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Spinelli e Tabucchi prendono a testate gli intellos pro-Battisti

Creato il 16 gennaio 2011 da Giba1985
Spinelli e Tabucchi prendono a testate gli intellos pro-BattistiFinalmente qualcuno che gliene canta quattro. Ci sono voluti Antonio Tabucchi  e Barbara Spinelli, italiani in Francia, per sentire critiche feroci agli intellettuali francesi che considerano Cesare Battisti un intellettuale "perseguitato" dalla giustizia italiana. Sarò forse il fatto che, scusate il bisticcio, i due sono vicini alla compagnia de il Fatto quotidiano, ma era venuto il momento che qualcuno ricordasse qualche dato agli intellò d'Oltralpe ribadendo i principi di giustizia, tutelando l'immagine dei magistrati, ma anche accusando questi scrittori e filosofi di essere una "casta" dotata di "immunità". In culo a Bernard Henry Lévy e a Fred Vargas.
Tabucchi lo ha fatto tramite le pagine di
Le Monde
, ricordando che:
Cesare Battisti, santificato da qualche intellettuale francese, è stato condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi di cui due che lui ha commesso direttamente uccidendo le sue vittime con un colpo di pistola alla nuca.

Lui ha cominciato come criminale comune rapinando nei supermercati per il suo beneficio personale fino al momento in cui, in prigione, ebbe l'idea di mettere la sua esperienza al servizio di un gruppo terrorista (i PAC, Proletari Armati per il Comunismo). Evase in compagnia del terrorista che l'aveva istruito e di un mafioso di cui i due erano amici. A partire da lì i suoi furti cambiarono di natura: non si trattava più di raine a mano armata, ma di quelli che si chiamavano ormai "espropri proletari".
Ricorda poi che Battisti ha usufruito "abusivamente" della dottrina Mitterand, che non era concessa a chi aveva commesso delitti sanguinari. Non solo. Anche chi aveva "complicità evidente in vicende di sangue", ricorda Spinelli, non doveva essere protetto dalla legge.
Quindi Battisti ottenne lo status di rifugiato. Cita poi
l'ipotesi dell'ex magistrato Bruno Tinti, secondo cui:
collabora con i servizi francesi, ai quali vende tutto quello che sa sul terrorismo internazionale. Lo ha ammesso lui stesso raccontando di essere stato aiutato dai servizi segreti francesi nella sua fuga in Brasile. Il processo in contumacia contro Battisti si è svolto nelle migliori garanzie, perché l'istituzione giudiziaria italiana, a differenza della francese, prevede che il latitante sia comunque assistito da avvocati, vantaggio di cui Battisti ha ampiamente approfittato. Sottolineo che, nei casi di terrorismo contro lo Stato, in Italia l'atto è giudicato da un tribunale ordinario che rende una sentenza con le motivazioni. In Francia, al contrario, un caso come questo è trattato dal tribunale speciale, a porte chiuse, che rende una sentenza senza motivazioni. E' una delle ragioni per cui  la Francia ha spesso subito delle critiche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
E poi, alla fine, si lancia contro i soliti intellettuali inutili francesi, quei tuttologi che parlano di tutto senza sapere nulla. Bernard Henry Lévy, Fred Vargas e Philippe Sollers:
  • Bernard Henry Lévy, il credulone contaballe di cui ho già parlato in passato,  "sul suo blog ha messo l’immagine di Battisti accanto a quella dell’iraniana condannata alla lapidazione, Sakineh", sostiene Tabucchi. Ricorda un articolo di BHL pubblicato su "Le Point" del 19 febbraio 2009 che cominciava così: "Ignoro se Battisti abbia commesso o non i crimini che gli sono imputati". Bell'incipit, un pensiero che l'autore italiano paragona alla dottrina adottata da Silvio Berlusconi in Italia, da Brice Hortefeux (ministro degli Interni) in Francia e George W. Bush.  Sempre diretto a BHL Tabucchi ricorda che
    i magistrati hanno fatto arrestare un gran numero di mafiosi, di terroristi e di politici corrotti. E non sanno che molti di questi magistrati hanno pagato con la vita. E, evidentemente, non sanno che il signor Berlusconi, dal suo arrivo al potere, a definito la magistratura 'un cancro da eliminare'. E, dal suo punto di vista, essa è veramente un pericolo, perché la magistratura in Italia è indipendente e non obbedisce al guardasigilli come in Francia.
  • Fred Vargas, l'autrice di gialli - forse l'amante di Battisti - è definita da Tabucchi, "la filosofa del diritto più preparata in Francia sul caso Battisti":
    Il magistrato Armando Spataro, su Le Monde del 12-13 dicembre 2004, aveva replicato come si deve alla sua mancanza di informazione. (...) Vargas ha le sue 'convinzioni', e non devo convincerla, è andata in Brasile per sviluppare la sua opera di convinzione. Seguendo il suo eroe, e criticando le leggi sui collaboratori di giustizia del sistema italiano, perché si è dimenticata della pentita Frédérique Germain, detta Bionda-Bionda, che nel 1988 fece condannare i terroristi francesi di azione diretta e non ha mai scontato la sua pena perch* aveva collaborato con la giustizia?
    Tabucchi ricorda i casi di alcuni terroristi condannati, Nathalie Ménigon, che dovette aspettare dal 1996 al 208 per ottenere la semilibertà nonostante fosse emiplegica, e Georges Cipriani, rinchiuso dal 2001 nell'ospedale psichiatrico, uscito solo nel 2010 per beneficiare della semilibertà. "La legge Kouchner sui prigionieri anziani e malati è stata applicata in primis all'ex prefetto collaborazionista (dei nazisti durante la repubblica di Vichy, ndt) Maurice Papon, che ne ha beneficiato".

  • Philippe Sollers che ha dichiarato a La Repubblica il 5 marzo 2004 che "In Italia c'è stato anche un terrorismo di Stato molto importante in quegli anni. Si è trattato di una vera guerra civile e sociale" e ha poi continuato dicendo: 
    E’ possibile che Sollers, cui il diritto sta tanto a cuore, non si sia ancora reso conto che esiste in Francia una legge arcaica come la 'garde à vue' (più di 24 ore di detenzione nelle celle di un commissariato senza aver diritto a un avvocato e con la perquisizione personale a discrezione dei poliziotti), denunciata anche quest’anno dalla Corte europea dei diritti dell’uomo
Poi ricorda che non c'è stata nessuna guerra civile e che "i brigatisti, che qualche intellettuale francese continua a vedere come degli eroi romantici, erano degli assassini che sparavano alla schiena dei magistrati, dei giornalisti, degli intellettuali e dei poliziotti".
Ma quello che è più offensivo è che queste persone che non hanno vissuto quello che hanno vissuto gli italiani si permettono così superficialmente di domandare all'Italia di mettere un velo sulla nostra tragica storia che non è ancora chiara. 
E poi, la stoccata finale. Molto "travagliesca".
Scrivo quest'articolo in Francia, paese che amo e dove vivo spesso. Amo la Francia perché conosco la sua lingua, la sua letteratura, la sua storia. Ma questi intellettuali conoscono veramente l'Italia? E conoscono l'Italiano? Non è una questione aneddotica: per leggere gli atti dei processi di un tribunale italiano, bisogna proprio conoscere la lingua italiana.

Qualche giorno prima era stata Barbara Spinelli, opinionista di La Repubblica e profonda conoscitrice della Francia, a scagliarsi contro gli intellettuali francesi citati da Tabucchi, aggiungendo anche Daniel Pennac (che forse manca dall'elenco di Tabucchi perché Pennac ha firmato l'appello di Gallimard contro la condanna allo scrittore italiano a pagare un milione e passa di euro a Renato Schifani per una causa di diffamazione) "e i tanti francesi che guardano all'Italia come a un paese di scimmie, privo di magistrati dignitosi: bellissimo e incivilissimo, diceva Stendhal".

I francesi in questione sono esteti e assai selettivi: contro la mafia o la cultura dell'illegalità dilatata da Berlusconi, mai alzano la voce.

Spinelli va giù duro, con parole pesante, contro gli scrittori e i filosofi transalpini. Arroganti, moralisti privi di ironia, strabici, ma anche ciecità, ignoranti militani:

Gli intellettuali mobilitatisi per Battisti si immaginano eredi non solo dei dreyfusardi ma dei moralistes francesi vissuti fra il '500 e il '700. I moralisti non facevano la morale ma descrivevano la storta natura dell'uomo, a cominciare dalla propria, con impietosa ironia. Penso a Montaigne, La Rochefoucauld, Pascal, Vauvenargues, Chamfort. (...) uno strabismo singolare li affligge: ben più arduo, se non impossibile, è approfondire ancor più l'esame di sé. Quando maneggiano il concetto di rivoluzionario o di intellettuale, l'acume diminuisce. Aver ghigliottinato un re è motivo immutato d'orgoglio, che li rende superiori a ogni europeo.

Anche l'universalismo, di cui i francesi si vantano, li rende ciechi ai propri limiti, incapaci di apprendere.
Passa poi,come anche Tabucchi, a sottolineare l'impegno dei giudici italiani e la loro maggiore indipendenza rispetto quelli transpalpini:
È l'ignoranza militante che provai a descrivere il 14 marzo 2004 su Le Monde, in una lettera aperta su Battisti agli amici francesi, ma si sa che le parole informative non servono quando non si vuol sapere e si vive nel performativo (basta che io dica una cosa e la cosa è, anche se contraddetta dai fatti). Quel che si vuol ignorare è come funziona la giustizia in Italia, la sua indipendenza ben più solida che in Francia, la lotta che i magistrati conducono contro la mafia, la corruzione, la politica ridotta a lucro privato.
E poi anche lei fa il paragone tra il linguaggio di questi intellettuali con quello di Berlusconi:
Non a caso parlano lo stesso linguaggio di tanti marxisti finiti con Berlusconi. Lo spirito libertario del '68, lo hanno stravolto facendosi libertini. Il disprezzo delle istituzioni, della Costituzione, della magistratura, accomuna perversamente tanti intellettuali francesi e Berlusconi: stessi attacchi ai giudici e ai "teoremi giudiziari", stesso istinto a parlare di Battisti come di un accusato o un capro espiatorio e non di un condannato.
A Lévy, che invita gli italiani a "voltare la pagina degli anni di piombo", o almeno a pensarli "senza passione, con equità, evitando la terribile logica del capro espiatorio", Spinelli ricorda che:
le pagine si voltano ricordando e facendo giustizia (la clemenza viene dopo i verdetti), altrimenti restano lì, infezione letale. Oppure le si gira e basta, come fanno gli scemi o gli arruolati dell'Ignoranza, due categorie così affini. 
E infine l'accusa di essere una "casta" con tanto di "immunità".
Pur avendo compiuto la rivoluzione e chiamato ogni uomo allo stesso modo  -  citoyen  -  lo spirito di casta è tenace. Se sei un intellettuale hai speciali immunità, anche se hai ammazzato tua moglie come il filosofo Althusser. Già Tocqueville trovava intollerabile la mistura francese tra politici e letterati.
Postilla. Nelle "Chroniques des abonnés" di Le Monde, Jean-Pierre Villeléger, un lettore, ricordava ai suoi connazionali innamorati di Cesare Battisti l'importanza dell'estradizione. Lo fa con un semplice parallelo:
Ci ricordiamo in particolare della serie di attentati commessi a Parigi nel 1995 dalla Gia (Gruppo islamico armato) Uno dei suoi organizzatori, Rachid Ramda, trovò rifugio in Inghilterra dove fu arrestato e poté soggiornare dieci anni. Alle domande d'estradizione che il governo francese presentò a più riprese le autorità britanniche opposero un rifiuto motivato dal "timore che i diritti dell'accusato non siano rispettati e che non abbia un processo equo in Francia".
Un rischio serio se si considera le note di cui sopra sui tribunali speciali e l'indipendenza dei magistrati.
Immagino che i lettori che gioiscono oggi del rifiuto brasiliano a estradare Battisti in Italia sarebbero insorti ieri contro il rifiuto britannico di estradare Ramda verso la Francia. Non vedo la differenza di natura tra gruppi terroristi europei come l'Action Directe, la Rote Armee Fraktion o le Brigate Rosse e i gruppi terroristici islamici come il Gia o Al Qaeda: i loro atti consistono in tutti i casi nell'omicidio di persone.
L'Italia, come la Francia, è uno Stato di diritto dove la pena di morte è abolita. Mi sembra che noi non siamo più giustificati nel contestare la giustizia italiana così come le autorità britanniche non lo erano a rifiutare l'estradazione di Ramda. (...). E' questo il senso della decisione della Corte d'appello di Parigi che nel 2004 ascoltò la domanda italiana d'estradizione di Battisti provocando così la sua fuga in Brasile.

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