Spinning marino in giugno. Meglio coprirsi bene

Creato il 25 giugno 2012 da Pietroinvernizzi

Esattamente come tutti gli ultimi fine settimana il venerdì esco di corsa dall’ufficio e mi fiondo in autostrada per raggiungere le mie ragazze: Monica e Cecilia, che stanno passando i primi caldi di giugno a Noli, in Liguria. Questo ha pro e contro.
Di positivo c’è che sono casa da solo quindi dormo la notte, uscito dall’ufficio posso andare a fare quattro lanci per sfruttare il coup de soir (all’Idroscalo o sull’Adda) e la promozione del tavolo in cucina a dispensa, essiccatoio di esche e armadio. La cena viene consumata rigorosamente sul divano. I lati negativi invece sono il non poter andare a trote sabato, le interminabili ore di coda per andare e tornare dalla Liguria nei week end di inizio estate e salutare la mia bimba la domenica sera. Questo tran tran però ha messo in moto la mia fantasia di spinner irriducibile, perché non fare quattro lanci in acqua salata?

Il mare è grande. E la mia conoscenza dello spinning salso ha l’estensione di una pozzanghera. Questi due indizi, insieme alla scarsa conoscenza del posto, possono portare a una sola conclusione: un bel cappotto sartoriale di quelli ben confezionati. Ma non mi faccio intimidire dalla nefasta possibilità, del resto il mare è pieno di pesci. Quindi ho fatto qualche domanda in paese, mi sono attrezzato e sabato, dopo aver fatto il mio dovere, alle 19,30 sto rischiando la vita per scendere giù da una scogliera a picco sul mare.

Sono nell’unico punto indicato da tutti quelli a cui ho chiesto, Google compreso, in cui si possa praticare lo spinning. Arrivo a livello mare e mi accorgo che, appollaiato sulla mia destra, c’è un signore con due canne a fondo. Guardo un attimo meglio e mi rendo conto che con quell’attrezzatura potrebbe comodamente cercare di avvicinare la Corsica alle coste italiane… Quella visione mi galvanizza! Un pescatore locale pronto a fronteggiare l’imponderabile di fianco a me è sinonimo di concrete possibilità.

Il mare non è il massimo perché è calmo mentre mi è sembrato di capire che sia più redditizio quando è mosso o in scaduta. Inizio a martellare l’acqua ed essendo assoluto neofita e non sapendo assolutamente niente sui tipi di recupero, profondità e artificiali cerco di coprire tutte le variabili.

Cambio compulsivamente esca per stare più a fondo, più a galla o più in mezzo… Alterno recuperi a manetta con recuperi lentissimi a pettinare il fondo. Jiggate e jerkate lunghe o nervose, stop and go e top water. Lanci raso roccia e altri lunghi a cercare le profondità marine. Tutto quello che mi è venuto in mente l’ho fatto, in attesa del tanto sospirato mostro degli abissi. Il mostro, grezzo e cafone com’è, non solo non si è presentato all’appuntamento, ma non ha nemmeno mandato un suo scagnozzo a deridermi, che ne so: un serrano, una perchia, una medusa, qualcosa! Niente. In tutto questo il mio dirimpettaio continua a tirar su donzelle a nastro e sparlotti di una decina di cm. Sembra che i predatori siano spariti.

Mentre mesto stavo per ritornare sui miei passi, a poco più di una cinquantina di metri da me vedo l’acqua rompersi e un delfino che esce fino alla coda per poi ricadere in acqua. Qualche secondo e l’acqua si apre di nuovo. Alla fine saranno almeno una quindicina i salti consecutivi che disegneranno un semicerchio fino a scomparire dietro la scogliera alla mia destra. Rimango affascinato e imbambolato dallo spettacolo, come il mio vicino che al primo salto si gira e mi urla se avessi visto. Meraviglia della natura che paga da sola l’intera battuta, ma anche se non so molto di spinnig salso so bene quale fuggi fuggi abbia scatenato quella presenza vorace. Delfino curioso! Ormai è buio e non mi sono portato la lampada da testa, se voglio tornare indietro conviene andare.Scambio qualche parola col collega che mi conferma ancora una volta che quello è un posto davvero buono. Due parole al volo e lo lascio mentre monta gli starlight. Settimana prossima tornerò armato di tutto punto e non ci sarà tursiope che tenga…



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