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Speciale Scrittori suicidi: Oblio - David F. Wallace

Creato il 28 febbraio 2014 da La Stamberga Dei Lettori
Speciale Scrittori suicidi: Oblio - David F. Wallace

David F. Wallace nasce a Ithaca (New York) il 21 febbraio 1962, da Donald Wallace e Sally Foster. Fino alla quarta elementare, Wallace ha vissuto a Champaign, Illinois, per poi trasferirsi a Urbana, dove ha frequentato la Yankee Ridge School. La madre, che amava inventare nuove parole e notava ossessivamente tutti gli errori di grammatica, gli ispirerà il personaggio di Avril Incandenza (Infinite Jest).
Iscritto all'Amherst College, la stessa università del padre, si laurea nel 1985 in letteratura inglese e in filosofia, con una specializzazione in logica modale e matematica, per poi frequentare il primo semestre del corso di filosofia presso l'università di Harvard, che abbandonò alla fine del 1989 dopo il ricovero alla clinica psichiatrica McLean's.
A metà della sua brillante carriera universitaria, il giovane David Foster Wallace, un perfetto nerd appassionato di filosofia, matematica e logica, ha quella che lui stesso definisce una crisi di mezz'età a vent'anni: in preda a un improvviso calo di motivazione lascia gli studi per un semestre e se ne torna a casa; gli capita in mano The Balloon, un racconto di Donald Barthelme, uno dei maestri della narrativa postmoderna; ne rimane folgorato, comincia a scrivere. La sua prima opera pubblicata è nel 1987 The Broom of the System (La scopa del sistema, Einaudi 2008) che riceve dalla critica un'accoglienza entusiastica. Nel 1990 esce negli Stati Uniti Girl with Curious Hair (La ragazza con i capelli strani, Einaudi 1998), una raccolta di racconti che tocca temi tipici di Wallace e viene considerata un suo manifesto poetico e stilistico.

Speciale Scrittori suicidi: Oblio - David F. WallaceIl secondo romanzo, Infinite Jest (Infinite Jest, Einaudi 2006) è pubblicato nel 1996 e Wallace diviene in poco tempo un autore di culto internazionale. Il romanzo, considerato il capolavoro dello scrittore americano, descrive la complessità della società contemporanea: le difficoltà nei rapporti interpersonali, l'uso delle droghe, il ruolo sempre più importante del mondo dello spettacolo, dei media e dell'intrattenimento, l'esasperata competizione sociale. In questo romanzo Wallace dà voce alla sua personale esperienza di alcolista e tossicodipendente e alla riabilitazione che lo portò a conoscere molte persone che rimasero suoi punti di riferimento per il resto della vita.
Nel frattempo, dopo aver pubblicato nel 1999 un secondo libro di racconti, Brief Interviews with Hideous Men (Brevi interviste con uomini schifosi), che raccoglie pezzi inediti e già apparsi su rivista nel corso di diversi anni, Wallace nel 2003 torna a due dei suoi grandi amori di gioventù, la matematica e la filosofia con un saggio sulla storia del concetto di infinito nella matematica: Everything and More (Tutto, e di più. Storia compatta dell'infinito, Codice Edizioni 2005).
Oltre a racconti e romanzi, D. F. Wallace ha scritto molti saggi su diversi argomenti in cui ha sempre mantenuto il suo stile ironico e dissacrante; tra i più famosi ci sono senz’altro A Supposedly Fun Thing I'll Never Do Again del 1997 (in Italia pubblicato in due diversi volumi: Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax, 2001, 2010; Tennis, tv, trigonometria, tornado e altre cose divertenti che non farò mai più, Minimum Fax, 1999) e Consider the Lobster del 2006 (Considera l'aragosta e altri saggi, Einaudi 2006.
Nel 2004 pubblica Oblivion (Oblio, Einaudi 2004), una raccolta di otto racconti scritti tra il 1998 e il 2004; sei di questi racconti erano già stati pubblicati su viarie riviste, mentre due (Oblio e Il canale del dolore) sono inediti. Di questi racconti alcuni, molto probabilmente, erano stati originariamente scritti come materiali del Re pallido; lo stesso Wallace, nel proporli al suo editor, li definì come la roba migliore che riesco a fare mentre bigio da una certa Cosa Più Grande.
La soddisfazione per la pubblicazione di Infinite Jest è seguita da un lungo periodo di insoddisfazioni per la difficoltà ad ultimare il romanzo (The Pale King), che doveva parlare della noia senza eccedere nell’intrattenimento, doveva impegnarsi nell’indicare la soluzione che Oblio non offriva.
La sera del 12 settembre 2008 Wallace fu stato trovato dalla moglie, Karen Green, impiccato nel patio di casa sua a Claremont, in California; sotto c’era il manoscritto con parte del suo ultimo romanzo, Il Re Pallido, che rimarrà incompiuto nonostante il lavoro che Wallace gli aveva dedicato negli ultimi dieci anni con l’intento di mostrare cosa "significa essere un fottuto essere umano. Non l’aveva portato a termine come avrebbe desiderato. Non era questo l’epilogo che ci si augurava per lui, ma questo è l’epilogo che ha scelto." (Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, D. T. Max)
Speciale Scrittori suicidi: Oblio - David F. WallaceOtto romanzi brevi in cui Wallace gioca felicemente fra le macerie della realtà, aprendo nuove vie, nella scelta sia del tema come dellla forma più originale e sorprendente. Personaggi descritti nelle loro angosce e allucinazioni, scavati fino a zone inesplorate della psiche e della carne, senza mai la benchè minima concessione a psicologismi o verismo di maniera. Dal giovane di successo consapevole di essere un impostore, condannato a smascherarsi o ad annientarsi, al pluriomicida che di fronte alla cecità degli altri si scatenerà in un college. Oltre le singole storie, questo libro mostra che la letteratura può arrivare al cuore marcio della società e spalancarci il corpo martoriato, eppure così normale, della nostra vita quotidiana.

Recensione

I racconti di Oblio, molto diversi per stile e per lunghezza (si va dalle quattro pagine di Incarnazioni di bambini bruciati a brevi romanzi di un centinaio di pagine), sembrano avere come denominatore comune la disillusione e la rassegnazione dell’età adulta.
Se ne La scopa del sistema c’è l’onnipotenza giovanile di chi pensa di poter superare tutti problemi e di poter provare infinite sperimentazioni; se in Infinite Jest c’è la consapevolezza di chi di chi ha dovuto lottare e soffrire per giungere a un equilibrio psichico di cui si riconosce la precarietà, in Oblio l'elemento caratterizzante è la disillusione della vita adulta, la consapevolezza che alcuni obiettivi non verranno mai raggiunti e quelli che si riesce a raggiungere si trasformano spesso in noiosa routine perdendo tutta la loro attrattiva.

L’oppressione della quotidianità è resa ancora più gravosa dalla certezza di essere un elemento insignificante di un sistema che non tiene in nessuna considerazione i bisogni e i desideri dei singoli individui. Il rapporto di coppia appare come l’unica ancora di salvezza a chi non riesce a superare la cortina di solitudine all’interno della quale si è rifugiato (Mr. Squishy); per altri, invece, è solo una delle tante relazioni interpersonali in cui si indossa la maschera della desiderabilità sociale per ottenere l’approvazione degli altri (Caro vecchio neon). La cultura, i sistemi sociali ed economici ingabbiano le persone dentro personaggi che recitano la loro parte a uso e consumo di un pubblico fatto di altri personaggi che a loro volta recitano un copione che non si sono scelti; non è possibile essere veramente se stessi anche a causa del tempo e del linguaggio così come li conosciamo. L’autenticità è possibile solo con la morte che ci libera dai vincoli della logica e della sequenzialità (Caro vecchio neon) e ci rende parte di tutte le cose (Incarnazioni di bambini bruciati). La quotidianità è così gravosa che le persone, pur di dimenticarsene, finiscono per confondere i piani di realtà e a non distinguere più la veglia dal sonno, in un circolo di angoscia in cui precipita anche il lettore che non comprende più cosa è l’uno e cosa è l’altra (Oblio).
L’arte (Il canale del dolore) e la filosofia (Un altro pioniere), nonostante le loro potenzialità, non sfuggono alle regole ferree del marketing e della commercializzazione che mirano alla soddisfazione dei bisogni immediati (bisogni che vengono debitamente creati e manipolati, illudendo le persone che sono libere di scegliere e di trasgredire.)

I racconti non sono semplici nella loro articolazione, alcuni (Mr. Squishy, L’anima non è una fucina, La filosofia e lo specchio della natura) hanno più linee narrative che procedono parallele senza mai incontrarsi pur essendo parte integrante della trama, con una parte del racconto che riporta gli eventi (la conduzione di un focus group per le indagini di marketing; un insegnante che, nel bel mezzo di una lezione di educazione civica, si estranea e comincia a scrivere ripetutamente sulla lavagna Uccidili tutti; il viaggio in autobus di una donna sfigurata dagli interventi di chirurgia plastica) e con un’altra, apparentemente slegata dalla prima (un misterioso personaggio che si arrampica su un grattacielo polarizzando l’attenzione dei passanti e degli impiegati negli uffici sottostanti; la sfrenata fantasia di un alunno che si perde nei suoi pensieri dando vita a una storia angosciante di perdite e morte; la descrizione di alcune specie di ragni che un uomo porta sempre con sé in una valigia) che però contribuisce in maniera determinante al grado di tensione emotiva dell’intera vicenda narrata. Ogni racconto presenta una molteplicità di elementi, una ridondanza di descrizioni e di pensieri che rendono complicata la ricerca di un senso profondo, al punto poi da chiedersi se tale senso ci sia effettivamente o se piuttosto si tratti di razionalizzazioni del lettore che cerca di rendere sensato ciò che non lo è.

È difficile scrivere di D. F. Wallace, un autore controverso sin dal suo primo romanzo e che il suicidio ha trasformato per molti in un’icona da venerare o da disprezzare. A me piace la sua capacità di descrivere gli stati emotivi e quegli intricati percorsi mentali che chiamiamo pensiero; questa sua capacità è anche il suo punto debole: si perde nei rivoli delle emozioni e dei pensieri sino a diventare a volte ripetitivo e inconsistente; i periodi lunghi, le minuziose descrizioni, i dettagli del contesto sono paludi e pantani che spingono a una lettura frettolosa o a un abbandono più o meno definitivo. Un antidoto al desiderio di fuga è una lettura tranquilla, cui si dedica tutto il tempo necessario, senza scadenze e senza alcuna frenesia di capire dove l’autore vuole andare a parare; una lettura che si sospende, e poi si riprende, quando pensieri ed emozioni si trasformano in buchi neri che risucchiano tutto il piacere di trascorrere del tempo con David Foster Wallace e si inizia a pensare che il suicidio era per lui l’unica strada percorribile.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Oblio
  • Titolo originale: Oblivion
  • Autore: David F. Wallace
  • Traduttore: Giovanna Granato
  • Editore: Einaudi
  • Data di Pubblicazione: 2004
  • Collana: : Stile libero big
  • ISBN-13: 9788806171865
  • Pagine: 393
  • Formato - Prezzo: brossura - Euro 17,00

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