Doisneau
Mi sono sempre nascosta, ho pensato di distrarti vestendo abiti che non mi appartenevano. Non questo vestito nero che stringe li mio corpo quasi a non farlo respirare, non questo filo di perle che simula il cappio alle parole che non riescono a venir fuori o i miei capelli che scimmiottano una medusa urticante quanto tutto ciò che scorrerebbe tra le fessure delle mie labbra serrate. Ho nascosto me stessa, nella ferma volontà di non renderti accessibili i miei pensieri. Un pensiero, tutto quello che mi resta, tutto quello che tu non avresti mai potuto mutare ché è facile svestire il corpo, ma l’anima no. L’amina resta fissa e muta, si mimetizza con il silenzio o lo sproloquio, solo per non farsi trovare. È il mio tesoro, quello a cui tu non potrai mai avere accesso, quello che brami senza saperlo, quello che ti illuderai di aver trovato nella mia risata brillante e sciocca. Rumore, tutto quello che ascolterai. Suono, tutto quello che non ti concederò. Ti sazierai di un’immagine vuota e sola, t’illuderai di riempirla con le tue carezze d’occasione, ti farò sentire il mio unico desiderio. Sono un’attrice, lo so da quando sono venuta al mondo, da quando la prima volta che un uomo ha cercato di prendermi gli occhi ha portato a casa solo uno sguardo studiato in pomeriggi interi trascorsi a provarlo allo specchio. Non si è accorto di niente, non si accorgerà mai di niente. Come te, che credi di spogliarmi con gli occhi e non fai che sfogliare una cipolla della sua pellicola senza mai arrivare al cuore, che ti stordisci del suo odore senza riconoscerla più. Un mare di cipolle fluttuanti che non ha più odore di mare. E io sono qui, mi nascondo ancora. Sfoglia dopo sfoglia sottile, mi rivesto. Odore dopo odore, ti stordisco. E non ci sono, mentre pensi di avermi trovata scivolo via, per non esserci quasi più.