Quando ero ragazzino, cioè pochissimo tempo fa, andavo a vedere le partite della squadra di calcio della mia città,
Bastia Umbra. Campionato Eccellenza Regionale, niente di più, ma nemmeno di meno. I supporters, o Ultras come preferirebbero essere chiamati, si chiamavano - e ci si chiamano ancora, grazie a chi ci dedica molto del proprio tempo e della propria passione umana -
Mad Boys. Una delle poche tifoserie organizzate in Umbria, comprendendo anche quelle dei team professionistici. Bene. Sì, certe volte si scendeva un po' verso il tribalismo, e si finiva con qualche scazzottata. Ma d'altronde il tifo, questo è:
prendere o lasciare. Mai niente di premeditato, però, tutto vero, verace, nostrano, per certi versi puro. Bello, in definitiva: anche perché i MB erano più che altro occasione di cazzeggio: barbecue e salsicce allo stadio, trasferte che avevano più l'aria della gita fuori porta, rimpatriate settimanali a lume di birre e ancora salsicce.
E poi c'erano i cori dello stadio: basi musicali discutibili - L' "Alleluja Alleluja" pasquale, come lo vedete? - e le parole, poi. Poesia popolare. Improvvisazione. Praticamente commedia dell'arte. Tra queste ce n'era una dedicata ad un terzino, Spippoli si chiamava di cognome - il nome non me lo ricordo, ma forse non l'ho mai saputo -,
contrariamente forte. Nel senso che era uno di quelli che si impegnava tanto, dava davvero tutto, era il cuore dei tifosi, ma aveva i piedi come due aratri. La canzone girava sulla base di Jesahel dei Delirium. E già di per sé c'è qualcosa di eccezionale. E faceva tipo: "
...quando scende sulla fascia crossa e casca..." (cioè per dire che i suoi lanci non erano proprio alla Suarez) e poi "
...con la tua chioma nera ci sembri una chimera..." (Spippoli non era proprio un adone, in più aveva i capelli lunghi mori e la barba: sì, per questo la base di Jesahel!).
Vabbé, tutto 'sto dire, per arrivare al punto: ogni volta che sento la parola chimera, io, nella mia modesta testolina, penso a Spippoli. E non posso farne a meno: e vi assicuro che non è che sia un gran bel pensare...
Se invece voi state pensando che c'entra la parola chimera, adesso vi rispondo.
Ho saputo che l'hanno fatto. Anzi ho visto che l'hanno fatto. E premetto che l'avranno già fatto un milione di volte, ma non ce l'avevano fatto vedere - aspettavano l'Epifania? (citazione colta, pregasi informarsi sul senso letterale del termine "epifania", per chi non fosse erudito, altrimenti risulta difficile la comprensione della battuta) - o almeno, ancora, io non l'avevo visto. Fatto sta che per me è una novità, anzi una discutibile novità. Insomma, all'Oregon National Primate Research Centre, hanno
prodotto in laboratorio tre scimmiette
Rhesus. Hanno cioè creato tre chimere. Due gemelli (Roku e Hex) e un figlio unico (chiamato Chimero, dall'originalissimo staff del laboratorio).
L'utilità sta nel fatto, che le cellule di questi organismi, non contengono tutte lo stesso DNA, ma differenti popolazioni genetiche. La creazione di organismi
chimera - che esistono anche in natura, ma sono rarissimi - non è una novità, esiste roba del genere fin dagli anni '60, come esperimento per il monitoraggio degli stati di crescita embrionale. Adesso li utilizzeranno per le ricerche sulle cellule staminali. Niente polemiche: la scienza è la scienza, e se l'opinabile scelta di creare degli individui artificiali, potrà permettere in futuro la guarigione di tremende malattie, ben venga. Massima fiducia nelle buone intenzioni e nel controllo dei ricercatori.
E' solo, che quando ho letto la notizia (che potete
approfondire qui, dove vedrete anche le immagini dei tre cuccioli) ho pensato a Spippoli, alla chimera, alla chioma nera, a parecchi anni fa, a quando me ne fregavo delle implicazioni etiche/morali/sociali possibili di esperimenti del genere, a quando
cazzeggiavo tra un'oretta di studio e cinque ore di sala giochi. Periodi incoscienti, superficiali, per certi versi vuoti - o poco pieni - ma molto distanti da tutto 'sto mondo...
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