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Speciale: Il segno dell'untore

Creato il 23 maggio 2012 da Annalisaemme @annalisaemme
Speciale: Il segno dell'untore
Franco Forte, apprezzato scrittore di romanzi storici, è tornato in libreria con il suo nuovo romanzo, un thriller medievale ambientato nella Milano del 1576, all’epoca della grande peste bubbonica che falcidiò la popolazione ben più di quanto fece quella di manzoniana memoria. Tiffany's accoglie con orgoglio uno dei nostri autori preferiti e vi presenta Il segno dell'untore...
Speciale: Il segno dell'untore
Il segno dell''untoredi Franco Forte
Prezzo di copertina: € 15,00
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus
Data di uscita: 17 gennaio 2012
Pagine: 358, rilegato
Lingua: Italiano
Genere: Romnzo storico, Gialli e Thriller
Milano, anno del Signore 1576. Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigurgita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L’aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque.
In questo scenario spettrale il notaio criminale Niccolò Taverna viene chiamato a risolvere due casi: un furto sacrilego in Duomo e un brutale omicidio. Chi ha assassinato il Commissario Inquisitoriale Bernardino da Savona? E perché? E chi ha rubato il candelabro di Benvenuto Cellini dal Duomo?
La figura del notaio criminale che si muove nel suggestivo scenario della Milano del 1500, dominata dalla Corona di Spagna e minacciata dalle continue epidemie di peste, è alla base del romanzo “Il segno dell’untore” di Franco Forte (Mondadori, in libreria dal 17 gennaio 2012), che ha per protagonista il giovane magistrato Niccolò Taverna nella capitale del Ducato nel 1576.
Investigatore astuto, intelligente, grande osservatore di particolari che sfuggono a inquirenti e criminali, Niccolò Taverna si trova a dover risolvere difficili casi di omicidio in un clima di tensione tra il Governatore della città, il potere clericale, rappresentato dalla figura dell’arcivescovo Carlo Borromeo, e la Santa Inquisizione spagnola, che vede nell’arcigna figura di Guaraldo Giussani il suo nume tutelare.
Nel primo romanzo delle indagini di Niccolò Taverna, questo straordinario personaggio che sfrutta tecniche investigative a volte sorprendentemente moderne, per quanto perfettamente calate nel contesto storico in cui si muove (e ben documentate dall’autore) si muove in un mondo ricostruito alla perfezione, facendo compiere al lettore un vero e proprio salto all’indietro nel tempo di quasi 500 anni, in una Milano in cui, sullo sfondo del Duomo ancora in costruzione, delle colonne di fumo che si sollevavano dai fopponi, le fosse comuni in cui si bruciavano i morti di peste, dei conflitti di potere tra Stato e Chiesa, la criminalità dilaga incontrastata e stupri, furti e omicidi sono pratiche all’ordine del giorno.
Quella che Niccolò deve seguire è un’indagine incalzante, con lo spettro incombente della Santa Inquisizione che incombe ovunque, per risolvere un caso di omicidio che potrebbe dimostrarsi molto pericoloso. Lo stesso arcivescovo Carlo Borromeo pare implicato, così come le più alte cariche della Corona di Spagna e della Santa Sede. Per non parlare dell’ordine degli Umiliati, che il Borromeo ha cancellato e che già una volta ha cercato di uccidere l’arcivescovo di Milano. Sfruttando le sue straordinarie capacità investigative e le tecniche d’indagine dell’epoca, il Notaio Criminale Niccolò Taverna cerca di venire a capo di questi due intricati casi, che rischiano di compromettere la sua carriera e la sua stessa incolumità. Pur sostenuto da un intuito eccezionale, è costretto a combattere contro troppi nemici, tutti troppo potenti: pericolosi assassini, la Santa Inquisizione, la peste, i cui artigli ghermiscono proprio chi Niccolò ha di più caro.
Per il più abile Notaio Criminale di Milano la sfida è aperta e la posta in gioco è alta: la propria carriera e la propria incolumità. Oltre all’amore per una fanciulla nei cui occhi ha l’impressione di annegare.
Un thriller straordinario, che non concede soste al lettore, sostenuto da una rigorosa ricostruzione storica.
Visita il sito ufficiale del libro www.ilsegnodelluntore.it!
Speciale: Il segno dell'untore
Per chi, come me, è appassionato di libri storici e gialli, questa è sicuramente l’opera perfetta: il nuovo romanzo di Franco Forte, Il segno dell’untore, è infatti un thriller ambientato nella Milano del 1576, nel pieno della dominazione spagnola e della peste.
La vicenda, che si svolge in un solo, lunghissimo giorno, vede come protagonista Niccolò Taverna, notaio criminale della città (per intenderci, un commissario di polizia dei nostri giorni), che dovrà risolvere parallelamente due misteri: il brutale assassinio di Bernardino da Savona, Commissario Inquisitoriale, e il furto di un celebre candelabro del Cellini custodito nel Duomo di Milano.
Oltre a ciò, proprio in questo travagliato giorno Niccolò perde anche la moglie, Anita Polidori, (uno dei personaggi principali del libro I Bastioni del Coraggio); ma, contro la sua volontà e soprattutto contro le sue aspettative, il notaio rimane affascinato da una ragazza dagli occhi verde smeraldo, Isabella, suo malgrado coinvolta nelle indagini.
Non voglio soffermarmi particolarmente sulla trama del romanzo, anche per non svelare troppi risvolti gustosi che è interessante scoprire durante la lettura, ma occorre evidenziare che l’autore è stato abilissimo nell’orchestrare un tale intrigo, a svilupparlo e a risolverlo così astutamente nell’arco di un solo giorno. Questo espediente rende ancora più avvincente il romanzo, e aumenta la curiosità del lettore tanto che non sono riuscita a staccarmi letteralmente dal libro: insomma, l’ho letto tutto d’un fiato!
Inoltre, come per tutte le opere che portano la sua firma, Franco Forte non ha deluso regalandoci una preziosa ed interessante ricostruzione storica sia della Milano appestata, sia della gerarchia del clero e dei personaggi importanti dell’epoca. A questi due elementi, ha però aggiunto anche una descrizione delle tecniche investigative del notaio criminale e dei suoi assistenti, rendendo questo libro unico nel suo genere.
Nel finale, dopo la scoperta dei due misteri, viene descritto un nuovo mistero che fa presumere ad una nuova puntata di questo giallo ambientato nel passato: dal profondo del nostro cuore diciamo a Franco Forte che non vediamo l’ora che esca!
Speciale: Il segno dell'untore
Un romanzo storico ricco di suspense ma anche di sentimento...
Durata della lettura: 6 giorni
Bevanda consigliata: succo di more
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Speciale: Il segno dell'untore
Franco, una storia che appare davvero molto interessante, e forse per te un ritorno al thriller più canonico, per quanto all’interno dell’impianto del romanzo storico che ci hai abituato a costruire così bene.
Sì, in effetti “Il segno dell’untore” è una sorta di compendio di tutto ciò che ho imparato scrivendo prima thriller (come “China Killer” e “La stretta del Pitone”) e poi romanzi storici (da “I Bastioni del coraggio” a “Carthago” e “Roma in fiamme”). E mi pare di aver centrato il bersaglio, perché questo personaggio che ho costruito, il notaio criminale Niccolò Taverna, è davvero affascinante e originale, te lo posso garantire.
Giusto, parlaci di lui. Chi è esattamente Niccolò Taverna?
E’ l’equivalente del 1576 di un moderno commissario di polizia. I notai criminali erano i magistrati che a quel tempo, a Milano, indagavano sui casi di omicidio, sui casi criminali e sulle ruberie, e lo facevano adottando tecniche investigative sorprendentemente moderne, per quanto i loro strumenti più efficaci per trovare i colpevoli fossero l’intuito, l’istinto e l’esperienza. Ma tutto ciò che i miei personaggi fanno, è rigorosamente documentato, e quindi sorprenderà vedere quali tecniche investigative possedevano.
Facci qualche esempio.
Nel romanzo ce ne sono a bizzeffe e, come detto, non si tratta di mie invenzioni, bensì del risultato di un lungo lavoro di ricerca e documentazione che mi ha portato a scoprire come questi funzionari del Tribunale di Giustizia di Milano fossero davvero all’avanguardia, per ciò che atteneva le indagini di polizia. Per esempio, erano soliti portare con sé dei bastoncini con la punta ricoperta di cera, con i quali frugavano fra gli oggetti appartenuti alle vittime di un omicidio, o su ciò che trovavano sul luogo di un delitto. Perché? La nostra mentalità moderna ci spingerebbe a rispondere: per non inquinare le prove. Ma naturalmente, dato che non esistevano analisi scientifiche, a quell’epoca, il motivo è ben altro. I notai criminali usavano quei bastoncini per frugare con sicurezza (secondo le credenze dell’epoca) fra gli oggetti rinvenuti sui luoghi degli omicidi senza rischiare di toccare qualcosa che potesse essere stato infettato dalla peste, che nel 1576 stava decimando la popolazione di Milano. Credevano che se avessero toccato qualcosa imbevuto dell’umore della malattia, questo sarebbe scivolato sulla cera dei loro bastoncini, e con una semplice scrollatina se ne sarebbero liberati, senza rischiare contagi.
Questo mi fa capire quanto sia accurata la ricostruzione che fai di quel periodo storico.
E’ proprio così: nulla è lasciato al caso, e Niccolò taverna si muove, mentre sviluppa le sue indagini, in una Milano ricostruita perfettamente nella sua coerenza storica, non solo ambientale, ma anche riguardo la vita di tutti i giorni: cosa mangiavano, come si vestivano, quali attività svolgevano le persone in quel preciso momento storico. A emergere, dunque, non è soltanto la storia di un magistrato che indaga sull’uccisione di un inquisitore (e sul furto di un oggetto sacro dal Duomo), ma anche la rappresentazione di un periodo storico molto difficile e per certi versi affascinante della Milano della seconda metà del 1500. La Milano sotto dominazione spagnola che vedeva contrapporsi il potere della Corona di Spagna e della Santa Inquisizione, a essa collegata, a quello del Soglio di Pietro, che vedeva nella figura dell’arcivescovo Carlo Borromeo (che poi diventerà San Carlo) un baluardo di primo piano nel conflitto tra potere secolare e potere temporale.
Ma quanto parte di thriller e di romanzo “giallo” c’è, ne “Il segno dell’untore”, rispetto al classico romanzo storico?
Non c’è una prevalenza dell’uno rispetto all’altro, bensì un continuo amalgamarsi e intersecarsi delle due cose. La ricostruzione storica e il respiro sociale e culturale dell’epoca sono da sfondo a una intricata indagine che deve fare i conti con gli strumenti limitati dell’epoca e la capacità del notaio criminale Niccolò taverna di risolvere i casi grazie alla sua inteligenza e alla sua esperienza. Ma tutto si muove in armonia con il periodo descritto, rispettando la coerenza che qualsiasi buon romanzo storico richiede, pur offrendo al lettore l’impianto, le emozioni e il ritmo di un thriller attuale e congegnato nei minimi particolari.
Mondadori sta facendo una forte campagna di marketing e di promozione nei confronti di questo romanzo, che ha aperto il 2012 per la collana Omnibus italiani. C’è una strategia precisa, dietro a tutto questo?
Sì, l’editore ha iniziato il nuovo anno dando un segnale chiaro ai lettori di un grosso mutamento che ci sarà per i rilegati Mondadori. Il mio romanzo è il primo di un nuovo corso studiato con intelligenza, che vuole coniugare un prezzo più aggressivo e abbordabile dal pubblico rispetto al passato (15 euro anziché i soliti 20 euro), senza però svalutare i titoli che saranno presentati, puntando quindi alla massima qualità possibile dei testi da pubblicare. Sono felice di essere un po’ l’apripista di questo nuovo corso, e mi auguro che il mio notaio criminale riesca a farsi apprezzare dal pubblico per continuare a proporre le sue indagini mozzafiato.
C’è qualche collegamento fra questo romanzo e il tuo precedente, “I bastioni del coraggio”, anch’esso ambientato nella Milano del 1500?
Tra le due vicende sono passati trent’anni, e qualche personaggio lo si ritrova ancora ne “Il segno dell’untore”, per quanto non più come protagonista. Per esempio Anita, che ne “I bastioni del coraggio” era una delle eroine del libro, qui è la moglie di Niccolò Taverna, anche se la sua parabola narrativa risulta piuttosto breve. E lo stesso accade per altri personaggi, come per esempio il perfido Inquisitore Generale Guaraldo Giussani, di cui non ci eravamo sbarazzati ne “I bastioni del coraggio”. Un giorno o l’altro scriverò un romanzo che farà da collegamento fra questi due titoli, descrivendo che cosa è successo in quei trent’anni di distacco fra un libro e l’altro.
Se siete curiosi di saperne di più circa “I bastioni del coraggio”, cliccate qui per leggere la mia recensione! Per leggere invece il prologo del romanzo “Il segno dell’untore”, cliccate sull'immagine qui sotto...
Speciale: Il segno dell'untore

Speciale: Il segno dell'untoreFranco Forte nasce a Milano nel 1962. Giornalista, traduttore, sceneggiatore, editor delle collane edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo), ha pubblicato i romanzi Roma in fiamme, I bastioni del coraggio, Carthago, La Compagnia della Morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo, L’orda d’oro – da cui ha tratto per Mediaset uno sceneggiato tv su Gengis Khan –, tutti editi da Mondadori, e La stretta del Pitone e China killer (Mursia e Tropea). Per Mediaset ha scritto la sceneggiatura di un film tv su Giulio Cesare e ha collaborato alle serie “RIS – Delitti imperfetti” e “Distretto di polizia”. Direttore delle riviste Romance Magazine (www.romancemagazine.it) e Writers Magazine Italia (www.writersmagazine.it), ha pubblicato con Delos Books Il prontuario dello scrittore, un manuale di scrittura creativa per esordienti giunto alla settima edizione. Il suo sito è www.franco-forte.it.
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Vista la nostra passione per i libri di Franco Forte, Tiffany's regala una copia autografata del romanzo “Il segno dell’untore”A chi fosse interessato, chiederei gentilmente di condividere questo post su Facebook perché questo libro merita di essere conosciuto! Vi inviterei poi a lasciare un commento a questo post entro il 2 giugno ;)
Vi lascio con un video dove Franco Forte racconta una curiosità sui metodi investigativi del XVI secolo...

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