Speciale QuirinaleTrovare candidato solido necesse est
Pubblichiamo contemporaneamente su Reset e su Mondoperaio alcune riflessioni sulla scelta del candidato alla Presidenza della Repubblica. Mandateci le vostre considerazioni prima durante e dopo l’apertura delle votazioni nel Parlamento in seduta congiunta delle due camere con i delegati delle regioni. I commenti di Giancarlo Bosetti, Luigi Covatta, Ernesto Galli della Loggia, Gianfranco Pasquino, Michele Salvati e Rino Formica.
La scelta per il Quirinale?
Non un sondaggio per la leadership
Giancarlo Bosetti
L’esperienza recente e positiva nella elezione del presidente della Repubblica (con Ciampi e con Napolitano) contraddice apertamente i criteri di “gradimento” che sembrano affacciarsi oggi per la scelta dei candidati. Parlo non solo di chi invoca un “no” assoluto alla politica come i grillini, ma anche di quello che sembra essere l’orientamento di Renzi. Dico “sembra” perché risulta soltanto da alcune indiscrezioni, che andrebbero poi verificate. In base a queste indiscrezioni i candidati sarebbero valutati non tanto per le loro competenze quanto per il loro rendimento elettorale; Renzi cioè immaginerebbe, secondo questa versione, il presidente come un prolungamento dell’azione e soprattutto dell’immagine del governo. Leggi l’articolo
Gli effetti inattesi delle rose
quella volta che Pertini era terzo
Luigi Covatta
Nel 1955 segretario della DC era Fanfani. De Gasperi era morto l’anno prima, ed il nuovo segretario era impegnato a rottamare i degasperiani. Ma il presidente della Repubblica deve avere più di cinquant’anni, per cui, quando Einaudi giunse alla fine del suo mandato, per Fanfani fu difficile scegliere il successore fra i “giovani” di “Iniziativa democratica”. Optò quindi per Cesare Merzagora, un “tecnico” approdato alla presidenza del Senato nel marasma seguito alla “non vittoria” della Dc nelle elezioni del 1953. Fu così che in Parlamento si formò un blocco antifanfaniano (destra, sinistra e degasperiani) che portò al Quirinale Giovanni Gronchi. Leggi l’articolo
Subito da Renzi
il candidato vero
Ernesto Galli della Loggia
Credo che Renzi non possa assolutamente lasciare che passino i primi tre scrutini senza impegnare da subito il Pd su un nome. Se infatti al primo scrutinio si gingilla sul cosiddetto “candidato di bandiera” (ammesso che ci sia, e ne dubito), che non può che NON essere il suo candidato vero, il quale riesca a fare i suoi onesti 350-400 voti, c’è il pericolo che al secondo scrutinio arrivino 100-120 voti che portino il suddetto già vicinissmo alla soglia dell’elezione quando il quorum cala. E a quel punto per Renzi sarebbe difficilissmo raddrizzare la barca. Leggi l’articolo
Quell’impresa di Veltroni, che riuscì
con Ciampi al primo colpo
Gianfranco Pasquino
Nel 1999 il segretario dei Democratici di Sinistra era Walter Veltroni, il capo del governo Massimo D’Alema e il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi. Nel paese reale, che qualche volta si fa sentire, ma ha bisogno di essere sollecitato, cresceva la candidatura di Emma Bonino. Veltroni prese un’iniziativa tanto sorprendente quanto intelligente. Stilò dieci punti che delineavano in maniera chiara, esauriente e condivisibile le caratteristiche di un buon Presidente della Repubblica. Leggi l’articolo
Uno di questi tre, purchè finisca
il boicottaggio della minoranza Pd
Michele Salvati
Ci sono tre “politici” che oggi presentano le migliori credenziali per la Presidenza, e non credo ci sia bisogno di spiegare perché: Amato, Prodi, Veltroni. E due sono i principali kingmakers, Renzi e Berlusconi. Prodi è eliminato dall’ostilità dell’intero universo di centrodestra e Renzi ha bisogno dei loro voti. Amato – con le credenziali migliori sotto il profilo della competenza e del riconoscimento al di fuori dall’Italia- è favorito dal centrodestra e credo non incontri un’ostilità di principio da parte di Renzi. Leggi l’articolo
Formica: “Voterei Amato”
Da un’intervista di Rino Formica a Repubblica
Per Rino Formica, non ha più di due petali la rosa dei possibili successori di Napolitano: “Due sole personalità sono in condizioni di poter fronteggiare una gravissima situazione interna e istituzionale: Giuliano Amato e Romano Prodi”. Così parla l’ex ministro delle Finanze, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, interpretando come una necessità per il premier, l’”andare in cerca di un personaggio della ditta pronto a distruggere la ditta”. Leggi l’articolo