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Speciale "Dal libro al film": Biografie di scrittori - Parte Seconda

Creato il 23 marzo 2015 da La Stamberga Dei Lettori

Come promesso siamo tornati con la seconda parte del nostro speciale (qui trovate la prima metà dell'articolo), dedicato alle biografie di grandi scrittori che hanno avuto l'onore di essere portate sul grande schermo, con risultati altalenanti.
Malattie mentali, alcolismo, ambiguità sessuale ma soprattutto ego grandi come palazzi hanno movimentato la vita dei protagonisti delle pellicole di cui vi parleremo oggi, traducendosi quasi sempre in disastrose relazioni sentimentali, puntualmente riprese dal mondo del cinema per il quale, si sa, una storia d'amore tormentata è per definizione la trama ideale di un film.
Per fortuna registi di talento hanno saputo superare il cliché del drammone romantico per proporre opere che, in alcuni casi, hanno saputo trasmettere allo spettatore l'indole dei geni letterari che hanno deciso di raccontare, rendendo così un vero servizio alla letteratura.


Una regista affezionata al tema è sicuramente la neozelandese Jane Campion che si è distinta in due particolari opere biografiche.

La prima è Un angelo alla mia tavola (An Angel at My Table, 1990), tratto dalla biografia della scrittrice neozelandese Janet Frame scomparsa nel 2004 e più volte candidata al premio Nobel per la letteratura. Il film, interpretato da un'intensa Kerry Fox, portò all'attenzione di pubblico e critica la giovane Campion, guadagnandosi il Premio Speciale della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia, quando in tanti le avrebbero assegnato direttamente il Leone d'Oro. Le atmosfere sono quelle lente e riflessive che caratterizzano tutta la produzione della regista, la quale anche qui gioca sul connubio uomo natura per narrare tre fasi fondamentali della vita della scrittrice, considerata ingiustamente pazza, per il suo carattere anticonformista e un po' introverso.i parte quindi dall'infanzia per poi passare ai primi romanzi pubblicati, attraverso l'esperienza avvilente della clinica psichiatrica. Un film oggi un po' dimenticato ma di rara poesia, veramente da vedere.

La seconda opera targata Campion è decisamente più recente: si tratta di Bright Star

(Bright Star, 2009) con Ben Whishaw e Abbie Cornish , che segue gli ultimi tre anni di vita di uno dei campioni del Romanticismo, il poeta John Keats. Il film si basa sulla biografia di Keats di Andrew Motion e prende il suo titolo da un verso di un componimento del poeta : "Bright star, would I were steadfast as thou art", scritto durante la relazione tra quest'ultimo e Fanny Brawne, che è appunto al centro della pellicola.
Qui da noi il film è passato un po' in sordina ma molti critici lo riconoscono come uno dei più belli della regista neozelandese che tratta la materia romantica con la sua solita pacatezza intrisa però di sensibilità e ha sicuramente il merito di riportare in auge gli scritti di un poeta ormai noto più per la sua fama di romantico che per le sue opere effettive.

Di poeta in poeta rimaniamo della vecchia Gran Bretagna per occuparci di

The Edge of Love - Amore oltre ogni limite (The Edge of Love, 2008) di John Maybury con Keira Knightley, Sienna Miller, Cillian Murphy e Matthew Rhys dedicato al celebre poeta scozzese Dylan Thomas.
Se il titolo non vi dice molto è probabilmente perché da noi il film è stato distribuito direttamente in dvd senza passare dalle sale cinematografiche, il tema ritenuto poco appetibile per il pubblico italiano che in effetti poco conosce questa figura di culto nel mondo anglosassone se non per la sua passione per il whisky e per il fatto che Bob Dylan ha preso da lui il suo pseudonimo.
Thomas è stato un poeta passionale e appassionato, la cui tormentata vita privata e in questa pellicola ripercorsa sulla base di una sceneggiatura di Sharman Macdonald, che guarda caso è anche la mamma di Keira Knightley, qui nella parte di Vera Philips, vecchia fiamma di Thomas che andrà a costituire il terzo vertice di un triangolo amoroso con la moglie del poeta, interpretata da Sienna Miller. Si tratta di un'opera non particolarmente amata dalla critica e che, onestamente, gigioneggia un po' troppo con il melodramma guadagnando la maggior parte del suo fascino nella ricostruzione delle atmosfere inglesi anni '40. Si tratta inoltre di un film incentrato prevalentemente sulle figure femminili, che non fa un bel servizio a Dylan Thomas (il quale probabilmente non è stato fra i più nobili esempi di umanità) e sembra voler quasi assicurare una rivincita a quelle donne da lui tanto bistrattate. Per questo motivo per apprezzarlo davvero dovete essere amanti degli atteggiamenti stucchevolmente sbarazzini della coppia Knightley e Miller, che a fatica mascherano la loro indole un po' snob.

Passiamo dall'altra parte dell'oceano per trovare un altro poeta dalla vita sentimentale piuttosto tormentata: T.S. Eliot,

di cui si occupa il regista Brian Gilbert nel film Tom & Viv - Nel bene, nel male, per sempre (Tom & Viv, 1994) con Miranda Richardson, Willem Dafoe. L'autore de La terra desolata ebbe una complessa relazione con la prima moglie, Vivienne Haigh-Wood Eliot, dalla quale arrivò a separasi senza mai divorziare a causa soprattutto dei problemi psicologici della donna, che la porteranno alla morte. Il film è un tipica biografia inglese in costume (nonostante il cast americano), nell'accezione più negativa del termine perché troppo incentrata sulla forma e poco sullo sviluppo dei personaggi che rimangono piuttosto freddini e non rendono giustizia alle figure che li hanno ispirati.

Ben più interessanti sono le recentissime pellicole che ripercorrono la vita del poeta simbolo della Beat Generation Allen Ginsberg. Ginsberg è ora considerato praticamente un guru ma quando scrisse la sua opera più famosa, Urlo, era un giovane insicuro, ancora impegnato a comprendere la propria omosessualità, ingenuamente rivoluzionario. Proprio del suo celebre poema si occupa

Urlo (Howl, 2010) di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, con Jamese Franco nel ruolo principe. Il film segue Ginsberg negli anni newyorkesi passati vagando da un divano all'altro, da un locale underground all'altro raccogliendo scampoli di umanità varia che poi riverserà nella sua opera e, nel raccontare il processo per oscenità che questa subì si propone di "spiegare" il poema stesso al pubblico tramite una ricostruzione "ipertestuale", ovvero sequenze di immagini e grafica animata che mette su pellicola l'ululato accorato di Ginsberg.
Certo il film ha i suoi difetto, James Franco tende a far assomigliare il poeta a un povero beota e non tutti i riferimenti a figure e personaggi della beat generation sono a noi comprensibili ma il risultato finale è decisamente apprezzabile e godibile e trasmette tutto l'ardore e il potere rivoluzionario della celebre poesia. Un film da scoprire.

Ginsberg torna anche tre anni dopo in un film di tutt'altro genere: Giovani ribelli - Kill Your Darlings

(Kill Your Darlings, 2013) di John Krokidas con Daniel Radcliffe, Michael C. Hall, Jennifer Jason Leigh e Kyra Sedgwick, ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto che coinvolse altre due figure cardine della beat generation oltre allo stesso Gilbert: Jack Kerouac e William S. Burroughs,sul quali questi ultimi scrissero anche una versione un po' romanzata, E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche.
Si tratta omicidio di David Eames Kammerer, avvenuto per mano di Lucien Carr IV la notte precedente il 14 agosto 1944, vicenda che costò l'espulsione dalla Columbia University di Ginsberg, amico dell'omicida, per il quale nutriva anche un interesse sentimentale. Al di là della controversa vicenda dell'assassinio di Kammerer, il film naturalmente divaga sulle scorribande universitarie tra alcol e droga delle tre future icone letterarie, in un tripudio dell'atmosfera bohemien della New York dell'epoca. Un film non facilissimo ma decisamente ben riuscito che ha tra i suoi fattori di richiamo ovviamente la presenza di Daniel Radcliffe in uno dei suoi numerosi tentativi di scrollarsi di dosso la faccetta di Harry Potter. Detto sinceramente ho trovato Radcliffe raccapricciante in tutti gli 8 film del maghetto, va però detto che qui la sua aria da giovane tontolone ben si adatta a rappresentare alcuni lati del carattere del giovane Ginsberg.

Altra pellicola fortemente letteraria e bohemien è

Henry & June (Henry & June, 1990) di Philip Kaufman con Fred Ward e Uma Thurman. Qui però siamo a Parigi e il protagonista è uno scrittore che sapeva come movimentare la propria esistenza: Henry Miller. Il film racconta il rapporto fra lo scrittore, la moglie June, alla cui biografia è inspirato Tropico del Cancro, e la scrittrice francese Anais Nin nella capitale francese degli anni '30. Si tratta di uno dei primi film di Kaufman, nel quale il regista dimostra già il suo interesse per le liaison dangereuse , come fu quella fra questo particolare trio in cui l'allora inesperta Nin subisce l'irresistibile attrazione dei trasgressivi coniugi americani, e com'è nel suo stile non si risparmia nell'indugiare sulla bisessualità delle due donne, vedendosi appioppare il famigerato divieto NC-17 negli Stati Uniti. Il risultato però è tutt'altro che dozzinale anzi si distingue per una raffinata sensualità che gli fece guadagnare la candidatura agli Oscar come Miglior Film. Sicuramente un altro film da riscoprire.

Un capitolo a parte merita invece Prima che sia notte (Before Night Falls, 2000)

di Julian Schnabel con Javier Bardem e Johnny Depp. Il film è tratto dall'omonima autobiografia del poeta e romanziere cubano Reinaldo Arenas e si discosta dai manierismi che caratterizzano quasi tutte le biografie viste finora per lo sguardo un po' allucinato con cui indaga su una realtà sporca, dura come quella degli omosessuali sotto il regime castrista. In un sottobosco di incontri fugaci e relazioni clandestine Arenas cerca di costruirsi un'identità sessuale mentre fa fuori e dentro dal carcere, incriminato sia per il suo orientamento sia per la sua posizione di intellettuale critico verso il regime. Una vita senza pace che troverà brevi momenti di conforto in seguito al tanto sospirato espatrio negli Stati Uniti ma che è comunque destinata a concludersi tragicamente, raccontata con passione da Schnabel grazie anche all'intesa interpretazione di Javier Bardem, che non a caso ricevette la nomination agli Oscar come Miglior Attore. Da segnalare ovviamente anche il doppio ruolo di Johnny Depp, il travestito marchettaro e il tenente che odia e maltratta gli omosessuali anche se inconsciamente ne è attratto.

Un tragico epilogo è quello che caratterizza anche la vita della poetessa americana Sylvia Plath, della quale si occupa il biopic

Sylvia(Sylvia, 2003) di di Christine Jeffs, con Gwyneth Paltrow e Daniel Craig. Il film si concentra, tanto per cambiare sull'incontro dell'autrice con l'affermato poeta Ted Hughese sul conseguente disastroso matrimonio, che aggrava in modo irreparabile la tendenza alla depressione che la Plath aveva manifestato fin da giovanissima con un primo tentativo di suicidio. Nel farlo però, la regista neozelandese si limita a raccontare pedissequamente gli eventi, senza prendere una posizione precisa su controverse questioni come l'effettivo ruolo di Hughes nel suicidio della moglie e il valore letterario di entrambi i coniugi: era davvero Sylvia più dotata del marito o la sua fine tragica e il pessimo comportamento di lui ne hanno per sempre alterato la percezione dei posteri?
Premesso che non sono mai stata attratta particolarmente dalla figura della Plath, non posso che trovare la scelta dell'insulsa Paltrow nel ruolo principale più che azzeccata.

Concludiamo da dove siamo partiti, ovvero dall'Inghilterra dell'800 anche se qui siamo in piene epoca Vittoriana,

dove troviamo il suo più famoso protagonista, Charles Dickens. Non tutti sanno che questo paladino della famiglia e dei suoi valori non fu particolarmente attento a rispettarli quando, ormai ultra quarantenne si innamorò dell'attrice diciannovenne Ellen Ternan, costringendo di fatto la moglie che gli aveva dato 12 figli ad abbandonare il tetto coniugale, con conseguente, comprensibile scandalo. La vicenda è raccontata da una delle più apprezzate biografe di Dickens, Claire Tomalin, nel suo libro The Invisible Woman: The Story of Nelly Ternan and Charles Dickens (1991), ripreso dall'attore Ralph Fiennes per l'omonimo film The Invisible Woman nel quale interpreta il romanziere mentre la brava Felicity Jones ricopre il ruolo della giovane Nelly.
Il film probabilmente dovrete procurarvelo in lingua originale ma se siete amanti del genere decisamente ne vale la pena: ben fatto, ben recitato, costruito attraverso una sequenza di flashback in cui Nelly ricostruisce la sua relazione con Dickens dopo la sua morte, approfondisce con sensibilità le contraddizioni del comportamento del romanziere e la difficile posizione in cui la ragazza si è trovata per tutta la sua vita. Molto bello.

E con questo abbiamo appena terminato. Come già detto all'inizio, questo speciale non ha l'ambizione di essere una lista esaustiva di tutti i biopic arrivati sul grande schermo, il cui numero complessivo arriva almeno intorno alla sessantina contando anche quelli non distribuiti in Italia e dedicati a una grandissima varietà di autori classici e contemporanei. Non voglio nemmeno affermare che quelli che vi ho qui elencato siano i più meritevoli, o che lo siano i loro protagonisti, si tratta di una mia selezione che segue sostanzialmente i miei gusti e le mie esperienze personali e che ha più che altro l'intento di portare alla vostra attenzione il tema e magari farvi riscoprire qualche autore un po' trascurato dalle nostre parti. Buona visione!


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