Magazine Cultura

Spirito

Creato il 11 luglio 2010 da Renzomazzetti

SPIRITOTutte le arti sono sorelle: in questa frase la parola sorella è presa metaforicamente per designare una rassomiglianza più o meno profonda. E la parola è così spesso usata in questo senso che noi non pensiamo più, ascoltandola, alla relazione concreta e materiale che implica una parentela. Ci penseremmo già di più se ci si dicesse: tutte le arti sono cugine, perché la parola cugina è presa meno spesso in senso figurato; così questa parola si tingerebbe qui di una leggera sfumatura comica. Andate fino in fondo, supponete che si attiri violentemente la nostra attenzione sulla materialità dell’immagine scegliendo una relazione di parentela incompatibile con il genere di termini che questa parentela deve unire: avrete un effetto ridicolo. Tale è la frase ben nota, attribuita anche a Prudhomme: tutte le arti sono fratelli. Corre dietro allo spirito, si diceva in presenza di Boufflers a proposito di un personaggio pretenzioso. Se Boufflers avesse risposto: Non lo raggiungerà, avremmo avuto l’inizio di un motto di spirito; ma non ne avremmo avuto che l’inizio, perché il termine raggiungere è preso in senso figurato così spesso come il termine correre, e non ci costringe abbastanza violentemente a materializzare l’immagine di due corridori lanciati l’uno dietro l’altro. Volete che la risposta mi appaia del tutto spiritosa? Bisognerà che prendiate in prestito dal vocabolario dello sport un termine così concreto, così vivo, che io non possa fare a meno d’assistere sul serio alla corsa. E’ quel che fa Boufflers: Io scommetto per lo spirito. Dicevamo che lo spirito consiste spesso nel prolungare l’idea di un interlocutore fino al punto in cui egli esprimerebbe il contrario del suo pensiero e in cui verrebbe a farsi prendere lui stesso, per così dire, nell’insidia del suo discorso. Aggiungiamo adesso che questa insidia è spesso anche una metafora o un paragone, la cui materialità si rovescia contro di lui. Si ricordi questo dialogo tra la madre e il figlio nei Falsi ingenui: Mio caro, la borsa è un gioco pericoloso. Un giorno si vince e il giorno dopo si perde; ebbene, io giocherò un giorno sì ed uno no. E, nella medesima commedia, l’edificante conversazione di due finanzieri: E’ leale quel che noi facciamo? Perché, in fondo, a questi poveri azionisti noi prendiamo il danaro dalla tasca…; e donde volete dunque che lo prendiamo? Si otterrà così un effetto divertente quando si svilupperà un simbolo o un emblema nel senso della materialità e si fingerà anche di conservare a questo sviluppo il medesimo valore simbolico dell’emblema. In un vaudeville molto divertente, ci vien presentato un funzionario di Monaco la cui uniforme è coperta di medaglie, sebbene gli sia stata conferita una sola decorazione. Vedete, dice, io ho posto la mia medaglia su di un numero della roulette, e siccome questo numero ha vinto, ho avuto diritto a trentasei volte la posta. Non è un ragionamento analogo a quello di Giboyer negli Sfrontati? Si parla di una sposa quarantenne che porta dei fiori d’arancio sull’abito nuziale: Avrebbe diritto a delle arance intere, dice Giboyer. Ma non la finiremmo se dovessimo prendere a una a una le diverse leggi che abbiamo enunciato, e cercarne la verifica su quel che abbiamo chiamato il piano del linguaggio… Prendere delle serie di avvenimenti e ripeterle in un tono nuovo o in un nuovo ambiente, o invertirle conservando loro ancora un senso, o mescolarle in modo che i rispettivi significati interferiscano fra loro, tutto ciò è comico, dicevamo, perché vuol dire ottenere dalla vita che essa si lasci trattare meccanicamente. Ma anche il pensiero è qualcosa che vive. E il linguaggio, che traduce il pensiero, dovrebbe essere altrettanto vivo. Si intuisce quindi che una frase diventerà comica se offre ancora un significato anche se invertita, oppure se esprime indifferentemente due sistemi di idee del tutto indipendenti, o in fine se la si è ottenuta trasportando l’idea in un tono che non è il suo… In una commedia di Labiche un personaggio grida all’inquilino di sopra, che gli sporca il balcone: Perché gettate le vostre pipe sulla mia terrazza? Al che la voce dell’inquilino risponde: Perché mettete la vostra terrazza sotto le mie pipe? -Bergson, Il riso (frammento).

JOHN HANCOCK OTIS

Quanto alla democrazia, concittadini,

non siete forse disposti a riconoscere

che io, erede d’una fortuna e bene educato,

non fui secondo a nessuno a Spoon River

per devozione alla causa della Libertà?

Mentre il mio coetaneo Anthony Findlay,

nato in una baracca e che aveva cominciato

come acquaiolo degli operai della ferrovia,

poi diventato operaio cogli anni,

e in seguito capo-reparto, fino ad arrivare

alla direzione delle ferrovie,

e vissuto a Chicago,

fu un vero negriero,

che spezzava la schiena ai lavoratori,

e nemico spietato della democrazia.

E io ti dico, Spoon River,

e dico a te, o Repubblica,

guardatevi dall’uomo che sale al potere

e una volta aveva le pezze al culo.

-E.L.Masters-

 

RIDE, SI SAPIS.

-Marziale-

 

aaaaaaahhhhhhhhhhhhoooooooooooooohhhhhjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj

AL MUSEO

Un visitatore stanco si siede su di una ricca poltrona:

Signore! Non può sedersi lì: è una poltrona di Luigi XV!

E va bene! Appena arriva mi alzo e gli cedo il posto!

-Gino Bramieri-

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine