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Spectre

Creato il 13 novembre 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
Andiamo al Cinema
Come per i papi, anche per i Bond ognuno di noi ha il suo.
Dipende dalla generazione a cui si appartiene, dipende da quando si è venuti a conoscenza della saga, dipende da quando si è cresciuti.
Il mio Bond, purtroppo, è Pierce Brosnan.
Dico purtroppo perché il buon Pierce, con quell’aria annoiata, con quella faccia un po’ da sberle, non mi è mai stato simpatico, e così tutti i suoi 007 sono passati senza clamore, senza interesse davanti al mio sguardo.
Poi è arrivato Daniel Craig, e non è che sia stata chissà quale rivoluzione inizialmente, con quello sguardo gelido, quel biondo e quella bellezza non proprio nelle mie corde, nulla sembrava cambiato, potevo tranquillamente continuare ad essere snob nei confronti di questo agente segreto.
A fare la differenza, è stata la scelta di Sam Mendes come regista del terzo film con Craig, quello Skyfall uscito 3 anni fa che tra un’Adele alla canzone d’apertura e una Judi Dench come vera e propria bond girl, prometteva qualcosa di diverso. Ma come, mi dicevo, quel Sam Mendes autore d’alta classe, tra un’American Beauty, un Revolutionary Road e un’American Life, ora si mette a fare i Bond?
E così, l’interesse è salito, il giovine tutto felice ha iniziato a propormi prima un fantastico Casino Royal con i fantastici Madds Mikkelsen e Eva Green, poi il decisamente meno riuscito Quantum of Solace, fino ad arrivare al cinema, in fila e trepidanti, per Skyfall che è stato esaltante, è stato profondo come forse nessun Bond era mai stato, perché sì, è stato capace di mettermi la voglia di iniziare a recuperare l’intera saga, quei 20 capitoli precedenti, tra Sean Connery e Roger Moore, recupero che si è poi arenato non avendo trovato da nessuna parte la stessa profondità, la stessa passione e originalità di oggi.
SPECTRE
E veniamo, allora, a oggi, a questo capitolo 24, a SPECTRE, che vede nuovamente insieme Mendes e Craig, che vede due bond girl d’eccezione come l’agée Monica Bellucci (che, in realtà, in scena sta al massimo una decina di minuti) e Léa Seydoux, non certo la classica bellona di turno ma una che nella carriera come nella vita privata è sempre stata ben attenta nelle sue scelte.
Si parte col botto, con quella classica prima scena iniziale dove azione e adrenalina sono richieste, che qui viene esaltata al massimo non solo per l’ambientazione (in Messico, durante il Dìa de muertos) ma soprattutto per un lungo piano sequenza da brividi che fa gioire i cinefili, che anche quando viene interrotto, tra un’esplosione, un inseguimento e una lotta in volo, porta l’esaltazione a livelli altissimi, che vanno a crogiolarsi all’interno del video dei titoli di testa di gran classe e seduzione.
La domanda, una volta che Sam Smith finisce di cantare, è: riuscirà il resto del film, gli altri 120 minuti e più, a reggere il confronto, a mantenere così alto il livello?
La risposta è sì, perché tra una trasferta in una Roma notturna dove l’Aston Martin di Bond e la Jaguar del suo nemico Mr. Hinx si sfidano, tra una pausa nelle montagne innevate austriache dove fa il suo ingresso Léa/Madeleine con tanto di nuovo elicottero da far schiantare, e infine una puntatina in treno a Tangeri, carica di fascino esotico e della più grande esplosione del cinema, questo Bond può contare su una trama solida dove le scene d’azione non sono messe lì come semplice collante.
SPECTRE
La vera protagonista è però Londra, è l’organizzazione dell’MI6 e del progetto doppio 0 ad essere messe in discussione come obsolete, e quindi Bond, pur cavandosela da solo in millemila peripezie, ha bisogno dell’aiuto dei suoi fidati amici, di M, del dolcissimo Q, dell’ironica Moneypenny e di Bill per farcela.
Il tutto, con richiami che si sprecano al passato, alle altre pellicole dell’era Craig, ma anche a James prima di essere Bond, con il ritrovo di un vecchio nemico che condivide quello stesso passato.
Ed eccola qui la nota dolente, l'unica, di questo film, perché se i villain sono due, e uno ha la fisicità imponente di un Dave Bautista a cui non è richiesta chissà quale dose recitativa, l’altro è rappresentato da un Christoph Waltz che… fa Christoph Waltz.
Da Bastardi senza Gloria passando per Big Eyes, l’attore tedesco gigioneggia, ironizza, sorride beffardo, e nulla nella sua recitazione sembra cambiare, nemmeno i personaggi. E così, quel cattivo lo si finisce per odiare per i motivi sbagliati, per l’essere una copia di mille altri cattivi, tutti interpretati da Waltz. Molto meglio allora puntare su Andrew Scott/C, che cattivo cattivo non è, ma almeno ha più spessore.
Continuando però a guardare ai lati positivi, non si possono non menzionare musiche raffinate e di contrappunto, silenziose, a volte, ritmate quanto basta in altre, che assieme alla fotografia dalla patina vintage e a una regia che non disdegna di mostrarsi sopraffina e d’alta classe, rendono questo Spectre una goduria per occhi e orecchie.
Il futuro di questo Bond resta incerto, non solo per un finale aperto, ma anche per i dubbi sulla presenza di uno stanco Daniel Craig nel prossimo capitolo.
Quel che è certo, è che grazie a lui, e grazie al lavoro di Mendes, questo Bond non è più lo stesso, pur mantenendo quell'ironia british, ha una nuova linfa, ha una nuova profondità, che non potrà più essere ignorata.
SPECTRE
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