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Spigolature da “ora solare” – Disonestà

Creato il 28 ottobre 2012 da Fugadeitalenti

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Bruxelles, ore 7 di sabato mattina. Un tassista mi raccoglie per portarmi all’aeroporto. E’ di origine italiana, per parte di madre, per cui non c’è bisogno di parlare francese con lui. E’ anzi contento di parlare nella sua lingua materna, considerato che in Italia ci va spesso, d’estate.

Il discorso va inevitabilmente proprio sull’Italia, sui suoi problemi, sulla crisi. Quella stessa crisi che, mi racconta, si sente molto meno in Belgio, soprattutto a Bruxelles.

Ma è un passaggio del suo discorso, che mi lascia choccato. Che mi fa capire che forse, al di là di ogni lecita speranza, questo Paese è realmente malato nel profondo di disonestà. Che forse non c’è via d’uscita, perché il cancro della corruzione ha corroso ormai tutti gli organi vitali.

La frase rivelatrice è questa: “ma lo sai”, mi dice il tassista, “che tra tutti i clienti internazionali che carico qui, SOLO gli italiani mi chiedono -oltre alla normale ricevuta- delle ricevute in bianco?” Per fare cosa, ve lo lascio solo immaginare: riempirle con importi di fantasia, da incassare presso l’azienda o ente pubblico dove lavorano, mettendo da parte così un extra-bonus per la missione all’estero. Gonfiando le spese, in modo assolutamente illecito. Succede all’estero, ma probabilmente succede dieci volte tanto pure in Italia, con la benevola complicità dei nostri tassisti. Ancora più “complici”, conoscendo i loro “polli”…

Questa è la nostra classe dirigente, signori: non sono solo i Fiorito o gli Zambetti di turno. Sono le migliaia di dirigenti o funzionari che lucrano su poche decine di euro. Il fatto che -come mi ha confermato il tassista- lo facciano SOLO gli italiani, mi ha raggelato. Lui stesso appariva incredulo, nel confidarmi questo particolare.

Tralascio il dettaglio della ricorrente ignoranza linguistica della nostra classe dirigente – “ma lo sai che quando arriva un italiano qui in Belgio, mi blocca il taxi per due o tre giorni, perché non parla una parola di francese e vuole solamente me, che parlo italiano?“…

…la conclusione della corsa, davanti all’aeroporto, tradisce la nostalgia: “e comunque l’Italia è un gran bel Paese“, mi dice il tassista, congedandosi. Lo saluto, evitando l’inevitabile considerazione, che l’avrebbe solo intristito. “Con una classe dirigente da Terzo Mondo“, avrei voluto aggiungere. Au revoir.

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