barricata anche lui, che ha dovuto pagare al Destino una fortuna che non gli era stata promessa.Avrei dato volentieri il mio sangue per assistere alla vittoria che ha visto un Impero sprofondare nella polvere ed il ricordo di un trace nato sulla sabbia dell'arena vivere ancora oggi, anche in queste righe.Non posso farlo solo perchè ormai siamo troppo addomesticati, e dare battaglia significa soltanto rifiutare un lavoro che ci snatura e stringere la cinghia per arrivare a fine mese.Ma non per questo ho intenzione di abbassare la testa e dare credito a chi pensa di essere migliore di qualcun'altro soltanto per denaro, posizione o diritto di nascita.E se un giorno dovessi ammazzare, o morire perchè questo possa essere ricordato, ben venga.In punto di morte, Spartacus pensa a quando, finalmente, potrà udire di nuovo quello che è il suo vero nome per bocca della moglie cui andrà a ricongiungersi.Io non lo so se dopo, per lui, effettivamente ci sarà stato qualcosa. O se ci sarà per noi.So che Spartacus è stato un Uomo, con tutti i difetti e le cadute del caso.Un Uomo dalla mia parte della barricata.Che ha vinto, a modo suo.Sono felice di non essere nato Romano.E di conoscere il vero nome di questo indomito combattente. Di questo Fratello.E' il mio. Quello di mia moglie. Di mio figlio. Di mio fratello. E sì, anche del Cannibale.Dei miei genitori, dei miei colleghi, di chi affronta il Potere con la forza della sua voce.Siamo tutti qui.Grazie, Spartacus.
MrFord
"Freedom, give it to me
That's what I want now
Freedom, that's what I need now
Freedom to live
Freedom, so I can give."Jimi Hendrix - "Freedom" -
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