Spirale

Creato il 02 giugno 2015 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Vi abbiamo presentato di recente gli Spirale, giovane formazione che ci ha colpito favorevolmente sia dal vivo, sia in studio, grazie a una proposta controcorrente e per alcuni versi distante dalle consuete traiettorie. Per questo abbiamo deciso di approfondire la conoscenza in sede d’intervista, con la speranza che questo li aiuti a farsi conoscere.

Ciao, prima di tutto, raccontateci come è nato il gruppo e come vi siete conosciuti…

Loris (voce, chitarra): Gli Spirale sono nati alla fine del 2012 dopo l’incontro tra me e Giorgio, non ci conoscevamo prima di formare il gruppo, ma sapevamo che gli interessi musicali erano più o meno gli stessi. Mancava un batterista, così Giorgio chiamò Andrea Mandolini (che suonava con lui nei The Nightmare) come batterista e secondo cantante. Dopo tre o quattro live, per motivi personali Andrea non ha più voluto continuare a suonare con noi, perciò l’abbiamo sostituito con Stefano (anche lui suonava con Giorgio nei Nightmare e nei Walk Into The Storm).

Da che esperienze venite? Quale è il vostro background come ascoltatori e come musicisti?

Loris: Una delle mie prime esperienze è stata suonare con un gruppo thrash metal che al tempo si chiamava Harsh (attuali Eliminate). Poi ho scoperto l’hardcore punk, ero un appassionato di quello americano dei Germs e di quello inglese dei Discharge, ma soprattutto ero in fissa con i Crass, gli Amebix e tutto l’immaginario anarcho/crust di quegli anni. Ho avuto due progetti hardcore, gli Infects (cantato in italiano, nati nel 2010 e sciolti nel 2011 dopo aver suonato al Destroyer Fest con i Raw Power) e i Set To Destruct (hardcore di matrice americana, formati e sciolti nel 2012). In quell’anno ho conosciuto molti generi per me nuovi come grunge, doom, stoner, psichedelia, industrial e noise, che mi hanno portato a una ricerca molto più ampia. Parallelamente agli Spirale, suono da solo sotto il nome di Vacuum Templi, un progetto ambient/drone: tra il 2014 e quest’anno ho pubblicato due ep registrati completamente su nastro magnetico, mi baso molto sull’uso delle tape come scelta per un suono primitivo e contemporaneamente più realistico, anche per le performance dal vivo uso la tecnica del tape loop e della manipolazione dei giradischi.

Giorgio (basso): Io e il batterista Stefano siamo nati musicalmente insieme, ci siamo conosciuti abbastanza per caso con Facebook, dato che con il suo gruppo The Nightmare (thrash/groove metal) cercava un bassista nel 2010;  situazione medesima con i Crypt Of Truth (death metal), gruppo in cui ero appena entrato sempre nel 2010, che cercava però un batterista. Siamo andati avanti per un anno per poi formare i Walk Into The Storm (hc/metalcore) a fine 2011, band in cui suoniamo ancora parallelamente agli Spirale. Si sta creando una bella scena anche suonando in band differenti e di generi diversi, ci piace molto sperimentare vari stili ed essere piuttosto versatili. Come ascoltatore adoro le situazioni doom/sludge molto potenti e massicce, e talvolta anche qualcosa di psichedelico, gruppi tipo Melvins, Sleep, Neurosis.

Stefano (batteria): Provengo da esperienze principalmente thrash metal e hardcore punk. Agli inizi suonavo nei The Nightmare, band thrash/groove in cui c’erano anche Giorgio al basso e Andrea (ex batterista Spirale) alla voce. Nel 2011 mi sono appassionato all’hardcore e ho messo su assieme a Giorgio i Walk Into The Storm, con l’idea iniziale di formare una band hardcore punk, ma che con il tempo si è spostata molto di più verso il metalcore. Con loro ho condiviso palchi con band importanti come Raw Power, Thel Barrio, Expire, Coldburn, Meet The Storm e tanti altri, e attualmente stiamo finendo il nostro secondo ep. Nel 2013 sono entrato negli Hatred, band thrash/death Metal attiva dal 2001 e già molto nota nella scena di appartenenza. Nel frattempo, sempre nel 2013, sono entrato anche negli Spirale e con loro mi si è aperto un nuovo mondo, perché ho cominciato a conoscere generi che non avevo mai affrontato, come lo sludge, il doom e il noise. Nel 2014 sono entrato nei Baphomet’s Blood, band speed/thrash metal molto nota e che nel giro di dieci anni è stata capace di affermare il proprio nome in giro per l’Europa, infatti con loro ho iniziato a fare esperienze anche all’estero e ad appassionarmi anche allo speed metal.

Una cosa che mi ha molto colpito del vostro modo di porvi è la capacità di miscelare insieme linguaggi differenti riletti in chiave personale e, se vogliamo, inusuale. Penso a certe derive grunge ispessite da una forte carica oscura. Avevate già in mente il tipo di sonorità che volevate ottenere quando avete iniziato a comporre i brani?

Loris: A dire il vero non proprio, eravamo abbastanza confusi sul cosa suonare e come suonarlo, ma questa confusione ci ha aiutati a sperimentare più generi insieme e a formare al meglio il nostro stile.

Proprio la cappa di oscurità e disperazione che ricopre ogni brano sembra essere il collante per i vostri brani. Da dove deriva? Che tipo di sensazioni volete suggerire all’ascoltatore?

Loris: Vogliamo che l’ascoltatore si immerga nella nostra musica, non suggeriamo una sensazione precisa. Chi ci ascolta dovrebbe usare la nostra musica per esplorare i meandri della sua mente. Se poi sente davvero qualcosa che lo riguarda al 100%, allora abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. La spirale non è una cosa che riguarda solo noi tre, ma riguarda ogni essere umano ed è giusto che ognuno viva la propria.

Anche i testi appaiono pervasi da questo mood, di cosa parlano e cosa li ispira?

Loris: Le tematiche principali dei testi sono la psicosi, il malessere, il rimorso, la voglia di ricominciare tutto da capo, l’amore nero, la paura di perdere le sensazioni, ma anche e soprattutto la ricerca di se stessi attraverso il viaggio mentale…

Tra le pieghe del sound ho intravisto anche una matrice hardcore, penso a “Stato Embrionale” per esempio. Avete anche condiviso il palco spesso con gruppi legati alla scena e in generale al giro do it yourself. Vi sentite legati a quel tipo di ideologia/attitudine?

Loris: Anche se il genere che proponiamo è spesso diverso e magari a volte in contrasto con quello delle band con cui condividiamo il palco, siamo assolutamente legati all’ideologia d.i.y., anche se il nostro primo disco non è stato autoprodotto. Ultimamente stiamo lavorando all’idea di un’etichetta chiamata Weird Tapes Rekords, abbiamo ristampato il nostro ep in edizione limitata su cassetta, oltre ad aver pubblicato recentemente i lavori di Vacuum Templi (“Ceremonies” e “Ceremonies II/The temple’s tape”).

Non manca nemmeno una componente psichedelica, espansa, che a tratti fa esplodere il suono, che in altri momenti sembra rinchiudersi in sé e mostra un taglio quasi intimista/personale. Potremmo definire gli Spirale come una band maggiormente interessata a esplorare l’interiorità o il mondo esterno?

Loris: Sicuramente definirei gli Spirale come una band interessata ad esplorare l’interiorità, sia la nostra, sia quella altrui.

Venite da un luogo di sicuro non sotto i riflettori o al centro della scena, considerate questa una spinta in più o piuttosto un freno? Quanto aiuta la rete nell’uscire e farsi conoscere per un gruppo che vive lontano dal centro dell’azione?

Loris: Assolutamente un freno, soprattutto per me che abito a Montecosaro, un paese dove o si scappa o ci si muore. Chi ha o chi vuole una vita diversa dall’uscire e andare al circolo a giocare a carte, ma è costretto a vivere lì per un motivo o per l’altro, sarà sicuramente d’accordo con me. Per fortuna nel corso di questi due anni abbiamo suonato in varie zone delle Marche, quindi oramai questi problemi non ce li facciamo quasi più.

La rete è di sicuro un buon mezzo per farsi conoscere, soprattutto se vivi lontano o se i componenti di una band abitano tutti distanti tra di loro (come noi, infatti, Giorgio abita a Porto S.Elpidio e Stefano a Marina Palmense).

Il vostro nuovo disco è appena uscito, come stanno andando le cose e che tipo di reazioni ha suscitato?

Loris: Abbiamo fatto il release party al Terminal di Macerata e per quell’occasione abbiamo chiamato Gionata Mirai, chitarrista de Il Teatro degli Orrori con cui abbiamo collaborato in passato: si è esibito da solo con la sua chitarra a 12 corde e quando abbiamo suonato noi è venuto sul palco e abbiamo fatto insieme “Ossa”, il pezzo cui abbiamo collaborato. È stato molto bello, inoltre direi che il disco è stato impreziosito dalle mani e dalla mente di Daniele “Jack” Rossi, che ha lavorato intensamente con noi per darci quello che cercavamo e che volevamo.

Penso comunque che l’ep sia piaciuto alla gente, riceviamo spesso mail e messaggi da persone di altri stati che ci chiedono di spedir loro il nostro disco, c’è anche una distro/label olandese, la Dark Hedonistic Union, che ha voluto distribuire le nostre cassette.

Quale è il vostro pubblico d’adozione o comunque chi viene attirato maggiormente dalla vostra proposta?

Loris: Il pubblico rivolto a sonorità underground è stato il primo a essere attirato dalla nostra proposta, ma con il passare del tempo siamo riusciti a inglobare più realtà, perciò non ci definiamo una band esclusivamente di nicchia. Ad esempio, il disco è piaciuto molto anche a chi non frequenta la scena underground.

Avete già delle date live programmate? Che tipo di situazioni preferite per presentare la vostra musica dal vivo?

Loris: Suoneremo il 23 maggio al Circolo Dam di Macerata. Direi che non c’è una situazione ideale per presentare la nostra musica, a noi basta che i locali che ci ospitano a suonare siano disponibili. Di sicuro, non ci piacciono le situazioni forzate e i problemi, soprattutto quelli creati dai locali o dalle band con cui condividiamo il palco, anche se fortunatamente è successo solo due o tre volte al massimo.


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