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Spazio, cresce l’Italia ma rallenta ExoMars

Creato il 19 gennaio 2016 da Media Inaf

Molte notizie buone e una meno sono emerse dalla presentazione alla stampa delle attività dell’ESA per il 2016. Partiamo da quelle buone: in generale, la relazione del nuovo direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, il tedesco Johann-Dietrich Woerner, è costellata di segni ‘più’. E il più significativo fra tutti arriva dall’Italia: +55%, infatti, è l’incremento della quota con la quale il nostro paese contribuisce ai programmi dell’agenzia, per un totale di 512 milioni di euro. Una cifra che rafforza la nostra posizione di terzo finanziatore (13.4%) per la parte spettante ai paesi membri, dietro a Germania (873 milioni, 24.6% del totale) e Francia (845 milioni, 23.4%).

Questo incremento significativo, riferisce il sito dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), si deve in gran parte al progetto per il lanciatore VEGA C, di cui l’Italia è capocommessa attraverso la ELV – joint venture tra la AVIO di Colleferro (70%) e la stessa ASI (30%). «L’impegno italiano nello spazio è sempre più importante e si pone come elemento trainante per ottenere un ritorno non solo per le imprese coinvolte direttamente nel settore ma per tutta l’economia del nostro paese», ha detto il presidente dell’ASI, Roberto Battiston. «Le risorse che l’Italia mette nell’ESA rappresentano un capitale d’investimento nell’innovazione tecnologica e nei nuovi servizi per i cittadini che la new Space Economy sta sviluppando».

Segno più per l’Italia, dunque, ma segno più in generale per l’intera agenzia europea, che vede il proprio budget in crescita del 18.4%, per un totale di 5.25 miliardi di euro, grazie anche al contributo significativo della Commissione Europea, che con 1.32 miliardi di euro si conferma il maggior finanziatore in assoluto.

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Quanto ai programmi (vedi immagine qui sopra), a beneficiare dell’incremento è anzitutto il settore dei lanciatori, che passa dai 608 milioni del 2015 a poco più di un miliardo di euro per l’anno in corso (20% del budget totale), mentre la fetta più consistente del budget (il 30.5%) rimane quella dedicata ai programmi di Osservazione della Terra.

Passando invece alle notizie meno buone, c’è la voce che riguarda il prolungamento della vita della Stazione Spaziale Internazionale (dal previsto termine del 2020 al 2024), con Francia e Germania che hanno chiesto una revisione del rapporto costi/benefici, e soprattutto le incertezze circa i finanziamenti per la seconda fase della missione ExoMars: il rover europeo che dovrebbe essere lanciato nel 2018 (la prima parte del programma, con il lancio di un orbiter e un lander, è in calendario per la primavera del 2016) e che potrebbe slittare al 2020 se non si trovano, appunto, i finanziamenti europei necessari.

Con quali conseguenze? «Da un punto di vista scientifico, l’effetto più rilevante riguarda i siti di atterraggio, che potrebbero cambiare», spiega a Media INAF Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice all’INAF IAPS di Roma e principal investigator di Ma_MISS, uno degli strumenti a bordo del rover di ExoMars. «Tali siti sono infatti stati scelti sulla base dell’interesse scientifico, ma anche della sicurezza in termini tecnici e “meteorologici”. Una diversa data di lancio implica un arrivo su Marte in una stagione differente rispetto a quella del lancio nel 2018. Ciò, però, non implica necessariamente un peggioramento delle condizioni ambientali: il gruppo di ExoMars 2018 ha già selezionato i siti di atterraggio sia nel caso di lancio nel 2018 che nel 2020, e in ambedue i casi sono siti di estremo interesse scientifico».

«Exomars è un punto di svolta per l’esplorazione europea dello spazio e non a caso è una missione dove l’Italia ha la premiership, in termini industriali, scientifici e finanziari. Se ci dovessero essere dei ritardi e dei problemi di finanziamento», osserva il presidente dell’ASI Battiston, «risulta prioritario capire il perché e come affrontare la situazione. Ricordo che le risorse che il governo italiano investe su Exomars, come su altri progetti, sono un capitale  investito con idee molto precise sul tipo di ritorno che il nostro Paese deve avere. Sarà uno dei temi principali al board dell’Agenzia Spaziale Europea».

Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf


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