Nonostante sia stato bocciato ai recenti Golden Globe (ricordiamo che “Lincoln“ ha ricevuto solo una statuetta per il Migliore attore drammatico Daniele Day Lewis) “Lincoln“ rimane comunque il super favorito dai bookmaker e punta tutto sugli imminenti Oscar. Il 24 febbraio l’ardua sentenza.
La frase chiave del film: “La schiavitù signore è finita“
La recensione
Già in passato Spielberg si era interessato all’argomento della schiavitù con le sue opere drammatiche Amistad e Il Colore Viola, ma stavolta riesce a smussare i tratti tipici del suo stile e della sua cifra autorial-spettacolare per affrontare in una forma asciutta e compatta una materia abbastanza spinosa. Le premesse per il filmone epico simili a Via col Vento ci sono tutte, ma il regista è piu interessato alla figura di Lincoln che non a tutto il resto, che è comunque ha maniacalmente ben messo in scena. Particolare approfondimento ha dedicato al rapporto tra Lincoln e la moglie Mary che lo incolpa della morte del figlio o le modalità con cui il protagonista affronta le sedute del Parlamento. Bei costumi, belle scene, fotografia smagliante, montaggio adeguato e una regia che sapientemente muove le pedine sulla scacchiera della Storia, Americana ma in fondo anche universale. Da applauso risultano le performance di Sally Field, vibrante e folle moglie del presidente in caccia del terzo Oscar dopo trent’anni e di Daniel Day Lewis, somigliantissimo grazie al trucco, ma superlativo in una delle interpretazioni di una vita: da applauso.
Nelle sale dal 24 gennaio
A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello