Thomas Hardy nacque nel 1840 a Higher Bockhampton, Dorchester, Inghilterra. Studente brillante, non poté intraprendere gli studi universitari a causa degli scarsi mezzi economici della famiglia, per questo all'età di 16 anni abbandonò la scuola e fu assunto come apprendista in uno studio di architettura fino al suo trasferimento a Londra dove riuscì a iscriversi al King's College dove vinse diversi riconoscimenti importanti nel campo dell'architettura.
Sempre cosciente delle divisioni sociali esistenti faticò ad ambientarsi nella capitale ma il soggiorno a Londra lo rese molto attento alle problematiche di riforma sociale e del lavoro, diffuse fra gli altri da John Stuart Mill. Dopo essere rientrato nel Dorchester Hardy nel 1874 si trasferì in Cornovaglia in seguito al matrimonio con Emma Lavinia Gifford. Sebbene i due finiranno col divorziare, lo scrittore rimase legato alla donna e fu profondamente toccato dalla sua morte, evento che lo spinse ad avvicinarsi con decisione alla poesia e lo portò a vincere importanti riconoscimenti, tanto che oggi egli viene apprezzato tanto quanto poeta che quanto romanziere.
La decisione di diventare scrittore era maturata però molto tempo prima, al momento del ritorno nel Dorchester e aveva portato nel 1867 alla produzione del suo primo romanzo, The Poor Man and the Lady che però non trovò mai un editore e fu in seguito bruciato dal suo autore, a causa dei controversi temi politici trattati.
Nel frattempo Hardy aveva prodotto altre due novelle, Desperate Remedies (1871) e Sotto gli alberi (Under the Greenwood Tree, 1872) pubblicate sotto pseudonimo e una terza uscita invece con il suo vero nome a puntate sul Tinsley's Magazine tra il 1872 e il 1873. Quest'opera, intitolata Due occhi azzurri (A Pair of Blue Eyes), si ritiene abbia dato origine al termine cliffhanger in quanto al termine di uno dei capitoli il protagonista restava letteralmente appeso ai bordi di una scogliera.
E' proprio grazie al successo di Via dalla pazza folla (qui la nostra recensione) che Hardy poté abbandonare il lavoro di architetto e dedicarsi alla scrittura a tempo pieno producendo altri dieci romanzi nei quali l'autore ritorna più volte sui temi a lui cari quali la lotta impari contro il destino, l'impossibilità di valicare le divisioni di classe e la predominanza della passione sulla ragione, tutti temi che lo porteranno a essere identificato come uno dei principali esponenti del realismo Vittoriano. Spiccano fra tutto gli ultimi due romanzi, Tess dei d'Urbevilles(Tess of the d'Urbervilles, 1891), da noi recensita qui, e Jude l'oscuro(Jude the Obscure, 1896), entrambi destinati a suscitare enormi polemiche e indignazione nel pubblico vittoriano per la palese critica all'istituzione del matrimonio e il modo disinvolto con cui venivano trattati argomenti come il sesso e la religione. Pare che Giuda venisse venduto in buste di carta per nasconderne il titolo e che il vescovo di Wakefield arrivò a bruciarne delle copie e pare che le aspre critiche ricevute convinsero Hardy a non scrivere più romanzi nonostante il quel periodo fosse ormai arrivato all'apice della fama e, a partire dal 1910, ricevesse ben dieci candidature al Nobel per la Letteratura.
Sposatosi una seconda volta nel 1914 con la segretaria Florence Emily Dugdale, di 39 anni più giovane, Hardy si ammalò ai polmoni nel 1927 e morì i primi di gennaio del 1928 nella sua abitazione di Max Gate e le sue ceneri seppellite nell'Angolo dei Poeti a Westminster Abbey, con l'eccezione del cuore che fu invece seppellito insieme alla prima moglie Emma.
Michael Henchard è un mietitore disoccupato che, dopo essersi ubriacato ad una fiera di paese, in seguito ad un impulsivo scatto d'ira vende la moglie Susan e la figlioletta di un anno ad un marinaio appena incontrato. Diciotto anni dopo, Susan e la figlia si mettono alla sua ricerca senza sapere che nel frattempo l'uomo è diventato il personaggio più prominente di Casterbridge. Henchard tenta a questo punto di porre rimedio alla sua scorrettezza giovanile ma la sua natura impulsiva, mai domata dagli anni, adombra sia le sue relazioni personali che la buona riuscita dei suoi affari. Sebbene Henchard sia destinato a essere un eroe tragico, incapace di sopravvivere alla nuova realtà commerciale, il suo è anche un cammino verso l'amore.
Recensione
Quando pensiamo ad Hardy oggi pensiamo soprattutto all'innocente e sfortunata Tess. Eppure questo Il sindaco di Casterbridge, precedente di cinque anni, inizia con una delle scene più memorabili della letteratura, con cui pochi altri romanzi riescono a rivaleggiare ancora oggi. Un giovane ubriaco, iracondo e impulsivo, vende la propria moglie e la propria figlia ancora in fasce ad un perfetto sconosciuto. Un gesto di cui si pentirà troppo tardi e che segnerà la sua esistenza.
Un inizio sfolgorante che non indugia in preamboli e che si tuffa poi a capofitto in avanti di vent'anni per narrare una delle storie più ricche di colpi di scena della letteratura vittoriana, che si dipana secondo una sequenza di eventi così ben congegnata da chiedersi come sia possibile che la fama di quest'opera si sia tanto offuscata negli anni, a vantaggio di opere un po' più pasticciate come appunto Tess.
Anche ne Il sindaco di Casterbridge, infatti, ritroviamo l'eterna lotta fra uomo, destino e i limiti di una società ipocrita che sono al cuore di tutti i romanzi di Hardy, Tess compresa, ma qui il tono è più razionale, prosaico, contenuto nel melodramma - nonostante l'autore non sia avaro di disgrazie in rapida sequenza - e perciò meno propenso ad accalappiare lettori in cerca di emozioni forti e immediate. Va poi detto che le vicende di una fanciulla innocente dalla virtù violata sono destinate a rimanere più facilmente nei ricordi e nel cuore del pubblico rispetto alla parabola tragica di un uomo un po' rozzo e dal carattere iracondo che sembra un po' meritarsi le disgrazie di cui è vittima.
A differenza di altri romanzi di Hardy, in cui i protagonisti sembrano spesso vittime impotenti del fato e lo spazio di manovra del loro libero arbitrio sembra veramente limitata, ne Il sindaco di Casterbridge il carattere del protagonista appare responsabile del suo destino tanto quanto gli eventi incontrollabili che appaiono sul suo cammino ( non a caso il sottotitolo dell'opera è "La vita e la morte di un uomo di carattere"). Michael Henchard è un uomo orgoglioso e portato a farsi accecare dalle passioni, non cattivo anzi, capace di momenti di profonda tenerezza e empatia, eppure incapace di impedire ai suoi istinti più bassi di prendere il sopravvento. Qualcuno ha notato in questa sua personalità instabile, capace di slanci di generosità e subito pronta a cadere nel vittimismo e nella diffidenza semi-paranoica gli indizi di una forma di depressione, inevitabilmente acuita dall'abuso di alcol che esalta la tendenza dell'uomo all'ira ingiustificata.
Henchard è un personaggio complesso ma estremamente umano, per questo non difficile da amare o quanto meno da compatire, anche nei suoi momenti più bassi. Anche lui in qualche modo ha tentanto di elevarsi sopra il proprio rango, di uscire dagli schemi, di ottenere qualcosa di più di quanto la classe sociale in cui è nato gli avrebbe concesso e per questo, come quasi tutti i personaggi del romanziere inglese, viene punito. In questo caso, però, non è tanto l'ipocrita società vittoriana da biasimare (anche se nell'infelice destino delle relazioni con Susan prima e con Lucetta poi non mancano di infliggere una stoccata all'istituzione del matrimonio così come lo vedeva Hardy) quanto il protagonista stesso che permette al proprio orgoglio e alla propria invidia di mandare all'aria quanto di buono è stato capace di costruire nella seconda parte della sua esistenza. Vendere la propria moglie e figlia è una colpa troppo grande dalla quale è impossibile redimersi, sembra dire l'autore.
Il fato migliore, al contrario, tocca a chi sa accettare il proprio destino con paziente sopportazione come la figlia di Michael, Elizabeth-Jane, una figura femminile decisamente poco accettabile oggi, docile sottomessa fanciulla disposta a subire l'atteggiamento freddo e scostante del padre prendendosene la colpa e a restare in paziente attesa dell'amato anche quando questo si invaghisce e sposa un'altra.
I personaggi secondari, va detto, sono uno degli aspetti di minor fascino dell'opera e il motivo per cui ho tolto una stelletta al voto finale. Al di là dell'insipida ma tenace Elizabeth-Jane, non mancano figure affascinanti come il brillante Donald Farfrae, nemesi di Henchard, figura solare, positiva e senza ombre, o la sfortunata Lucetta che non è ben chiaro se Hardy voglia dipingere come una sciocchina o come una donna di fascino e personalità. Tuttavia ognuna di queste figure sale a sprazzi alla ribalta nel corso della storia, apparendo come una possibile figura centrale fino a che lo scrittore non la rispedisce in secondo piano o, peggio ancora, nel dimenticatoio per capitoli interi. Il protagonista assoluto, come del resto anticipava il titolo, resta quindi solo lui, Michael, le altre figure della sua vita destinate a vedersi solo quando funzionali al racconto e quindi nel complesso sempre un po' monocordi e poco apprezzabili.
Infine un'ulteriore stelletta l'ho tolta per il modo in cui viene gestita la trama: Il sindaco di Casterbridge apparve inizialmente a puntate su Graphic magazine in Inghilterra e su Harper’s Weekly negli Stati Uniti, per cui non è difficile immaginare che i frequenti colpi di scena abbiano lasciato i primi lettori in sospeso da una settimana all'altra. Ogni colpo di scena viene però risolto quasi sempre nel capitolo successivo, a differenza di quanto avviene in opere di altri grandi scrittori vittoriani come Dickens o Charlotte Bronte abituati a celare alcuni misteri per la quasi totalità dell'opera. Questo, unito al numero relativamente scarso di personaggi principali, rovina un po' la suspense per il lettore moderno che si trova fra le mani un'opera fatta da una sequenza di azione e reazione, non priva di fascino ma forse meno accattivante di quanto doveva apparire all'inizio.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il sindaco di Casterbridge
- Titolo originale: The Mayor of Casterbridge
- Autore: Thomas Hardy
- Traduttore: L.Berti
- Editore: Rizzoli
- Data di Pubblicazione: 2000
- Collana: BUR - Classici
- ISBN-13: 978-8817173315
- Pagine: 361
- Formato - Prezzo: ebook- 2,99 €