La storia degli Spettro è legata alla scena fiorentina e a realtà che chi ci legge dovrebbe aver già sentito più di una volta, basti pensare a Carlos Dunga, Giuda, La Cuenta, LOIA, Macerie, Robanera, Hate & Merda, Dolorean, tutti nomi con cui hanno intrecciato il percorso, condiviso palchi, e, spesso, anche i membri. Un background che dovrebbe far drizzare le antenne, fosse altro perché si sta parlando di un manipolo di gruppi in grado di portare in dote una visione cruda e disincantata dell’hardcore, una variabile impazzita che affonda le proprie mani nel disagio e sa gestire in modo personale la pulsione a riversarlo sull’ascoltatore. Altra peculiarità della formazione è l’ampia forbice d’età che corre tra i vari componenti, il che contribuisce a creare un impasto personale ma nient’affatto male assortito in fatto di approcci e sensibilità con cui la materia sonora viene trattata. Rispetto alla prima presente su Bandcamp, la versione ampliata di Autunni Del Dissidio di cui parliamo in questa sede contiene i brani “Corpo” e “Kurtz” e si avvale dell’apporto grafico di Stefano Matteoli (già all’opera con DioDrone e La Cuenta), ad offrire un quadro completo di quello che la band – in attività dal 2009 – ha realizzato prima di optare per una (speriamo momentanea) pausa conseguente all’abbandono di uno dei fondatori. Ciò che fuoriesce da queste tracce è un hardcore disperato e oscuro, costruito con suoni slabbrati e a tratti ricoperti di ruggine, così da rendere ancora più minacciosa l’idea di venirne colpiti, di subire un affondo da una lama che ha visto giorni migliori e sembra essere stata appena disseppellita dal fango. Altrettanto particolari sono i testi, espressione in versi di una disperazione esistenziale prossima al nichilismo e alla consapevolezza della sconfitta, a tratti criptici nei loro riferimenti alla sfera personale ma mai annacquati da un decadentismo posticcio da belli e dannati. Del resto, non c’è nessuna concessione alla posa o alla fighetteria negli Autunni Del Dissidio, lavoro dolente e doloroso, ostile come la casa di un redneck immersa nelle paludi, impulsivo come un animale ferito e agonizzante al lato della strada. Ai beati autunni del dissidio. Stanchi di piangere in silenzio. Stanchi di scrivere col nostro sangue. Stanchi.
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