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Speciale PlayStation Experience 2015 - Resoconto Conferenza

Creato il 06 dicembre 2015 da Lightman
    Speciale PlayStation Experience 2015 - Resoconto Conferenza

Speciale PlayStation Experience 2015 - Resoconto Conferenza

PS Experience 2015

Sony trasforma la PlayStation Experience in un appuntamento fisso per il pubblico americano, ma la conferenza di apertura non convince. Impalpabile l'offerta di PlayStation VR, e poco spazio alle grosse esclusive del 2016.

Speciale PlayStation Experience 2015 - Resoconto Conferenza
Speciale PlayStation Experience 2015 - Resoconto Conferenza

Francesco Fossetti scrive di videogiochi -fra una cosa e l'altra- da più di dieci anni, e non ha ancora perso la voglia di esplorare il mercato con vorace curiosità. Ammira lo sviluppo indie e lo sperimentalismo, divora volentieri tutto il resto. Lo trovate su Facebook, su Twitter e su Google Plus.

Sarebbe stato difficile pensare ad una conferenza più sbagliata di quella che abbiamo visto alla PlayStation Experience di San Francisco. Evidentemente Sony ha qualche problema: da una parte a gestire le aspettative degli utenti, dall'altra a lavorare sui tempi scenici. È un peccato che dall'evento che avrebbe dovuto chiudere in bellezza l'annata videoludica esca l'immagine di un'azienda che si appresta a vivere un 2016 travagliato e senza produzioni di rilievo. A pensarci bene sappiamo che non è così: dopo il ciclone Uncharted 4, che ha aperto lo show in maniera coraggiosissima (con una sequenza di grande impatto emotivo ma senza neppure un briciolo d'azione), faranno seguito nuove IP ( Horizon, Detroit), attesissimi ritorni ( The Last Guardian), prodotti sperimentali ( Dreams), serie storiche ( GT Sport), ed una schiera di "indie" da far drizzare le orecchie ( Bound, What Remains of Edith Finch, Shadow of the Beast). Ma di tutto questo, sul palco del Moscone Center, non si è visto niente. Sarebbe bastato davvero poco, per organizzare un evento recepito in maniera profondamente diversa dal pubblico: immaginate gli annunci di Parigi "accorpati" allo show americano. Immaginate David Cage, Yamauchi e Ancel qui sulla West Coast invece che alla Gamesweek. Schivando la Gamescom di Colonia per non correre il rischio di avere due conference troppo ravvicinate, Sony ha finito per inguaiarsi da sola, proponendo a distanza di un mese due keynote che non hanno convinto.

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Dopo l'esaltazione sincera per il gameplay del nuovo Final Fantasy VII, invece, il ritmo dell'evento è precipitato, nonostante il tremendo Shawn Layden (chissà quando lo toglieranno dal palco?!) abbia pungolato il pubblico con ostentata sicurezza: "se questo è l'inizio, chissà cosa verrà dopo?".
Ecco, dopo è arrivata la parentesi degli shooter, a dir poco terribile: qualche giorno di esclusiva per i DLC di Black Ops 3 e Battlefront (entrambi già sul mercato) ed un personaggio extra per il non brillantissimo Battleborn. Una ventina di minuti letteralmente inutili, a cui ha fatto seguito una carrellata di indie in cui ha spiccato solamente Hob, interessante adventure game in cell shading sviluppato dai creatori di Torchlight.
Nel vorticare di nomi vuoti e generalmente dimenticabili è schizzato anche un Ace Combat 7 (ma quasi senza gameplay), una coppia di Yakuza (Ry? ga Gotoku 0 arriverà in occidente!), e pure un Ni-Oh che - mescolando le atmosfere di Onimusha con un gameplay che fa l'occhiolino ai Souls - ci ha in qualche maniera incuriosito. Ma il problema è che tutto è stato diluito dai siparietti di Ono, che ha tenuto per ultimo forse il personaggio più brutto di tutto il roster di Street Fighter V, dai remastered di Double Fine, da MLB The Show, da Invisible Inc. e Hitman GO. Da un certo punto di vista è piacevole sapere che titoli usciti su PC e su Mobile arrivino a rimpolpare le line-up di Ps4 e della "rediviva" PlayStation Vita (a cui, miracolosamente, è stato dedicato più di un annuncio). Ma usare tutte queste "quisquilie" allungando la durata dello show fin quasi a sfiorare le due ore, significa non avere un'idea precisissima di come saziare la propria utenza.

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La parentesi più preoccupante dell'evento, comunque, è stata quella dedicata alla realtà virtuale. Non solo Sony continua a procrastinare evitando di entrare nel dettaglio dei prezzi, ma ci propone sul palco una ridicola demo di coppia (un momento seriamente imbarazzante), e poi una line-up fatta di minuterie, spin-off, impalpabili esperienze interattive. Ad oggi il progetto ludicamente più concreto presentato per PlayStation VR è il remake di Rez, perché tutto il resto è sostanzialmente inconsistente, "virtuale" nel vero senso della parola. Fra la computer grafica di Golem ed il poco convinto annuncio di Tim Schafer, il fu Project-Morpheus ha una line-up che non può giustificare un consistente investimento per l'acquisto della periferica. Fra le assurdità di Job Simulator (che sembra essere uno spazio interattivo inconcepibilmente futile) e l'inspiegabile nonsense di The Modern Zombie Taxi Co., sembra proprio che i primi mesi della realtà virtuale made in Sony vogliano campare sulle spalle di tech demo e chincaglierie digitali dal valore fortemente opinabile. Di questo passo (e - sia chiaro - Oculus Rift non è messo molto meglio) c'è il rischio che la Realtà Virtuale si riveli una bolla al pari del 3D casalingo. Aspettiamo ancora prima di sbilanciarci, ma quello che si è visto in conferenza è tutt'altro che rassicurante.
In questo contesto poco allegro l'annuncio più importante della serata ha finito per essere quello di Ni No Kuni 2, che a livello di stile e regia sembra poter superare di diverse lunghezze il meraviglioso primo capitolo. Di Level-5 ci si fida quasi ciecamente, ed è quindi molto strano che non sia toccato proprio a Revenant Kingdom il compito di chiudere lo show.

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Alla fine, invece, è arrivata Epic con il suo MOBA, ma purtroppo con una sequenza in computer grafica che, al di là di una spaventosa qualità tecnica, ha veicolato pochissime informazioni su un progetto ancora troppo nebuloso per poter esaltare.
Insomma: un vero peccato. Qui a San Francisco non resta che consolarsi girellando fra i padiglioni della fiera, aperti al pubblico pagante e comunque ben allestiti. Fra le tante demo già giocate a Colonia o all'E3, si trovano proprio quegli indie di cui dicevamo in apertura: Edith Finch, Bound, ma anche Head Lander e Hob. Tocca a questi titoli fare la parte del leone nel corso di un'Experience complessivamente meno solida di quella dello scorso anno.
Ai fan di PlayStation 4, insomma, tocca ingoiare un boccone amaro e avere fiducia in quei prodotti annunciati nei mesi scorsi e poi spariti dalle scene. Visti i nomi coinvolti, da Quantic Dream a Polyphony Digital, da Guerrilla al Team ICO, agli affezionati non costerà troppa fatica. Ma insomma, bisognerebbe chiedere a Sony se si è accorta di aver tirato troppo la corda.

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