Il Sunday Times si preoccupa della nostra privacy e mette a nudo abitudini più o meno note delle app che usiamo sui nostri smartphone. Vediamo chi ha fatto il bravo quest’anno!
Facebook, Twitter, Badoo, Flickr. La lista delle applicazioni autorizzate a curiosare nei nostri telefoni è lunga e include alcuni dei titoli più scaricati, ma lungo è anche l’elenco dei dati personali che condividiamo con queste società, dalla semplice lista dei contatti agli sms e alle foto.
Naturalmente non si parla di violazione della privacy, ma quando le autorizzazioni sono troppo implicite, nascoste nelle condizioni d’uso e dunque di difficile accesso per l’utente, i diretti interessati si sentono in debito di qualche spiegazione.
Il permesso è chiaramente esposto nella pagina relativa dell’Android marketplace e è l’anticipazione di nuove funzioni che consentiranno agli utenti di integrare Facebook e sms. In ogni caso, fatta eccezione per test molto limitati, non abbiamo ancora lanciato nulla, quindi non stiamo sfruttando questi permessi.
Così parla un portavoce di Facebook, giustificando l’accesso agli sms degli utenti Android da parte dell’applicazione. Non ci resta che fidarci, non avendo controllo sull’uso che queste applicazioni fanno dei diritti accordatigli.
D’altro canto quello di Facebook non è il caso più eclatante: l’articolo del Sunday Times indica due applicazioni minori, My Remote Lock e Tennis Juggling Game, come prodotti in grado d’intercettare persino le nostre chiamate.
Naturalmente il problema non è limitato alle applicazioni Android, per quanto la presenza di una policy unica su tutto l’Apple Store e i controlli di Cupertino su ogni prodotto distribuito al suo interno fa dormire sonni più tranquilli agli utenti con la mela.
L’unico dato certo è che 400.000 applicazioni per Android e 500.000 per iOS sono disponibili per il download e il successo del sistema si fonda sulla fiducia dell’utente. Se questa fosse messa in discussione forse le relative società prenderebbero più sul serio la privacy dei propri clienti.