“Nello specchio nero del tuo abisso/ nascondi inconfessabili segreti./ Non è la superficie lucente di un vetro/ che riflette la tua esistenza,/ ma il fondo oscuro di un lago segreto/ il cui fondale nessuno conosce/ e solo chi è disposto ad annegare in te può toccare…”. (Specchio nero)
È uscita il 9 novembre 2015, autopubblicata e disponibile in formato digitale su Amazon, la raccolta di poesie della giovane ligure Rosalba Vangelista. Avevo già conosciuto questa autrice tramite il suo romanzo noir “Le ossa del lago”, e ritrovarla in queste vesti mi ha stupito. Leggendo bene fra le righe, ho poi capito che anche in due generi letterari così differenti si possono nascondere tematiche comuni.
“Non chiamatemi poetessa” dice Rosalba, “chiamatemi esternatrice di tormenti, di colori scuri celati nel profondo dell’anima, in quel posto in cui nessuno vuole andare a cercare”.
Nonostante io abbia tradotto in prosa questi versi, ritengo che essi siano il fulcro del suo intento.
“Specchio nero” può essere definito come un breve viaggio – le poesie sono solo 17 – nella parte più oscura dell’anima, quella che inquieta, quella che tutti anelano a nascondere e alla quale nessuno brama, per viltà, di arrivare.
Si tratta dell’eterno dualismo dell’uomo e del suo esatto contrario: parti di uno stesso carattere che si annullano a vicenda, seppur convivendo e completandosi. È il discorso, sicuramente retorico, dell’alba che non può giungere senza che prima sia trascorsa la notte; così come l’arcobaleno non si forma senza tempesta. E allora è da ammirare il coraggio della poetessa, che mette a nudo la sua anima, condividendola col lettore. Si perde nei suoi pensieri più scomodi e reconditi, per uscirne rigenerata ed autentica. Ella si sforza di “soffiare via” quella cenere che soffoca la sua essenza, quella nebbia che nasconde la realtà ai suoi occhi, per iniziare a vedere nuovamente, oppure per la prima volta, non è questo il punto.
“Nulla è come appare/ celato dalla superficie delle cose./ Come la polvere/ che nasconde un fascino antico/ e che lenta si insinua nelle crepe dell’esistenza”. (Esistenza)
Perché è umano lasciarsi trascinare dall’apparenza, prendere l’“abbaglio”, ma la poetessa ammonisce, esortando ad andare oltre l’abitudine, di quel che sembra non solo vero, ma forse anche più sicuro.
Fino ad ora nessuno ha saputo cogliere questa voce, ed ella ha avvertito l’esigenza di uscire allo scoperto e gridare forte le sue ragioni.
Il tema del lago, di non lontana memoria, è presente come qualcosa che cela un segreto sul suo fondale, che solo chi è disposto a rischiare può giungere a scoprire.
C’è una coscienza “affilata”, propria dell’autrice, che si impone di scavare in profondità, mentre si evince un grande desiderio di essere incisiva e di colpire nel profondo, attraverso termini “duri”, quali “coltello”, “sangue”, “ferite non del tutto rimarginate”.
La dimensione dell’ignoto è contemplata laddove si riesca ad accettare il dolore, che sempre accompagna. È cosa solo per i coraggiosi, coloro disposti a “duellare” con la morte – peculiare è il fatto di sfidare il destino come fosse una “roulette russa”.
Ho trovato la prima parte più interessante, di spunti ed idee, rispetto alla seconda che invece mi è parsa più ricca di citazioni, con l’aggiunta di qualche luogo comune.
Al di là di tutto, ho apprezzato molto questa piccola raccolta di Rosalba Vangelista ed il suo stile diretto ed altamente introspettivo. È un bene che le giovani generazioni coltivino questo genere letterario così suggestivo, quale la poesia, forse non più bene collocabile nel panorama letterario e snobbato da case editrici e lettori.
Mettere i propri sentimenti nero su bianco, essendo consapevoli che qualcuno li leggerà, non è mai facile. Col tempo e con l’esperienza verrà tutto il resto, se l’autrice vorrà tenere in considerazione il mio modestissimo incentivo a perseverare. Perché trovo che il mondo, e scusate nuovamente la retorica, mai come in questo momento storico abbia bisogno di poesia e di bellezza.
Written by Cristina Biolcati