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TRAMA
Peter Parker è un bambino abbandonato in fretta e furia dai genitori che lo affidano nelle premurose mani degli zii. Una volta cresciuto, incuriosito dalla scomparsa dei suoi, si mette sulle loro tracce, finendo in un laboratorio in cui si sperimentano innesti genetici. Rimane involontariamente (e comicamente) vittima di uno di questi test, adottando così solo le caratteristiche positive dei ragni (capacità di salire sui muri, di tessere ragnatele e una forza sovrumana che a quanto pare appartiene a questi insetti). Lutti, combattimenti e baci sono dietro l’angolo. RECENSIONE C’era davvero bisogno di un altro Spiderman, a così pochi anni di distanza dall’ultima trilogia? A chi può interessare? Beh il target è quello giovanile e degli appassionati Marvel, ma alla fine finiamo (quasi) tutti in sala a vedere questo titolo, contenti che finalmente i cinema propongano qualcosa da vedere in compagnia. La Sony da parte sua aveva era motivati da interessi economici e la scadenza dei propri diritti era prossima. Nonostante l’inutilità dell’opera alla fine però possono uscirne praticamente tutti soddisfatti: quelli della Sony, visti gli incassi, gli spettatori e forse anche gli appassionati. Cinematograficamente parlando The Amazing Spiderman è inferiore al primo capitolo della trilogia di Raimi: meno furbo, meno accattivante, meno sexy, meno ritmato. Ha però una caratteristica oramai comune a tutti i prodotti Marvel (salvo Captain America): non si prende molto sul serio, salvando con l’autoironia passaggi che potrebbero risultare involontariamente comici. The Amazing Spiderman risulta comunque maldestro, poco fantasioso e troppo lungo. Riesce però a coinvolgere grazie alla tenerezza che ispirano i due protagonisti, veri outsider del cinema commerciale: il minuto Andrew Garfield e l’occhi da cerbiatto Emma Stone, due talenti decisamente sprecati per un blockbuster che hanno preso i loro ruoli molto seriamente. Lo stesso si può dire per Martin Sheen e Sally Field. E che dire del regista? Stiamo parlando dello stesso Marc Webb che stupì in molti con l’indipendente 500 giorni insieme. Alla fine quindi ciò che rimane è la curiosità per un blockbuster affidato a mani e volti che coi film commerciali non hanno mai avuto nulla a che fare. VOTO: 6
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