Velvet Creative Office © Internationale Filmfestspiele Berlin
Il festival sta per entrare nella fase finale. Addentare una bistecca non è più un miraggio, la corsa alla proiezione mancata di un film in concorso è ora sostenibile e la nostra cine-routine è diventata un’abitudine.
La giornata è stata dominata da una vena triste e dagli «adattamenti». Death in Sarajevo di Danis Tanović è la trasposizione per grande schermo della pièce Hotel Europe di Bernard-Henri Lévy. L’opera ci porta in un hotel di Sarajevo, economicamente disastrato, in cui entro poche ore convoglieranno un folto numero di leader europei per il gala in occasione del centenario dall’uccisione dell’arciduca Franco Ferdinando. Le ore precedenti all’evento saranno piene d’imprevisti a causa della minaccia di uno sciopero da parte di tutto lo staff. Il rischio della paralisi dell’albergo ci porta oltre l’atrio, negli uffici, sul tetto, nelle cucine e pure nei sotterranei del palazzo. E quella che vediamo è una panoramica della Bosnia attuale, alle prese con la crisi economica e il proprio sanguinoso passato recente. Una fotografia chiara, mai pesante, frammentata da battute, che alleggeriscono la tensione, sino all’inevitabile epilogo. Una di quelle pellicole gradevoli, scorrevoli, non eccessive che piacciono a coloro in cerca di sottostesti politicamente coinvolti.
Aleksandar Seksan e Izudin Bajrović in Smrt u Sarajevu di Danis Tanović © Margo Cinema & SCCA/pro.ba
Storia e politica ci hanno fatto compagnia anche nelle ore seguenti.
Alone in Berlin di Vincent Perez ci ha riportati alla II Guerra Mondiale proprio qui a Berlino al fianco di una coppia che per ben 18 mesi riuscì a disseminare in città una gran quantità di cartoline che inneggiavano alla resistenza contro il conflitto in atto. Anche in questo caso si tratta di un adattamento (del romanzo di Hans Fallada, Every Man Dies Alone) di un racconto di dignità umana. Protagonisti assoluti sono Emma Thompson e Brendan Gleeson, due grandi attori che con la loro bravura sono riusciti a riempire uno schermo troppo vuoto. In sala molta l’insofferenza, molti i dubbi e in certi casi si è avvertita pure un po’ di rabbia. Dilaga la convinzione che con un cast madrelingua tedesco l’accoglienza sarebbe stata migliore. Putroppo, nonostante il tema, abbiamo il primo candidato a peggiore in concorso.
Brendan Gleeson e Emma Thompson in Alone in Berlin di Vincent Perez – Photo: Marcel Hartmann © X Filme Creative Pool
Oggi è anche approdata nel Vecchio Continente l’ultima fatica di Spike Lee, Chi-Raq. Un musical, una dramma a ritmo hip-hop, un lavoro impegnato che a gran voce urla “svegliatevi!”. Basato su niente meno che la commedia Lisistrata di Aristofane, il film sta avendo il suo gala proprio ora, quindi senza esprimere un giudizio, ci concentriamo sulla conferenza stampa pomeridiana alla presenza del regista, di Nick Cannon e John Cusack. Sono bastati pochi secondo per spostare il fuoco dalla realizzazione dell’opera alle statistiche. Il numero di omicidi nella città di Chicago è degno di un bollettino di guerra: nonostante una popolazione tre volte inferiore a quella di New York, il numero di morti ammazzati è estremamente superiore. Si parla di 99 decessi giornalieri di cui solo due o tre per suicidio, una vera ecatombe che ci fa meglio comprendere le motivazioni che hanno portato il cineasta a raccontare la sua America. E cosi, in un attimo, siamo finiti a porre domande personali agli ospiti che, di buon grado, hanno espresso la loro posizione con riguardo ai candidati alle prossime presidenziali, alla lobby delle armi, all’assegnazione dei premi Oscar®. Uno Spike Lee a ruota libera che ha soddisfatto la curiosità dei presenti e che, probabilmente, domani riempirà le colonne dei quotidiani.
Vissia Menza
Il regista Spike Lee alla conferenza stampa del film Chi-Raq © Michelle Iwema. All rights reserved.