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"Spira Mirabilis: l’Orchestra 'Democratica' senza Direttore"

Da Risveglioedizioni
Risveglio Edizioni, Libri, Spiritualità, Meditazione, Medicina, Cosmologia, Arte, Filosofia, Ufologia, Federico Bellini, Ambra Guerrucci, Osho, TV E’ in un centro sportivo di Formigine, una tranquilla cittadina in provincia di Modena, che si riuniscono 40 musicisti provenienti da tutta Europa e non solo, per provare un nuovo pezzo. La singolarità di questo gruppo, è che al centro del cerchio formato dai componenti che si apprestano all’esecuzione, non c’è nessun direttore d’orchestra...
I giovani interpreti si assumono infatti l’impegno e la pari responsabilità per la musica che suonano, formando pertanto, quella che si potrebbe definire: l’orchestra più democratica al mondo. Questo gruppo si chiama “Spira Mirabilis” (Spirale Meravigliosa) e si riferisce ad una figura geometrica che mostra “auto-somiglianza”; cioè il tutto ha la stessa forma di una delle sue parti. I membri suonano per lo più in altre orchestre di alto livello, ma trascorrono sei o sette periodi intensivi all’anno, una settimana circa alla volta, sui progetti di Spira a Formigine o all’estero. Formigine li ama così tanto che ha costruito un nuovo auditorium che porta il loro nome. L’orchestra è stata fondata sette anni fa da un gruppo ristretto che ha condiviso un sogno. La capo gruppo di Spira, la violinista Lorenza Borrani, che guida anche la “Chamber Orchestra of Europe”, così racconta: “Alcuni di noi si erano conosciuti fin da quando eravamo studenti, ma abbiamo scoperto che ora eravamo nella professione, non c’era tempo per studiare la musica in modo approfondito. Volevamo trovare il tempo e lo spazio per continuare a studiare, per incontrarci, per imparare e per provare insieme ed anche di condividere la musica con un pubblico, ma di fatto quest’ultimo non è il punto di Spira… è più come un laboratorio musicale.” La maggior parte delle orchestre danno il numero massimo di concerti sul numero minimo di prove. Spira fa l’esatto contrario. Il cornista Francesco Bossaglia commenta: “L’ottanta per cento di quello che facciamo qui è per noi stessi.” Questo però non deve portare alla conclusione che non sia un lavoro svolto con impegno. E’ al contrario un modo molto particolare, che richiede molto più tempo per la preparazione di un pezzo (di solito una sola opera per volta) prestando molta attenzione e sensibilità alla movimentazione del gruppo e la dinamica tra i 40 musicisti. Probabilmente molto difficile da riprodurre in un’orchestra sinfonica di più grande dimensioni. Dunque è possibile che Spira rimanga un’eccezione, ma non c’è dubbio, nell’ascoltarli, che siano eccezionali. Un “orchestra democratica” sembrerebbe una contraddizione in termini. Altre orchestre senza direttore esistono, ma sono piuttosto rare e quelle tradizionali con il maestro sul podio, che dirige i musicisti obbedienti, restano prevalenti e meno difficoltose nella gestione. Tuttavia, seppure non sia privo di problemi, questo innovativo modello potrebbe sembrare auspicabile. Imparare un nuovo pezzo composto, è più difficile senza un conduttore. I musicisti arruolano temporaneamente un metronomo per tenere il tempo e la Borrani coordina gli altri, dalla poltrona di esecuzione, assolvendo in gran parte il lavoro svolto da un direttore d’orchestra. La violinista ci spiega: “Qualcuno deve… Abbiamo dovuto imparare per provare senza direttore. Non vogliamo che la coordinazione prenda il ruolo di direttore d’orchestra, altrimenti non ha senso. Ma la cosa importante è che abbiamo un metodo di lavoro su cui siamo tutti d’accordo.” Durante le prove, più componenti parlano, proponendo idee, facendo domande, chiedendo passaggi su cui lavorare. L’unico partecipante britannico, il doppio bassista Billy Cole afferma: “Mi piace paragonare Spira alla musica da camera. E’un modo costruttivo di collaborazione di lavoro. Penso che la prima cosa sia ascoltarsi gli uni con gli altri.” La violista Simone Jandl aggiunge: “Occorre suonare ad un livello completamente diverso.” Questo modus operandi non sarebbe soddisfacente per tutti i musicisti. Per prima cosa, nessuno è pagato, anche se il costo della vita è coperto (i musicisti rimangono con le famiglie locali o condividono camere d’albergo, mentre i pasti sono forniti da un’accogliente ristorante). La disponibilità ad accettare questo modello tende ad essere visto come un segno di impegno. Ancora Laura Borrani: “Qualunque altro lavoro ci venga offerto, non vi si dovrà mai rinunciare frequentando un progetto Spira. Voi date il vostro tempo più prezioso, il vostro tempo libero a Spira. Questro progetto compete con la vostra vita di amore.” Dice l’oboista Maria Alba Carmona Tobella: “Penso che occorra un certo livello di maturità per lavorare in questo modo. Trovo la qualità delle prove sorprendente, perché il lavoro è fatto con rispetto verso ognuno.” Quanto basta per sentire che è un ambiente di fiducia reciproca, piuttosto che il frustrante rapporto tra scolaro-insegnante che a volte può insorgere tra orchestre e direttori. Nessuno è intimidito o intollerante verso le esigenze altrui, ogni un errore viene preso come una esperienza di apprendimento per il bene collettivo, piuttosto che come un insulto; e ogni musicista può accedere alla partitura del brano elettronicamente. Concludendo Laura Borrani asserisce: “Idealmente, ogni musicista dovrebbe studiare come conduttore. Entro la fine di un progetto ognuno di noi dovrebbe essere in grado di condurre il pezzo.” Quindi Spira Mirabilis non è solo un’orchestra senza direttore, ma un’orchestra di 40 potenziali conduttori. E alla fine l’esecuzione della musica su cui hanno provato tutto il pomeriggio è un suono glorioso.
Fonte: independent.co.uk

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