di Valerio Fabbri
La storia dei fratelli Starostin – Aleksandr, Andrej, Pëtr e Nikolaj, nati fra il 1902 e il 1909 – è anche quella dello Spartak Mosca, squadra di calcio russa nata nelle strade del quartiere Krasnaja Presnja della capitale e celebrata anche dal poeta Vladimir Majakovskij. Perché l’epopea di questi fratelli riassume, per certi versi, la vicenda di un’ideologia, quella sovietica, e della sua dissoluzione.
È Nikolaj Starostin che decide di creare una polisportiva in grado di competere con il CSKA (dell’Armata Rossa) o la Dinamo (del commissariato degli interni/KGB). Nel 1935 – fondato nel 1922 come Krasnaja Presnja – nasce il club professionistico di calcio Spartak Mosca, dal nome del celebre Spartaco che guidò un’epica rivolta degli schiavi contro Roma. A suo modo, anche lo Spartak è espressione di una rivolta, essendo l’unica squadra sovietica nata per iniziativa di un gruppo di amici e non come emanazione delle potenti polisportive militari.La classe operaia si identifica a tal punto nella squadra di calcio che, nel 1936, la Piazza Rossa diventa teatro di una partita dimostrativa fra la prima e la seconda squadra dei biancorossi davanti a Stalin in persona. Nemmeno la Dinamo aveva mai ottenuto tanto. Il passo è breve affinché lo Spartak Mosca finisca per rappresentare la squadra proletaria per eccellenza, nella quale si identificano i russi e non solo. Un perfetto modello sovietico, in teoria. Un pericoloso precedente “borghese”, in pratica. È l’inizio della fine.
Lavrentij Berija, capo dei servizi di sicurezza dal 1938, responsabile delle repressioni staliniane, appassionato di calcio e presidente della Dinamo, fa arrestare e condannare a 10 anni di lavori forzati i fratelli Starostin, colpevoli del proprio successo e rei di avere troppe volte sconfitto la sua Dinamo in campionato. Tutti e quattro i fratelli vivranno una seconda vita, ma chi rimarrà legato al club è Nikolaj, responsabile tecnico del club fino alla morte nel 1992. Lo Spartak ha continuato a far bene anche senza di lui, anche se la sua morte ha segnato la fine di un pezzo di storia del calcio russo, ora dominato da squadre nuove – Zenit San Pietroburgo, Anzhi Makhachkala, Rubin Kazan, per citarne alcune – spirito del tempo moderno.