Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti, è uno dei massimi narratori e poeti del Novecento che ha coniugato l'impegno politico con l'attività di scrittore e drammaturgo nel contesto politico-culturale dell'America latina degli anni Sessanta e Settanta: il fermento intellettuale, le ideologie di sinistra, l'appoggio alla rivoluzione cubana, la critica agli Stati Uniti, la ricerca dell'uomo nuovo prospettato da Che Guevara.
Di lontane origini umbre, precisamente di Foligno, questo romanziere e poeta può a buon diritto simboleggiare il legame che unisce l'Italia all'Uruguay. Come scrive Valerio Magrelli (Corriere della Sera, 21 aprile 2004) se la sua nazione resta, ai nostri occhi, legata all'epica garibaldina, ai grandi calciatori o ai celebri versi che Dino Campana dedicò a Montevideo, indubbiamente la conoscenza che ne abbiamo continua ad essere alquanto generica e vaga. Mario Benedetti nasce il 14 settembre 1920, a Passo dei Tor, Tacuarembó, Repubblica Orientale dell'Uruguay. Quando ha solo quattro anni, la sua famiglia si trasferisce a Montevideo; qui compie i suoi studi nella Scuola Tedesca di Montevideo (particolare che ritorna in Grazie per il Fuoco) e completa il corso di studi nel 1933. Inizia quindi a frequentare il Liceo Mirandaper e nel 1934 entra nella Escuela Raumsólica de Logosofía, ma a causa dell'instabilità economica della famiglia completa i suoi studi secondari da autodidatta.
All'età di quattordici anni comincia a lavorare nell'impresa di Will L. Smith, che realizzava ricambi per automobili; l'esperienza diretta gli permette di conoscere a fondo una delle costanti che registra la sua letteratura: il mondo grigio degli uffici montevideiani.
Nel 1946 Benedetti si sposa con Luz López Alegre che sarà sua compagna di vita sino alla morte di lei, a causa dell'Alzheimer, avvenuta il 13 aprile 2006. Trent'anni dopo evocherà quella durevole relazione nel poema Nozze di Perle, raccolto da La casa ed il mattone (1977).
Il primo libro pubblicato è una raccolta di racconti Questa mattina (1949), con cui ottiene il premio del Ministero d'Istruzione Pubblica. Il suo primo romanzo, Chi di noi, è dato alle stampe nel 1953. Tra il 1954 e il 1960 occupa tre volte la direzione letteraria di Marcia, il settimanale più influente della vita politica e culturale dell'Uruguay e uno dei più importanti dell'America Latina, chiuso nel novembre del 1974 dopo il colpo di stato del 27 giungo 1973.
Insieme ai membri del Movimento di Liberazione Nazionale - Tupamaros fondò, nel 1971, il Movimento delle Indipendenze 26 Marzo. Dopo il colpo di stato militare, a causa del suo attivo favoreggiamento per l'ideologia marxista, Mario Benedetti è costretto a lasciare l'Uruguay e inizia un esilio lungo dieci anni, lontano dal suo paese e dalla moglie, che lo porta a viaggiare tra Argentina, Perù, Cuba e Spagna. Torna in Uruguay nel marzo del 1983 iniziando l'autonominato periodo desexilio, di cui scrive in molte sue opere; dopo la morte della moglie si trasferisce definitamente a Montevideo, dove muore il 17 maggio del 2009.
La sua vasta produzione letteraria abbraccia tutti i generi, includendo testi di canzoni (le più famose delle quali interpretate da Joan Manuel Serrat) e somma più di sessanta opere, tra le quali il romanzo Grazie per il fuoco (1965), il saggio Lo scrittore latinoamericano e la rivoluzione possibile (1974), i racconti di Con e senza nostalgie (1977) e i poemi Venti dell'esilio (1981). Mario Benedetti ha ricevuto molti premi internazionali a riconoscimento del valore della sua opera, tra cui nel 1987 il Premio Lama d'Oro di Amnesty International per il romanzo Primavera con un angolo rotto e nel 1999 il prestigioso Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana.
Ramón e Edmundo Budiño, due generazioni a confronto sullo sfondo di un paese immobile e corrotto, che non è più quello del padre ma ancora non ha trovato il coraggio di essere quello del figlio. Per uscire dal vicolo cieco in cui è finito e per restituire a suo figlio Gustavo i sogni e le speranze, Ramón prende una decisione: deve uccidere suo padre. Ma Ramón esita, non è certo un uomo senza scrupoli, e i dubbi lo spingono verso un finale inatteso. Benedetti, grande cronista dell'animo umano, ci svela con la sua impareggiabile prosa, quell'inestricabile ragnatela di delusioni e speranze che chiamiamo vita.
Recensione
Gli uomini del mio ceto, della mia generazione, del mio paese, non ammazzano i loro padri. Gli uomini del mio ceto, della mia generazione, del mio paese, non distruggono il loro passato. Non lo distruggono, perché sono una merda. Onora il padre e la madre. Me lo ordinò tanti anni fa il vecchio prete della chiesa di Ellauri. Non aggiunse: Onora il padre e la madre, a patto che essi meritino gli onori. Ma forse questo era implicito nel comandamento. Non lo aggiunse, pertanto onoro mio padre sebbene lui non meriti che io lo onori. Onoro mio padre per pigrizia [...] perché mi ha contagiato il denaro, perché sono un lebbroso del comfort, perché le ottantamila persone che quotidianamente muoiono di fame in questo mondo mi importano meno dell'ipocrita macchia sulla mia puritana coscienza, perché, perché. Onoro mio padre perché mi disonoro
Chi è Ramón Budiño? Nonostante i suoi quarantun'anni, una moglie, un figlio e un'avviata attività di tour operator la risposta che Ramón si da è sempre la stessa: è il figlio di Edmundo Budiño, uomo cinico, imprenditore spregiudicato, editore opportunista e, proprio per queste ragioni, Eroe della Patria. Nessun'altra identità è possibile né per lui né per il figlio Gustavo, che per tutti è il nipote di Edmundo Budiño.
Ramón odia il padre che ha tradito l'immagine amorevole mostrata nell'infanzia e ha causato alla madre tante sofferenze da farle perdere la voglia di vivere: il papà che lo consolava di notte dopo un brutto sogno si è trasformato nel Vecchio, epiteto con cui tutta la famiglia si rivolge a Edmundo. Per riuscire ad essere finalmente adulto e responsabile delle sue azioni, Ramón decide di uccidere il padre: solo così potrà essere libero dagli schemi in cui si trova prigioniero.
Amore e odio, passione e rassegnazione, originalità e conformismo, libertà e sensi di colpa, vita e morte sono gli opposti attraverso cui si sviluppa tutta la narrazione: l'odio per il padre rende Ramón passivo, incapace di intraprendere nuove vie e di misurarsi in una relazione autentica con la moglie e il figlio; l'amore e la passione sessuale sono, di contro, la linfa a cui attingere per realizzare azioni straordinarie, lasciandosi alle spalle la sicurezza della routine.
Strettamente intrecciate alle vicende personali di Ramón, ci sono l'Uruguay e gli uruguayani con il loro opportunismo politico, la ricerca della comodità (scambiata per progresso sociale) e l'asservimento nei confronti degli Stati Uniti. L'unico occhio in grado di mettere a nudo le debolezze della Patria è proprio quello del Vecchio, che non esita a sfruttare le debolezze altrui per fini personali: la sua morte rappresenterà, nelle intenzioni di Ramón, la caduta delle ipocrisie e dei falsi moralismi.
Mi piace la mia città; sento che in un certo modo ne faccio parte. Guardo questi uomini e donne opachi, meschinamente calcolatori, fanatici del dettaglio, euforicamente miopi, dal cuore esplosivo, ma sprovveduto, che sfilano, due su cinque, e lasciano la loro carità da due soldi nella mano sporca e tesa dell'invalida e prepotente cicciona, la mendicante unica, la mendicante-eccezione che, più tardi, con la sua impeccabile gamba artificiale, si trasformerà nella fiorente proprietaria di vari immobili; guardo questi cultori dell'elemosina, questi filantropi della domenica, e sebbene io non offra la mia moneta, sento che in un qualche modo loro mi rappresentano e rappresentano il paese, perché tutti vogliamo il cielo a buon mercato, il lavoro a buon mercato, il potere a buon mercato, la pensione a buon mercato, tutti vogliamo che la vita ci costi meno che alla maggioranza dei mortali, e per riuscirci non importa se il mezzo è la truffa, l'elemosina, la spintarella, l'invalida promessa o la finta invalidità. Tutti vogliamo sfruttare la situazione, fregare qualcuno per salvare l'onore; l'unico modo per maturare consapevolezza delle proprie forze è commettere una minima indecenza che ci metta al riparo dal più aggressivo di tutti i sospetti, una modica scorrettezza che impedisca agli altri di parlare della nostra stoltezza, l'intollerabile stoltezza dell'onesto. Un conto è essere buoni e un altro, molto diverso, è essere presi per idioti. Questa frase dovrebbe essere incisa sullo stemma nazionale.
L'io narrante è la voce triste di Ramón; non è un narratore onnisciente e in alcuni passaggi la sua voce è sostituita da quella di altri personaggi, sempre donne, che arricchiscono la caratterizzazione dei due protagonisti (il Vecchio e Ramón) ampliando l'orizzonte del lettore che può così costruirsi la propria opinione sugli avvenimenti componendo le suggestioni che arrivano da diverse angolature.
Una soffusa malinconia pervade il romanzo sin dalle prime pagine comunicando al lettore in maniera inequivocabile che non c'è alcuna via d'uscita per l'incapacità di essere felici che sembra essere il tratto dominante degli uomini e delle donne che si trovano tra il Rio de la Plata, l'oceano Atlantico e il Brasile.
Ecco perché esitiamo. Forse perché non ci rassegniamo al minuto unico e felice. Preferiamo perderlo, lasciarlo trascorrere senza fare nemmeno il ragionevole tentativo di afferrarlo. Preferiamo perdere tutto, piuttosto che ammettere che si tratta dell'unica possibilità e che questa possibilità è solo un minuto e non una lunga, impeccabile esistenza.
Giudizio:
Dettagli del libro
- Titolo: Grazie per il fuoco
- Titolo originale: Gracias por el fuego
- Autore: Mario Benedetti
- Traduttore: Elisa Tramontin
- Editore: La Nuova Frontiera
- Data di Pubblicazione: giugno 2011
- Collana: Il basilisco
- ISBN-13: 9788883731808
- Pagine: 272
- Formato - Prezzo: Brossura -Euro 14,45