Tom Perrotta è un italoamericano di quelli "veri": le sue origine italiane infatti non si devono a qualche lontano trisavolo ma al padre, impiegato postale originario di Avellino, e alla madre, segretaria italo-albanese. Perrotta è nato nel 1961 a Garwood, nel New Jersey, dove una grande percentuale di immigrati italiani hanno trovato dimora e dove ha trascorso la maggior parte dell'infanzia, cresciuto secondo la tradizione cattolica.
Vorace lettore fin da giovanissimo, lo scrittore trasferì questa passione nei suoi studi, laureandosi in Inglese a Yale e conseguendo successivamente un dottorato in Scrittura Creativa a Syracuse, dove fu anche allievo di Tobias Wolff.
Nonostante il suo nome non sia particolarmente celebre da noi, Perrotta è un autore molto apprezzato soprattutto nell'industria cinematografica, dove ben tre dei suoi lavori sono stati scelti per una trasposizione.
Il primo è Election, seconda opera di questo autore scritta nel 1998 e portata poi sul grande schermo dal celebrato regista di Sideways, Alexander Payne, che in effetti si interessò al libro già nel 1996 e opzionandone i diritti ne facilitò la pubblicazione. La storia di questa intensa elezione scolastica, ispirata alla corsa a tre alle presidenziali del 1992, contribuì tra l'altro a lanciare la carriera di Reese Witherspoon, qui quasi agli esordi in una delle sue migliori interpretazioni.
A Little Children hanno fatto seguito The Abstinence Teacher (2007) e Svaniti nel nulla (The Leftovers, 2011), di cui appunto ci occuperemo in questa recensione e che è appena stato trasformato in un telefilm in andato in onda di recente sul canale satellitare Sky Atlantic.
Il Rapimento, un fenomeno inspiegabile per il quale migliaia di persone svaniscono nel nulla in un istante. Alcuni perdono figli, genitori o consorti, altri conoscenti. Le vite sono sconvolte, il lutto è diffuso, le famiglie decimate. I sopravvissuti faticano a trovare un senso alle cose, combattono contro il dolore dell'abbandono e a loro volta tentano in vari modi di fuggire, mentre attorno a loro la realtà pare proseguire la propria corsa inerziale. I pochi sopravvissuti cercano di andare avanti malgrado tutto, alle prese con la banale quotidianità dell'American way of life nella cittadina di Mapletown. Al centro del racconto è la famiglia XY: la madre Laurie cerca rifugio all'angoscia nella setta dei Guilty Remnants, facendo voto di silenzio e abbandonando il tetto coniugale; sua figlia Jill, adolescente, spera invano che la madre ritorni mentre cerca rifugio in giochi sessuali che la lasciano ancora più svuotata di senso; suo fratello Tom sparisce di casa per seguire un guru che predica l'amore ma si rivelerà un truffatore; il padre, Kevin, cerca goffamente di parare i colpi della sventura e degli abbandoni con coraggiosi ma patetici tentativi di animare la comunità di cui è sindaco. In questo clima millenaristico paradossalmente calato nei supermercati e nelle borghesi periferie americane all'apparenza intatte, l'autore segue quanto di umano può restare nella vita di persone che hanno perso tanto, a volte tutto.
Recensione
Ancora una volta il titolo italiano di un romanzo risulta ingannevole per il lettore: Svaniti nel nulla è la scelta operata dalla casa editrice puntando furbescamente all'aspetto più originale e sensazionale della storia, che però non ne rappresenta l'animo. Non è infatti dell'inspiegabile e improvvisa sparizione di milioni di persone in tutto il mondo che Tom Perrotta ci vuole parlare, anzi. Il fenomeno, incredibile e incomprensibile, è sommariamente descritto e ancor più sommariamente commentato, nessuna spiegazione ne viene ricercata e nessuna interpretazione ne viene data, se non da chi ha una religiosità abbastanza forte da voler credere che si sia trattato del fatidico Rapimento preannunciato nella Bibbia.
Non è importante, sembra voler dirci Perrotta, ciò che importa è che milioni di persone sono svanite nel nulla creando una frattura insanabile nella vita di tutti coloro che sono rimasti e che ora si trovano a condurre un'esistenza ancora più inspiegabile di prima.
Il titolo da lui scelto scelto è già una dichiarazione di intenti: The Leftovers, i rimanenti, i resti, coloro che sono avanzati, coloro, forse, che non sono mai stati voluti. È verso costoro che l'attenzione dei lettori è indirizzata, la loro quotidianità di "rimasti indietro", abbandonati, sperduti, analizzata e dissezionata in tutte le sue forme.
Una scelta non convenzionale destinata a spiazzare il pubblico, dividendolo tra coloro che hanno ritenuto la mossa di di lasciare ogni possibile spiegazione dell'evento alla fantasia dei lettori assolutamente geniale e chi invece si è sentito truffato, attirato da una premessa promettente per poi essere deviato verso un altro tipo di storia.
Personalmente mi è sembrato che l'autore abbia fatto una mossa molto furba, suggerendo un inizio intrigante destinato a intrappolare il pubblico per poi evitare di impegnarsi nel trovare una risposta all'enigma da lui creato, quasi intuendo che sarebbe stato molto difficile non banalizzare un tale incipit. Perrotta quindi mischia le carte in tavola focalizzando la sua attenzione sul processo di elaborazione del dolore dei rimasti e cadendo comunque, suo malgrado, nella trappola della banalizzazione, perché purtroppo poco o nulla di quanto accade in questo romanzo si discosta da quanto già espresso in altri libri con un simile tema.
La scrittura di Perrotta è piacevole ancorché piuttosto pragmatica ma vien spesso da chiedersi cosa sarebbe cambiato se, ad esempio, la povera Nora Durst avesse perso marito e figli in un banale incidente stradale o se la famiglia Garvey avesse assistito alla sparizione di amici e conoscenti in seguito a un tornado o a un'altra qualsiasi catastrofe naturale. Ognuno di loro avrebbe comunque dovuto accettare ed elaborare la perdita dei propri cari in circostanze improvvise e probabilmente l'avrebbe fatto nel modo descritto dall'autore, e allora a cosa è servito chiamare in causa un evento sovrannaturale se non a solleticare la curiosità del lettore?
Gli esseri umani in qualche modo riescono sempre ad andare avanti, anche nelle situazione più improbabili e ingovernabili. Questo sembra essere il messaggio dello scrittore, ma la passività dimostrata da tutti i protagonisti nei confronti del Rapimento va al di là di ogni plausibilità. Chiunque sia stato colpito da un lutto sa quanto sia forte la tentazione di chiedersi "perché?" Perché a me questa malattia, perché a mio figlio questo terribile incidente, perché mio marito si è trovato proprio in quel luogo in quel momento? Eppure quando milioni di persone spariscono da un istante all'altro l'unica reazione immaginata dallo scrittore è quella di un enorme smarrimento (comprensibile) seguito nel giro di poche settimane da una generale rassegnazione: è avvenuto, è inspiegabile, andiamo avanti a vivere oppure no.
È la stessa passività un po' irritante con cui i coniugi Garvey abdicano al loro ruolo di genitori lasciando andare i propri figli adolescenti allo sbando perché troppo impegnati a tenere saldamente le fette di salame sugli occhi (il padre) o a seguire egoisticamente la propria crisi esistenziale (la madre).
L'unica evidente espressione dell'unicità dell'evento è la nascita del culto para-religioso dei Colpevoli Rimanenti (nemmeno questo particolarmente originale, per la verità: il proliferare di sette è abbastanza normale in seguito a eventi catastrofici), i quali si propongono di impedire che il resto del mondo si rifaccia una vita arrivando anche a compiere sacrifici al limite dell'assurdo. Tutto il comportamento dei membri della setta, dal loro fumare a catena al voto del silenzio, è abbastanza assurdo, per la verità, e non molto coerente con i fini che si prefiggono, ma immagino che trovare della logica nei fanatismi religiosi sia comunque una causa persa.
Il personaggio più interessante rimane quindi quello secondario del Reverendo locale che, annichilito dalla consapevolezza che la mano di Dio è venuta e se ne è andata senza che lui fosse fra i prescelti, sprofonda in una spirale di astio e frustrazione che lo spinge a infangare pubblicamente le memorie di coloro che sono scomparsi al solo scopo di dimostrare quanto poco meritevoli fossero rispetto a lui.
In conclusione la valutazione di questo libro è fortemente influenzata dalla sua spettacolare premessa, forse proprio ciò che l'autore un po' ingenuamente sperava di evitare. È pur vero che la caratterizzazione del processo di elaborazione del dolore espressa da Perrotta è toccante e veritiera, ma tutto sommato un po' banale: la povera vedova bloccata in un limbo esistenziale dalla scomparsa dei figli che subisce anche la beffa di scoprire il tradimento del marito, il padre impacciato che preferisce un finto ottimismo alla realtà e si allontana dalla moglie che invece non riesce a impedirsi di analizzare ogni cosa, etc. E allora il lettore come può non ritornare col pensiero al prologo rimpiangendone le promesse non mantenute?
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Svaniti nel nulla
- Titolo originale: The Leftovers
- Autore: Tom Perrotta
- Traduttore: Carla De Caro
- Editore: E/O
- Data di Pubblicazione: 2012
- Collana: Dal mondo
- ISBN-13: 9788866320906
- Pagine: 404
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 9,00 Euro