Per il momento ci limitiamo a considerare alcuni aspetti della spiritualità umana. Possiamo subito vedere che tutte le culture e tutte le religioni hanno aspetti e picchi più o meno intensi e validi di spiritualità. Le religioni principali si arrogano addirittura l’esclusiva o, almeno, il ruolo di guida e di esempio nel campo della spiritualità.
La cultura comune, sollecitata, indirizzata e condizionata dalle religioni, ritiene che il mondo della spiritualità sia proprio delle religioni e che queste, e solo queste, abbiano le caratteristiche e le conoscenze per esprimersi ed istruire in merito. Ritengo invece che sia proprio l’opposto: la libertà da preconcetti e da sovrastrutture religiose e di fede può consentire di arricchire, ampliare ed approfondire la propria spiritualità molto meglio di quanto possano fare le religioni.
Una spiritualità matura, libera, spontanea, universale e senza maestri o sacerdoti addetti intermediari o somministratori del sacro è molto più genuina, valida e vera.
E’ difficile, se non impossibile, mettere olio in una bottiglia piena di acqua. Allo stesso modo non è facile per chi si trova “inquadrato” e in un contesto “ricco” di certezze o condizionamenti di qualsiasi genere aprirsi completamente ed incondizionatamente al “soffio” dello spirito universale.
Molti anni fa leggendo alcuni libri di Krishnamurti ho trovato interessante la sua convinzione che per cercare la verità occorresse abbandonare la propria cultura, tutte le proprie convinzioni e le proprie fedi, tutte le proprie appartenenze (patria razza, gruppo, famiglia, ecc.), tutti i propri interessi, ecc.. Solo così è possibile non subire condizionamenti che falserebbero i risultati della ricerca.
Oggi concordo pienamente con il grande pensatore Indiano ed estendo il concetto a qualsiasi attività del nostro spirito. Quindi ritengo che tale atteggiamento di base sia essenziale anche per vivere una spiritualità profonda, positiva ed universale.
Sono convinto che la spiritualità sia patrimonio comune di tutta l’umanità e che le religioni siano comunque di condizionamento e limitazione alla sua migliore e massima espressione. Basterebbe esaminare la storia della spiritualità tra i popoli e nei periodi nei quali il Cristianesimo ha avuto una egemonia incontrastata: ad es. la spiritualità medioevale ci appare troppo spesso puerile, povera, meschina e vissuta in un ambito tetro, pieno di superstizioni, demoni, streghe, malignità e peccato ovunque, un ambito di terrori e di ignoranza, estremamente dualistica per una netta contrapposizione con un mondo del bene sempre precario e insediato da mille oscuri e terribili pericoli dell’incombente ed onnipresente mondo del male.
Per questo ritengo che, lungi dal dover sentire e vivere un senso di inferiorità e di inadeguatezza rispetto alla spiritualità proposta ed espressa dalle religioni, si possa e si debba considerare e proporre una spiritualità libera da condizionamenti come l’ideale migliore e massimo della vita. Si aprono così orizzonti immensi e quasi completamente inesplorati fino alle vette della mistica più profonda.
Possiamo parlare di spiritualità universale sia in relazione alla sua presenza in tutta la “materia” (Panpsichismo), sia per intensità e profondità fino all’essenza stessa della “realtà”.
Più la spiritualità è intensa, profonda e interiorizzante, più è estesa ed universale. Le isole sono tali solo in superfice; più si va in profondità, più risulta la continuità e l’unicità della crosta terrestre. Come abbiamo visto in Origine della vita, “…possiamo supporre che gli organismi che chiamiamo viventi in qualche modo siano collegati ad una energia vitale esterna o che gli elementi costitutivi stessi degli organismi abbiano internamente l’energia vitale in quanto questa sarebbe presente in tutta la realtà”. L’interiorizzazione può realizzare Il collegamento e la sintonizzazione con l’energia vitale alla base del proprio essere e di tutto l’universo (Panpsichismo). Questo è l’anima e l’apice della spiritualità.
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