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Speciale Locarno 2015 – Un pomeriggio con… Michael Cimino

Creato il 11 agosto 2015 da Masedomani @ma_se_domani

Dici Michael Cimino e pensi al grande cineasta, al papà di un pezzo di storia del cinema, a un attento osservatore del genere umano e a un grande uomo di spettacolo. Ieri, il regista e sceneggiatore americano, è stato un vero mattatore, ha animato la Conversation organizzata allo Spazio Cinema prendendo tutti in contropiede e l’audience cresceva di minuto in minuto, le domande si son fatte incalzanti, nessuno aveva più voglia di andarsene.

Arrivato puntualissimo, sorridente ma con un mal di gola provocato dalla visione notturna sotto la pioggia (!), in Piazza Grande, del suo CACCIATORE, il regista ha tralasciato l’etichetta a favore degli istinti e, rompendo ogni protocollo, con disinvoltura, si è seduto sulla scrivania ed ha passato subito la parola ai presenti. “Non sono un insegnante quindi non ci può essere una lezione. Io sono qui, se avete domande fatele”. E così è stato.

Nato in una famiglia benestante, con una formazione in architettura e pittura, Cimino arriva per caso al cinema ma lascia il segno subito. È, infatti, il suo secondo film, IL CACCIATORE, a vincere ben cinque premi Oscar®,  a farlo entrare di diritto nella storia della settima arte e ancora oggi ad emozionarci.

Dai racconti che ha condiviso coi presenti, è difficile credere siano trascorsi vent’anni dal suo ultimo film. Tutti gli attori vogliono lavorare con lui (è rinomato per riuscire a tirare fuori il meglio da ognuno di loro e, lui, non a mai smesso di scrivere. Lo fa ogni giorno, ha un armadio pieno di sceneggiature, è il suo modo per rimanere vivo (come non comprenderlo?) quindi noi non riusciamo a convincerci che in mezzo a tanti manoscritti non ve ne sia nemmeno uno in grado di mettere d’accordo produttori, critica e pubblico.

Michael Cimino © Vissia Menza

Michael Cimino © Vissia Menza

Il Michael che abbiamo difronte, però, non pare tormentato.  È loquace, stimola il suo interlocutore, risponde con disinvoltura, gentilezza e all’occorrenza con fermezza – come nel caso della parentesi sulla guerra, una tragedia sempre uguale, sempre tremenda, sempre sanguinaria e sempre con fini economico-politici che non terminerà fintanto che i giovani non si rifiuteranno di farsi rubare il futuro da un branco di persone coi capelli bianchi.

In due abbondanti ore cita Shakespeare, ci rivela il lato eclettico dell’architetto Frank Lloyd Wright (amava andare al lavoro a cavallo e disegnarsi gli abiti da solo), ricorda Sam Peckinpah e onora John Ford (Lo sapevate che, dopo quelli di Ford, nessun film girato nella Monument Valley è andato bene?). Per una volta udiamo le voci di attori, registi, scrittori e giornalisti mescolarsi con quelle del popolo del Festival. Il pubblico aumenta man mano che si sparge la voce vi sia un incontenibile Michael Cimino in città. In molti ci hanno raggiunto con la speranza di poter chiedere qualcosa, anche solo un piccolo consiglio, e sono rimasti ammaliati da quest’uomo minuto e curato che ha schienato coloro arrivati prevenuti, quelli che attendevano (o forse pretendevano) un divo capriccioso, poco incline alla battuta di spirito, introverso e possibilmente polemico.

E invece no. Il regista ha avuto la risposta pronta e ci ha regalato un aneddoto per ogni suo film. L’incontro è stato un vero successo!

Lunedì 10 agosto, un uomo, un artista, ha condiviso con noi la sua esperienza e le sue idee, riuscendo a ricreare un’atmosfera che da anni non percepivamo: nell’aria c’era entusiasmo, amore per la settima arte e voglia di vivere inseguendo il proprio American Dream. È stato emozionate.

Vissia Menza

Michael Cimino © Massimo Basagni

Michael Cimino © Massimo Basagni


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