Magazine Diario personale

Speravate di meglio

Creato il 28 marzo 2013 da Lavostraprof

Il mio orologio ha le lancette. Poi, certo, sopporto anche gli orologi digitali, cifrati, per così dire, ma li sopporto e basta. Giusto perché ci sono.
Se mi chiedete che ore sono adesso, io non vi rispondo: sono le ore dieci e ventisei, ma: son quasi le dieci e mezza.
Insomma, sono della generazione del “quarto”, del “passate” e del “quasi”: undici meno un quarto quasi, dieci e mezza passate, quasi le dieci, e, quando si voleva essere proprio precisi: dieci e mezza passate da due minuti.
Adesso c’ho gli studenti che mi dicono: siamo andati a fare un giro in piazza alle undici e trentadue. Li mortacci. Mi viene da spaccargli il tema in testa e dire: ma quando mai, nel mondo normale e giornaliero, tu ti metti a dire che sono le undici e trentadue??
Ecco, il fatto è questo. La risposta è: sempre.
Viene sempre (a “loro”) di dire: sono le undici e trentadue, siamo partiti per la gita alle 7 e zerotre. E a me viene da spaccargli gli orologi in testa, ma non posso.
Tutto per dire che c’ho una radiosveglia con numerini digitali. Rossi. Radiosveglia che non uso mai. Nel senso che c’ho questa sveglia interiore che carico la sera e poi la mattina mi dice: va’ che son quasi le sei. E io mi alzo. Funziona sempre? Abbastanza sempre. Sufficientemente sempre. Finora, sono sempre arrivata a scuola anche in anticipo e mio figliolo ha perso il treno una volta sola. L’orologio interiore c’aveva le pile scariche e quella volta lì ho continuato a dormire.
Ma comunque, fatto sta che non uso la radiosveglia come sveglia. E neanche come radio. Sta lì perché, capitasse, vedo ‘sti numerini rossi. Che non mi piacciono. Digitali.
Soprattutto da quando mi è venuta questa ossessione che i numerini sono, per così dire, allineati. una cosa un po’ alla Stephen King che uno pensa: che cosa c’è sotto?
Che cosa c’è sotto al fatto che ogni volta che guardo la sveglia digitale i numeri hanno delle combinazioni strane?

mi ci è voluto un minuto per recuperare la macchina fotografica

mi ci è voluto un minuto per recuperare la macchina fotografica

Per dire: io vado a letto prestissimo. In queste settimane di dolore, magari ero a letto e leggevo. Poi dicevo, tra me e me, va’ che sonno, meglio che dormi, chissà che domani la tonsilla s’è raffreddata e la schiena a culo si è rimessa. Così metto giù il libro e spengo la luce e l’occhio mi cade sui numerini rossi. Che non sono mai: mezzanotte appena passata, oppure, quasi le undici e mezza. No. Sono: le 23 e 23 (questo è un numero che mi torna spesso, fastidiosissimo), oppure le 0.00. Le prime volte ridevo: ah, ah, va’ che buffo, ventitrè e ventitrè. Le seconde volte ho cominciato ad aggrottare la fronte. Le terze volte mi sono sentita il fiato di It dietro le spalle.
Allora, astutissima, ho portato avanti la radiosveglia. Di quattro minuti. Così, ho pensato, quando sono le 23 e 23 in realtà la radiosveglia segna, con i suoi numerini rossi, le 23 e 27 e siamo a posto. Macché. Adesso mi addormento quattro minuti prima, alle undici e venti quasi, ma la radiosveglia che è avanti di quattro minuti, segna le 23 e 23. Ancora.
Inquietante.
Poi, lo dico, io di notte tiro dritto, col dormire ma, se mi sveglio, mi sveglio alle tre e un quarto quasi o alle tre e mezza appena passate. Non nell’intervallo tra uno e l’altra ora, no. O alle tre e un quarto quasi oppure alle tre e mezza passate. È un rito interiore che risale a quando i miei antenati erano longobardi. Credo.
Comunque, prima mi ci divertivo: to’, guarda, son sveglia alle tre e un quarto quasi, come sempre. Mi giravo e ricominciavo a ronfare.
Adesso mi sveglio, butto l’occhio e vedo: 313 (che è la targa di Paperino, ma mi inquieta, di notte, numerini rossi) oppure 333 (questo mi inquieta ancora di più, e meno male che non vedrò mai 6 e 66).
Poi mi sveglio che son quasi le sei, cioè, per la maledetta sveglia: 5 e 55. Anche adesso che l’ho portata avanti, continuo a svegliarmi alle 5 e 55 sue (che sono le sei meno dieci mie, e non posso mica cambiare ancora, se no rischio che mi sveglio alle quattro di notte, no?).

inizio del post

inizio del post

Poi, durante la giornata, comincia la cosa della specularità. Cioè, a che ora credete mi sia messa qui a scrivere? Verso le dieci (orologio lancette). Ma siccome dovevo parlare della maledetta sveglia, le ho buttato un’occhiata (è lì, a destra, che mi guarda). Risultato: 10 e 01.
Sono sicura che, ora che ho finito, mi sono fatta l’impacco caldo per la schiena, ho stampato i lavoretti della classe, ho steso la roba scura e mi sono seduta a finire qui, dolorante per la

e infatti...

e infatti…

schiena sempre più a culo, saranno le 11 e 11.
La cosa più balorda, comunque, è che è qualche giorno che penso a ‘sto pezzo, e mi son detta: devi testimoniare visivamente l’arcano, e mi son messa a fotografare la sveglia maledetta. L’ho fotografata una volta, quattro giorni fa (poi mi son rotta le balle). Lo so che è stato quattro giorni fa perché le foto digitali mantengono ora, data eccetera. indovinate a che ora ho fotografato, quattro giorni fa: sempre le 10 e 01. Così che io adesso sono andata a scaricare la foto di quattro giorni fa e me ne sono trovata una uguale a oggi (che potrei anche mettervele tutte e due, ma voi come fate a vedere che sono di due giorni diversi? Così ne metto una, ma, per chi ci crede, giuro che ne ho due uguali).
Poi, vabbè, mica mi metto qui a farmi vedere che ieri il figliolo è tornato alle 16.16 e l’altra figliola alle (esattamente) 17.17.
Vi dico solo che mi sto inquietando. C’è un messaggio nascosto se il maritino torna a chiedere il giusto mangiarino proprio alle 19 e 19? No, figuriamoci. Ma io starei attenta. Magari è un messaggio per Bersani e i Grillini. Magari la fine del mondo è vicina.

palindromicamente

palindromicamente

(mi danno meno fastidio le ore palindrome, per dire. Ieri ho finito di pranzare alle 12.51, che scritto così non vuol dire niente, ma sulla mia sveglia è più significativo)

(e comunque, lo so che vi state inquietando anche voi, per me. Ma pensate che non vi ho nemmeno fatto la sviolinata di quando guardo le ore e ci sono i numeri in fila: le 12.34, ad esempio; le 23.45, oppure, meglio ancora, le tabelline: che ore sono? Son le 2.46.
Qualcuno ci osserva)



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