Come vi sto anticipando da giorni, entro fine mese – mi spiace non potervi dare ancora una data più precisa – pubblicherò il mio primo ebook a pagamento.
La piattaforma scelta sarà, con ogni probabilità, Simplicissimus.
L'ebook in questione è Scene selezionate della Pandemia Gialla, di cui vi sto regalando ogni tanto qualche anticipazione. Visto che ve lo farò pagare, sto dando il meglio di me per eseguire un editing rigoroso e certosino, a costo di rileggere tutto dieci volte. Ho anche aggiunto due capitoli rispetto a quanto detto solo pochi giorni fa, così l'ebook sarà ancora più completo e corposo.
Il prezzo preciso lo devo ancora decidere, ma sarà senz'altro i più friendly possibile.
Per quel che mi riguarda SsPG sarà una prova del nove di importanza epocale: se ci saranno buoni segnali per proseguire su questa strada non lesinerò nell'impegno profuso nella scrittura. Viceversa... boh. No, non è ipotizzabile affermare che smetterò di scrivere, tuttavia una flessione non è per niente da escludere.
Fino a pochi mesi fa ero del tutto soddisfatto e convinto della libera e gratuita condivisione dei miei ebook. Probabilmente questa rimarrà la mia posizione anche in futuro, tuttavia alternare qualche lavoro “prezzato” agli altri in download a costo zero potrebbe darmi quella sensazione di professionalità che, a tuttora, mi manca.
Non che sia un prezzo a fare la differenza, non sto dicendo questo. Correggendo appena il tiro sostituirei quindi “professionalità” con “dignità”. Non personale, bensì legata al mestiere della scrittura. Che in Italia vive una dimensione distorta e malata.
A indirizzarmi in modo definitivo su questa strada, che già da mesi stavo valutando, è stato l'amico Davide in un dittico di vecchi e illuminanti articoli: questo e questo.
Che poi, a voler ben vedere, questa sua frase: “È nel DNA nazionale – non vogliamo pagare” dovrebbe sortire l'effetto opposto e convincermi a dedicarmi ad altro, tipo la fotografia o l'orticultura.
Invece no: voglio vedere se questo assunto può essere smentito. Voglio provare a restituire un po' di onore alla professione creativa più vituperata, schifata, derisa e spernacchiate di tutte. In Italia.
Se sarà un fallimento, che sia. Almeno mi sarò tolto il dubbio.
Va da sé che questa scelta è conseguente alla mia scelta definitiva e quasi irreversibile di non voler usufruire dell'intermediazione degli editori nel processo scrittura/lettura. Le motivazioni oramai le conoscete (conflitto d'interesse, impossibilità di aspettare i tempi elefantiaci del settore, ma anche sostanziale poca stima dei soggetti in questione, salvo i noti casi...)
Mi fanno sempre sorridere le reazioni incredule di altri appassionati di scrittura quando dico loro che i miei rapporti con le case editrici si limitano a un paio di manoscritti spediti nel lontano 2005 e poco altro. L'incredulità diventa poi sospetto quando aggiungo anche che non ho mai avuto alcuna smania di trovare un editore. Sarà sociopatia? Egocentrismo? Scarsa predisposizione al lavoro di squadra? E chi lo sa...
Resta il fatto che, al di là di qualche racconto che di tanto in tanto scriverò ben volentieri per delle antologie strutturate come Dio comanda, e affini alle mie materie di competenza, la strada che percorrerò sarà quella dell'auto-editoria. Termine che mi piace assai di più rispetto ad autoproduzione.
Beh, chi vivrà vedrà.