prendo posto in sala e di lì a poco mi raggiungono il buio la musica i titoli di testa e le prime immagini che rapiscono immediatamente l’attenzione del folto pubblico scaraventandolo nelle abitazioni dei protagonisti, il solito eccellente cast del regista Paolo Genovese, visi noti che ci fanno immediatamente sentire a casa, tra amici
le scene d’interni sono le mie preferite, da sempre, curioso tra gli scaffali, cerco spunti in cucina, adocchio un soprammobile originale, una ricetta nuova, la cena è quasi pronta, gli amici stanno per arrivare un complimento un rimprovero uno sguardo cupo una corsa in camera i bambini da sistemare le telefonate dell’ultimo minuto la figlia adolescente agghindata per la serata dall’amica, sarà veramente l’amica, dove starà andando è così giovane e fragile, la tensione è alta, il pubblico sospira pensando a questa età tanto difficile, forse ci sarà anche Gregorio
Gregorio
chi
come
dove
la mamma ha trovato nella borsa della figlia ciò che non doveva cercare, la figlia fa la sostenuta, la mamma trasale, si rabbuia e perde il controllo della situazione, il marito la tranquillizza con parole assennate che raggiungono i cuori di tutti noi, sbircio furtiva lo sguardo della mia vicina e leggo inciso in una pupilla il nome della sua amata figlioletta quindicenne, Matilde, cosa farebbe lei al posto di Kasia Smutniak, la lascerebbe uscire, le parlerebbe, la costringerebbe a casa o che altro, con i maschi è più semplice, allargo lo sguardo e le pupille intorno mostrano tutte i nomi delle loro figlie
ah quanti pensieri
Photo: courtesy of Medusa filmeccoli a destinazione, tre coppie, sei amici di vecchia data, su una splendida terrazza in attesa dell’eclissi lunare e dell’amico Beppe con Lucetta la nuova fidanzata, una delle tante dopo la separazione, si ride di gusto, ci affezioniamo alla combriccola e ci sta pure venendo fame
ci lasciamo la giornata alle spalle, in scena e in sala, finalmente pronti a gustarci una serata spensierata, un pettegolezzo affettuoso qua e là, quattro risate ed ecco arrivare Beppe, serafico, il viso rilassato, da solo, senza Lucetta, ha la febbre, non sta bene, ma nessuno gli crede è una scusa Lucetta non esiste se la sarà inventata, lo prendono in giro delusi, c’è qualcosa di sospettoso nell’aria
finalmente
la
cena
ha
inizio
quand’ecco che di lì a poco un gioco all’apparenza banale cambia le carte in tavola, tutti devono rispondere al telefono in vivavoce e leggere i messaggi che ricevono, un gioco crudele, i commensali e il pubblico attento ne sono consapevoli, sobbalzano sulle sedie e sulle poltrone, si innervosiscono, controllano il proprio cellulare, alcuni lo spengono, lo riaccendono, altri inorridiscono all’idea e al solo pensiero cancellano alcuni messaggi, chissà mai si voglia imitare quel gruppetto di scellerati dopo la proiezione, una tisana calda, una fetta di torta nel locale qui accanto e sì dai proviamo anche noi, che ideona, cosa gli è venuto in mente, si conoscono già bene da sempre, non hanno segreti, non è necessario, basta così per carità
la mia vicina mi punzecchia e mi sussurra divertita
ne vedremo delle belle
Photo: courtesy of Medusa filme
così
fu
la storia cambia subito assetto, la complicità diventa sospetto e immediatamente ci ritroviamo tiranneggiati da mille sensazioni diverse, spiazzati da questo gioco al massacro, la macchina da presa incollata sui visi turbati ci conduce nel profondo, ne studiamo le reazioni, chiudiamo gli occhi per la vergogna, tremiamo con loro, fai che non sia vero, ma come è possibile, cosa stanno facendo, ogni messaggio è guardato con sospetto ogni telefonata è un sussulto, che tensione, tremiamo ma si ride anche e di gusto, ci si sorprende, scende qualche lacrima, il mio vicino di destra reagisce con veemenza mentre un altro spettatore più in là pare raggelato dagli eventi, la trama abbatte qualsiasi barriera del pudore elargendo
preoccupazioni
cambi di rotta
tradimenti
indecenza
intimità
giudizi
segreti
dolori
pena
trasformando quei sette amici di sempre in perfetti sconosciuti, facendoci dubitare dei nostri vicini e perfino di noi stessi lì seduti il fiato sospeso le orecchie allertate gli occhi sbarrati nel vortice dei colpi di scena, finché una sberla a ciel sereno ci riporta bruscamente nella realtà, un finale inaspettato che ci catapulta nella rassicurante vita di sempre nella consapevolezza delle consuete ipocrisie quotidiane
Elisa Bollazzi
n.d.r. un click QUI per leggere la recensione del film in occasione della sua uscita nei cinema