Alessandro Golinelli, pisano di nascita, del 1963, comincia la sua attività nel mondo della letteratura e della videoart a Milano, dove si trasferisce nel 1989 e dove ottiene notorietà col suo lavoro di esordio, Basta che paghino, a metà tra romanzo e inchiesta sul mondo allora del tutto sotterraneo della prostituzione maschile. Da lì continua la sua carriera artistica tra collaborazioni televisive con Mediaset, impegno politico e sociale nell'area della sinistra radicale e attività di traduzione da inglese e tedesco.La sua produzione letteraria – nel 1995 tra l'altro dà un seguito al romanzo d'esordio con Kurt sta facendo la farfalla – prosegue verso una forma di attivismo sociale e sui diritti LGBT: dal 2010 fa parte della commissione del Torino LGBT Film Festival, scrive documentari e film sui temi della globalizzazione e dell'immigrazione e i suoi ultimi libri riguardano da vicino la vita di omosessuali in condizioni difficili, come Le rondini di Tunisi del 2005 e Una rivoluzione del 2014, entrambi ambientati nel mondo arabo, e L'amore semplicemente del 2012, una storia d'amore tra adolescenti nel lager nazista di Mathausen.
La piazza dove Kurt lavora è un intaglio rettangolare tra vecchi edifici industriali. Nelle notti di nebbia, i ragazzi che aspettano sui marciapiedi sono soltanto sagome di corpi. Per Kurt, far commercio di sé non è un dramma è un lavoro come un altro, che gli consente il massimo profitto con il minimo sforzo. Né immorale né amorale, si limita a fare ciò che sa, senza il minimo coinvolgimento, fino al giorno in cui sulla piazza appaiono cinque ragazzi stranieri, tra cui il buffo Rodolfo e il brasiliano Joao, ed ecco che la giovane multilingue follia dell'innamoramento sposta l'azione verso l'avventura.
Recensione
Di gaio, in verità, il libro di Golinelli non ha praticamente nulla.
È comprensibile che, all'inizio degli anni Novanta, un racconto come lo spaccato di vita ai margini di Kurt, il protagonista di Basta che paghino, potesse risultare alquanto scandaloso e destasse animati dibattiti, soprattutto perché l'autore lo accreditava di avere contenuti autobiografici e l'idea di un precario della scuola che faceva il 'bello di notte' per sbarcare il lunario destava scalpore.
Oggi invece probabilmente sarebbe considerato un romanzo piuttosto liscio, quasi monacale, in cui gli atti sessuali hanno una gamma di 'sfumature' quasi fin troppo normali. Questo dipende anche dalla scelta di tenere una narrazione distante e quasi 'realista', con un punto di vista esterno e oggettivo nei confronti della trama. Nel descrivere la vita e l'ambiente di una 'marchetta' milanese l'autore dirige infatti lo sguardo verso le situazioni esterne, soprattutto verso i luoghi dove il protagonista passa la maggior parte del suo tempo, in particolare di notte, cioè un'anonima piazza quadrangolare della periferia urbana, un non-luogo che è già ai margini dell'esistenza di per sé.
Questo punto di vista, in qualche modo, rispecchia già il vuoto assoluto dell'esistenza interiore di Kurt. Milano viene a stento menzionata, ci sono pochissime indicazioni sulla geografia urbana e in pratica gli unici altri riferimenti sono legati alla trasferta 'lavorativa' del protagonista ad Amsterdam e poi ad Amburgo, in compagnia di un gruppo di ragazzi latinoamericani.
Il deserto dei luoghi si riproduce in piccolo nell'aridità dei rapporti umani del giovane, nella mancanza di una storia e di una trama in senso stretto che toglie al racconto di Golinelli quasi ogni struttura narrativa. Gli unici legami di Kurt sono quelli interessati e solidi, con dei clienti da cui cerca di spremere il più possibile in termini di soldi e appoggio umano ma senza alcuna risposta emotiva da parte sua, oppure quelli liberi ma effimeri con i colleghi, ragazzi che però sono di 'passeggio/passaggio' sulla sua scena abituale, la piazza, come il gruppo di amici diretti ad Amsterdam, tra cui conosce Joao, un brasiliano di cui potrebbe innamorarsi. Anche Joao però come lui è costretto alla vita di strada e ad anteporre all'amore una garanzia di sopravvivenza e stabilità.
La scelta di seguire semplicemente il vagabondaggio umano di una marchetta, il suo errare senza senso e senza posa, il suo passare da un amore occasionale all'altro ruota intorno al fatto che Kurt non ha una sua casa, intesa non solo come come mura ma anche come centro di gravità permanente. La proprietà immobiliare, un'ancora nella solitudine degli affetti, una tana per un predatore/preda nella giungla urbana, una sicurezza, è tra le principali preoccupazioni di questo ragazzo, cresciuto troppo in fretta, che si diminuisce gli anni per non perdere una fetta di clientela che va a caccia di 'carne fresca'.
Quando si ritrova sfrattato dal bilocale dove viveva decide che il suo obiettivo deve essere quello di avere una casa sua e con ammirevole senso pratico riesce a mettere da parte un piccolo capitale per comprare un appartamento nel centro di Milano, tutto da solo, tutto suo, una garanzia della sua indipendenza.
La storia della sua vita rimane del tutto taciuta, l'autore non ne parla, salvo qualche accenno legato al nome di origine tedesca e alla conoscenza della stessa lingua, che fanno pensare a dei legami con la Germania. Per il resto Kurt rimane il protagonista indecifrabile di un segmento di vita che inizia e finisce nello stesso modo e nello stesso luogo, la piazza dei marchettari, nel freddo notturno, quasi come una metafora dell'oscurità in cui il giovane si sente di vagare.
Forse lo stile minimalista dei dialoghi e della narrazione, in generale molto asciutta, ha qualcosa di affettato, quasi come se la stringatezza lessicale servisse a riprodurre le limitazioni autoimposte da Kurt a se stesso, tuttavia il ritratto di una marchetta come essere umano è sviluppato a tutto tondo proprio nella sua vaghezza: il non lasciarsi prendere o catturare, proprio come in un continuo rituale di caccia, il seminare tracce false, il portare sempre la maschera della soddisfazione con i clienti sono le caratteristiche del perfetto gigolò, che scompare come individuo ma che perde in questo modo quasi ogni diritto a continuare ad esistere come persona.
Curiosamente, 'persona' ha come significato etimologico proprio 'maschera'.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Basta che paghino
- Autore: Alessandro Golinelli
- Editore: Il Saggiatore
- Data di Pubblicazione: 1992
- Collana: Scritture
- ISBN-13: 9788842807568
- Pagine: 256
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00