Foto scattata a m 7800
La spedizione era formata da 53 elementi suddivisi in nuclei: scalatori elicotteristi, telecomunicazioni oltre al nucleo scientifico sanitario cc medici ed esperti civili (8 persone). Dei 53 militari, 32 erano dell’esercito, 3 della Marina (Comsubin), 6 dell’Aeronautica, 5 dei Carabinieri, 4 della Guardia di Finanza, 3 della Pubblica Sicurezza. Due militari cileni erano stati scelti dal capo spedizione Guido Monzino. Vice capo spedizione l’avv.Pietro Nava. Responsabile scientifico sanitario il prof. Paolo Cerretelli.
1ª CORDATA:
- Sergente degli Alpini Mirino Minuzzo
- Slpino Rinaldo Carrel
- Gli sherpa Lhakpa Tenzing e Sambu Tamang
2ª CORDATA:
- Capitano dei Carabinieri Fabrizio Innamorati
- Maresciallo degli alpini Virginio Epis
- Sergente maggiore degli alpini Claudio Benedetti – lo sherpa Sonam Gyaltzen
A 40 anni dall’impresa ho voluto dedicare un Trailer che ho montato personalmente
Riporto di seguito il diario di Aurelio De Zolt, componente della spedizione italiana all’Everest del 1973, che riassume molto bene l’epica risalita.
Fine gennaio 1973 – Partenza dall’Italia (Cameri – Novara)
Due giorni di volo per raggiungere Kathmandù nel Nepal. Dopo due settimane di permanenza nella capitale, terminati i lavori di imballaggio dei materiali della spedizione, parto per Lukla a 2800 metri di quota dove esiste un piccolo campo di atterraggio per aerei di piccole dimensioni. II trasferimento l’ho fatto con l’elicottero dell’Esercito Italiano; il volo è durato un’ora.
A Lukla vengono concentrati tutti i portatori, gente dei vari villaggi, in maggioranza ragazzi e ragazzine. Viene organizzato il trekking e il giorno 14 febbraio 1973 si inizia la marcia di avvicinamento al campo base situato a 5300 metri di quota.
La prima marcia dura 6 ore circa in direzione di Pheriche a m.4243 di quota dove la carovana arriverà il 5 marzo. Nei giorni successivi raggiungo Thangpoche a 3867 metri di quota, ore di marcia 5. Da questo paesino posso vedere in lontananza la vetta dell’Everest, “Sagarmata” nella lingua nepalese, sogno di tutti noi partecipanti alla spedizione. A Thangpoche faccio un incontro inaspettato con un portatore sherpa di Giuseppe Pirovano, guida internazionale, bergamasco (è sua la scuola di sci dello Stelvio), che parlava un po’ di italiano. Pirovano andò sull’Aamadablam, montagna sacra dei nepale si. È stato mio maestro sui ghiacciai dello Stelvio: mi insegnò come affrontare il ghiaccio.
15 FEBBRAIO
Grande ricevimento all’aperto con la presenza del fratello del Re del Nepal. II pranzo vede 40 pecore messe allo spiedo. Tutta l’operazione è stata fatta da un caporal maggiore cileno e dal suo maggiore, Aranda, amici del presidente cileno Allende e dello stesso Monzino, capo spedizione. Ospiti gente del posto, adulti e bambini. Nonostante in Nepal sia proibito l’alcool è stato distribuito vino.
Altra sosta, ne approfitto per fare una visita ai paesi vicini, con me c’è Sigfrid Messner, fratello del più famoso Reinhold. Lui fa da inter prete e mi va giusto bene. Paesi molto poveri, vivono di agricoltura e come portatori alle spedizioni.
26 FEBBRAIO
o e Sigfrid Messner approfittiamo della sosta di qualche giorno per fare una ascensione di due cime alte 5250 metri. Siamo i primi di tutti i componenti a cimentarci sulle montagne ne palesi. Dislivello 1600 metri. Prima esperienza a quelle quote e prime fatiche di una certa importanza. Difficoltà di respiro, diminuzione delle forze, specie negli arti superiori: le dita faticano a reagire nella presa degli appigli. Prime lentezze della mente, difficoltà varie del corpo.
In quel giorno mi sono tornati alla mente i consigli datimi da un grande alpinista, Achille Compagnoni, incontrato a Cervinia mentre mi preparavo all’avventura dell’Himalaya.
Il test della scalata mi ha fruttato una notte insonne e un forte mal di testa; la causa l’ho capita dopo: poca assuefazione all’alta quota e la brevità del tempo nel salire e scendere. Ho rischiato anche il rimpatrio, in quanto non erano consentite certe sortite. Sigfrid Messner è stato rimpatriato, io invece sono stato perdonato.
4 MARZO
Sosta a Thangpoche; invito del Dei Lama ad assistere alla loro funzione religiosa, per l’inizio dell’anno buddista, con musica e balli dei monaci: per la prima volta nella storia vengono ammesse le cineprese in quel convento, in cambio però il capo spedizione Monzino ha fatto una buona offerta in denaro e generi alimentari.
Nei giorni seguenti ci sono state delle nevicate, così altro riposo forzato a tutto beneficio nostro per l’assuefazione.
24 MARZO
Si prosegue per il campo base. In compagnia del vice capo spedizione, avv. Nava, e altri quattro alpinisti, faccio un sopralluogo all’Ice Fall, la famosa cascata di ghiaccio, che non sempre si riesce a superare, e che è motivo dei falliti tentativi di raggiungere l’Everest dalla parete sud. Al rientro dalle due ricognizioni, su richiesta di Monzino, tengo una conferenza a tutti i componenti della spedizione. Argomento: difficoltà incontrate e un parere sulla qualità del ghiaccio. Espressi il mio parere dicendo che l’ho trovato diverso da quello europeo; ci fu quasi una risata. A distanza di qualche anno lessi su una rivista le stesse impressioni, provate da un noto alpinista.
27 MARZO
Campo base a m 5400
Riparto in compagnia del capitano della Guardia di Finanza, Pierluigi Marconi, obiettivo quota 6100, dove sono state piantate alcune tende. II mio carico nello zaino consiste anche in una bombola di ossigeno del peso di Kg.5, ossigeno che dovrà servire nei campi alti dopo i 7000 metri. In quattro ore riusciamo a superare l’Ice Fall, grazie all’attrezzatura piantata sul tracciato. Nell’anfiteatro dell’Ice Fall, il caldo era in sopportabile, senza un filo d’aria, mentre di notte le temperature scendono a meno 30. Fra il caldo e l’alta quota sembrava d’essere ubriachi. Alle 14 del pomeriggio rientro al campo base a 5400 metri.
28 MARZO
Partecipo alla più grande operazione alpinistica che mai sia stata effettuata: salita dell’Ice Fall di 19 componenti e di 62 sherpa. Abbiamo trovato dei materiali di una spedizione austriaca che ha rinunciato alla salita.
29 MARZO
Visita medica nel laboratorio del campo base. I professori sono Cerretelli, Miserocchi ed altri. Mi hanno trovato in piena forma, il morale naturalmente era salito al massimo.
9 APRILE
Partiamo alle ore 6.30 con cielo quasi sereno, vento che spirava da nord est; giungiamo al campo 1 alle ore 11; giornata poco calda, condizioni di tempo ottime. Sei persone Fra nzoi, Tancon, Nemela, Epis, Plazzotta e Nolte. Prima della partenza notte insonne (ho dormito solo due ore). L’Ice Fall è cambiata terribilmente dalla mia prima uscita. È irriconoscibile con spostamento da destra a sinistra: pericolosissima.
10 APRILE
Ice Fall (cascata di ghiaccio) a m 5800
Partenza alle 10 con vento da nord-est, quasi sereno; ore tre di marcia con dislivello 400 metri per giungere al campo 2 a metri 6500. Salita regolare, molto falso piano, raffiche di vento alternate a calma. Leggero disturbo di testa all’arrivo al campo; quasi nessun pericolo durante il percorso, circa 5/10 cm di neve fresca portata dal vento. Due compagni di cordata: Franzoi e Nemela. Altra cordata con Epis e Plazzotta.
In questa data scrivo a mia moglie e la informo che “oggi sono stato chiamato dal capo spedizione il quale mi ha fatto una domanda: si o no? Io logicamente gli ho risposto di si; soltanto allora ho scoperto le sue intenzioni, mi ha scelto con il compagno di tenda per l’assalto alla vetta. Ho gioito e nello stesso momento mi si è stretto il cuore e mi sono detto: sono proprio fortunato. Il capo mi ha chiesto con chi preferivo essere unito in cordata ed io ho scelto il compagno di tenda. Mi ha anche detto che mi aveva scelto già da 20 giorni. Ora debbo solo sperare di stare in buona salute. Dei quattro della Guardia di Finanza io sono stato prescelto”.
11 APRILE
Partenza dal campo 2 verso il campo 3, durata di marcia 4 ore. Inizio percorso piano con leggera salita, ultimo tratto di salita dal 20 al 30%. Ho aiutato un compagno, Dotti, che stava male. Nell’ultima rampa tempo buono, non troppo caldo, vento da nord-est. In serata sono stato male: vomiti e mal di testa.
12 APRILE
Attacco al campo 4 a quota 7400 metri. Partito alle ore 10 e ritornato alle 14, nonostante il giorno precedente abbia rimesso più volte; salita ripida con pendenze dal 30 al 50 %. Usato per la prima volta le bombole di ossigeno, con il compagno di cordata Franzoi. Altra cordata formata da Cermis e Vallata. Essi hanno proseguito per il campo 4. Io a metà percorso ho fatto ritorno per la stanchezza, a causa del sole cocente. AI campo 3, al mattino, tutti ammalati con disturbi di testa e vomiti. Iniziano le difficoltà ambientali.
13 APRILE
Giornata di riposo, notte insonne con mal di testa. Sono saliti al campo 4 Dotti, Epis, Plazzotta; giornata dura di sole cocente.
Giunti al campo 3 Stella e Marconi più dieci componenti che hanno rinforzato il campo e che poi sono rientrati.
14 APRILE
Svegliatomi con il mal di testa, ho preso una aspirina ed ho fatto uso di un litro all’ora di ossigeno. Ho tenuto la maschera per un’ora dopo di che mi sono alzato e stavo bene. Ho bevuto del caffè e quindi ho preparato i bagagli di entrambi per il rientro al campo 2 (metri 6550). Ho mangiato e sto abbastanza bene. II mio compagno Franzoi invece sta male da ieri notte. Io sono stato male due giorni al campo 3: mi sentivo svuotato e ho rimesso più volte. Il campo 2 è più confortevole e si riesce a mangiare. Giornata fredda con raffiche di vento assai forti. Ieri e oggi ho ricevuto posta.
15 APRILE
Giornata di riposo al campo 2. La notte trascorsa discretamente, un leggero disturbo di testa, visto che mi sono svegliato più volte per le cadute fragorose di blocchi enormi di ghiaccio, ai lati del campo. Inoltre raffiche forti di vento. Giornata di sole non troppo caldo, rimango in tenda tutto il giorno e mi riprendo dalle fatiche. Quattro persone sono scese al campo base: Dotti, Curtinis, Vallata e Ragazzi. Parteciperanno alla scalata della parete sud.
16 APRILE
Ho trascorso una notte tranquilla, senza aver usato sonniferi. Giornata di riposo che mi consente di recuperare ancora le energie. Ieri ci hanno raggiunto dal campo base Tauber, Scenci, Catalano e Aranda, quest’ultimo di origine cilena. Oggi sono saliti al campo 3 e ha fatto ritorno con loro Benedetti.
17 APRILE
l’Italia 1 dopo l’incidente
Sveglia alle 8.30. Annuncio di fare bagagli e di scendere al campo 1 (metri 6550) per dare il cambio a Tamagno e Bernardi. Notte insonne e al mattino debolissimo. A fatica faccio i bagagli. Una parte dobbiamo lasciarla nel sacco “Mariner” in quanto i portatori sono già partiti. Quindi zaino affardellato e pesante e discesa verso il campo 1. Con me c’erano Epis, Plazzotta e Franzoi, giornata di sole e vento. Verso le ore 18, mentre stavo sdraiato in tenda, sento dalla nostra radio trasmittente un allarme: l’elicottero precipita. Esso infatti da pochi minuti aveva sorvolato il nostro campo: andava al campo 2 per sganciare il materiale. Subito dopo veniva confermata la caduta: miracolosamente i tre componenti l’equipaggio si erano salvati.
L’elicottero giace rovesciato sul ghiaccio, abbattuto dal vento che lo ha schiacciato dall’alto verso il basso. Lo shock è stato grande per tutti noi della spedizione.
18 APRILE
Mi sono alzato molto debole, da un giorno non toccavo cibo, ma sono riuscito a mangiare qualcosa. Alle 9.30 ho avuto un colloquio via radio con il capo spedizione Monzino. Egli mi ha chiesto notizie sulle mie condizioni fisiche.
19 APRILE
Giornata splendida di sole. Siamo stati raggiunti da sette componenti, così siamo costretti a dormire in tre per tenda.
20 APRILE
Sveglia alle 8 e partenza per il campo 2. In cordata anche Franzoi e Cappon. Ore di marcia 2 e 30. Quattro componenti lasciano il campo 2 e fanno ritorno al campo base poiché ammalati.
21 APRILE
Giornata tranquilla di riposo.
22 APRILE
Pasqua. Festeggiata con un pasto speciale che prevedeva anche il dolce.
23 APRILE
Quasi in cima
In mattinata è intervenuto l’elicottero per trasportare all’ospedale uno sherpa con polmonite. Riparto per i 6900 metri, dunque la vetta si fa sempre più vicina, il mio pensiero era rivolto lassù. Con me ci sono altri tre alpinisti. Mentre salivamo piantavamo delle bandierine e qualche corda fissa. II lavoro più faticoso lo svolgevano gli sherpa ad alta quota. L’allestimento di corde ed altro materiale deve servire per la prima cordata che andrà in vetta.
24 APRILE
Giornata afosa, di riposo. Ci ha raggiunto un nuovo componente il paracadutista Trentarossi. L’elicottero ha fatto due visite per sganciare viveri freschi.
25 APRILE
Niente da segnalare.
26 APRILE
Comunicazioni radio tra i campi 2 e 4 per incomprensione tra i due cileni, il maggiore Aranda e il caporale Catalano. Dopo dura discussione con il campo base tra l’avv. Nava e Monzino, si è giunti alla conclusione che i due cileni debbano la sciare la spedizione e fare rientro in patria. Motivo: volevano proseguire per la vetta, di testa loro e ciò non è stato consentito. Nel pomeriggio, dopo una parentesi allegra con gli sherpa, il dott. Miserocchi ha impartito lezioni sull’uso delle bombole di ossigeno.
27 APRILE
Tempo capriccioso ma salute ottima. Si attende il via alla scalata finale dell’Everest. Siamo impazienti.
28 APRILE
Partenza ore 10.30 delle prime due cordate per la vetta, composte da Minuzzo, Carrel, Epis, Innamorati con due sherpa. II paracadutista Trentarossi ha lasciato il campo 2 per Lukla; escluso dalle cordate non ha più voluto rimanere.
29 APRILE
Al campo 2 nessuna novità per gli alpinisti di testa. Colpo di scena: domani proseguiranno per la vetta solamente i due pupilli Minuzzo e Carrel. Epis e Innamorati dovranno fermarsi al campo 4 (metri 7350) in attesa dell’esito dei due primi. Al seguito dei due pupilli vanno i due sherpa più forti Lhakpa e Sambu, altri 15 sherpa forti sono a disposizione affinché l’impresa riesca.
I componenti nel campo 2 vivono nel più grande stupore e malcontento per il tradimento al quale si pensava, ma mai si credeva fosse messo in atto in un momento così importante sia per il morale, sia per la posta in palio. Registriamo la partecipazione augurale alla spedizione dell’Ambasciatore d’Italia e dell’Addetto Militare, entrambi residenti in India, giunti fino a Thangpoche.
30 APRILE
Partiti per il campo 3 il dott. Miserocchi e il carabiniere Scharf. Giornata di riposo in tenda.
1 MAGGIO
Giornata nuvolosa con nevicate e raffiche di vento per cui la marcia alla vetta di Minuzzo e Carrel è stata bloccata. 28 gradi sotto zero. In mattinata i componenti del campo 2 sono saliti al campo 3 per portare bombole di ossigeno.
2 MAGGIO
Cielo coperto con sporadica nevicata, la cordata di testa è rimasta sempre ferma. Scarseggia l’ossigeno, dei 15 sherpa, 7 sono scesi dal campo 5 per prendere rifornimenti. Sono seguite ore di consulti se procedere o meno, sia gli sherpa che i nostri sono sembrati timorosi. C’è preoccupazione perché il maltempo rallenta le operazioni.
3 MAGGIO
Ultimo campo prima della vetta quota m 8000
Condizioni di tempo incerto: sole alternato a nebbia e a nevischio. Salita al campo 3 con bombola di ossigeno; battuta la pista su 15 cm. di neve fresca. A metà strada esplode un caldo in fernale, subito dopo un vento accompagnato a nevischio e freddo. Ore tre per l’andata ed il ritorno. Eravamo in 10. Anche oggi le cordate sono rimaste ferme. L’elicottero ha sganciato bombole di ossigeno che scarseggia nei campi 4, 5 e 6.
4 MAGGIO
Giornata bellissima con calma di vento. La cordata di testa ha proseguito per il campo 6, a metri 8540. Plazzotta è rientrato al campo 2 ed è partito Lorenzi per il campo 3.
5 MAGGIO
Sveglia ore 8. Cielo sereno, poco vento, notte un po’ insonne. Partenza di 4 componenti dal campo 2 verso il campo 3 a metri 6.500 per portare ossigeno. Questi sembrano esclusi per la salita alla vetta, però è tutto da vedere. Questo è quanto si è appreso dalle voci ufficiose. Dal campo 3 si sono mossi per il campo 4 Stella, Tamagno e Lorenzi, tutti della Scuola Alpina di Aosta. Mentre le cordate di testa con Minuzzo, Carrel, i nepalesi Lhakpa e Sambu, dal campo 6 a metri 8540, sono andati in vetta conquistandola alle ore 12.40. Partiti alle ore 6 hanno fatto ritorno alle 19.40. In loro aiuto sono partiti Epis, Innamorati e Benedetti più lo sherpa Gyaltzen ed altri con torce ed altri accessori. Tutti stanno bene, molto stanchi, nessun congelamento agli arti.
La prima cordata in vetta del M. Everest m 8848
6 MAGGIO
Sveglia ore 8. Sorpresa: sono costretto a partire per il campo base. Faccio i bagagli e parto contento; motivo di carattere medico. Infatti pesandomi al campo base risulto calato di 11 Kg.: 78 in Italia, qui 66. Al campo 2 dopo visita medica risulta lievemente abbassata la pressione, il resto è in ottimo stato. Tutto quello che mi ha detto il capo spedizione risulta una scusa, in quanto c’è gente che sta peggio di me fisicamente.
In realtà al posto mio per la vetta è stato mandato un capitano dei carabinieri. Ordine dall’alto: un carabiniere deve andare in vetta. I due carabinieri semplici erano fuori causa, non se la sentivano. Il bagaglio pesava circa 25 chili; partiti alle ore 10 siamo arrivati al campo base alle 17.30, stanchi morti. II sacco pesante l’ho abbandonato a metà Ice Fall. Gli altri in cima all’Ice Fall erano già sfiniti. Infatti c’era un caldo da morire. L’attraversamento dell’Ice Fall era pericolosissimo e faticosissimo. Con me c’erano Vanzetta, Bernardi, Plazzotta. Al mattino dal campo 1 erano scesi Sommadossi, Levitti, Dotti. Al campo base pochi amici erano ad accoglierci.
7 MAGGIO
Tempo buono. Il capitano Marconi mi porta la sorprendente notizia: “Devi preparare i bagagli e partire per l’Italia”, stupore da parte mia, ma nessun dispiacere. Saluto i componenti del campo base. Ho chiesto di salutare il capo spedizione ma la risposta è stata negativa in quanto era impegnato con le radio ed era in atto la scalata da parte della cordata di Epis, Innamorati e Benedetti, due alpini della SMALP e un carabiniere capitano. Con me hanno lasciato il campo base Sommadossi, Dotti, Bianchi il maggiore Aranda del Cile, Plazzotta, Vanzetta e il capitano Tancon. Motivo di tale partenza, tutti ammalati; per Tancon e Sommadossi i motivi sono più gravi (“sobillatori”) ma non veri. Il capo spedizione Monzino, prima che lasciassi la piazzola elicotteri, ci ha rivolto il suo saluto. Io sono stato l’unico fra tutti a riceverlo. L’elicottero ha fatto tappa a Pheriche e poi con un altro elicottero siamo arrivati a Lubla dove abbiamo trovato la primavera e un campo molto attrezzato. Al pranzo ci è stata servita minestra di riso e carne, frutta, caffè e champagne, quest’ultimo per festeggiare il successo della seconda cordata che ha raggiunto la vetta alle ore 12. Domani se il tempo lo permetterà si partirà con gli aerei per Kathmandù così finirà quest’avventura noiosa, e piena di colpi di scena e falsità.
Aurelio De Zolt a m 5100
Aurelio De Zolt