So che è un controsenso scrivere qualcosa i privato su un blog, ma questo, prima di trasformarsi in qualcosa di più "adulto" è nato come spazio in cui parlare di me, quindi, solo per questa sera, assolverà alla sua originaria funzione.
Questo pomeriggio ho appreso la notizia della morte di un mio professore del liceo e la cosa mi ha lasciata letteralmente sconvolta. Non triste, nè sorpresa, proprio senza parole. Sono rimasta lì cinque minuti col telefono in mano a leggere e rileggere il messaggio inviatomi da una mia ex-compagna in cui mi si informava dell'accaduto.
Questo professore, ai tempi, non era fra i miei preferiti, lo devo ammettere. Ho molto litigato con lui, mi sono scontrata spesso con i suoi metodi e le sue convinzioni, ma una volta fuori dal liceo avevo iniziato a rivalutare ciò che in passato avevo fortemente criticato. Solo l'hanno scorso gli avevo chiesto aiuto per una tesina che dovevo scrivere per l'università e lui è stato davvero gentile con me e mi ha fornito tutto il supporto necessario.
Io penso che il professor Scimeca sia stato uno dei "detonatori" dei miei sedici anni, e per questo lo ricordo con questo grande affetto: è stato un periodo particolare quello, per me - come penso che i sedici anni lo siano un po' per tutti -, scoprivo tante cose nuove, ogni giorno, soprattutto su me stessa, su come vivevo, sulle cose che erano davvero importanti per me e lui allora era tutto il contrario di ciò a cui io aspiravo. Io parlavo di rivoluzioni e di libertà, mentre lui calcolava i voti al centesimo e ci insegnava a fare schemi e a nominalizzare le frasi. Io tutto questo non lo accettavo, e paradossalmente, proprio il suo essere così fortemente lontano da me - assieme a moltissimi altri fattori - mi ha spinto a lottare in direzione contraria, a dimostrare delle cose, a continuare per la mia strada.
Ecco, lui è un'altra delle tante persone che non sono più nella mia vita eppure l'hanno influenzata radicalmente.