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Splice – genetica, incesto e tradimento

Creato il 26 agosto 2010 da Soloparolesparse

Finisci di vedere Splice e ti chiedi se hai assistito ad un cagata pazzesca o ad un gioiellino da ricordare.
Poi ti ricordi che la firma è di Vincenzo Natali e propendi per la seconda ipotesi.

Splice – genetica, incesto e tradimento

Clive ed Elsa sono una coppia di scienziati che si diverte a combinare DNA di animali diversi per creare una specie capace di salvare il mondo.
Il risultato è ottimo (anche se i due esemplari viventi non sembrano altro che due cazzi giganti e informi).
Il mondo scientifico è soddisfatto e vorrebbe sintetizzare la proteina magica ma loro (più lei che lui) vanno avanti in segreto e ci buttano dentro anche un po’ di DNA umano.

Il risultato è una splendida mostriciattola che cresce molto rapidamente.
I due sono costretti a nasconderla e ben presto Elsa (ma anche Clive non è da meno) invece di studiarla come oggetto di laboratorio, la tratta come la figlia che non ha mai voluto (troppo difficile il rapporto con la madre).
Le cose inevitabilmente precipitano e Dren (questo il nome della creatura) diventa anche affascinante al punto da conquistare l’attenzione sessuale del padre (pardon, dello scienziato) e la gelosia della madre (pardon, della scienziata).

Quello che vi ho appena detto non rivela niente di più di quanto è stato già raccontato in fase di lancio del film, ci sono dentro sorprese più interessanti.

La storia è originale e interessante per i risvolti etici, morali, e addirittura pratici che mette in gioco, ma sono diversi gli aspetti interessanti di Splice.

L’inizio con la soggettiva del primo mostriciattolo creato è ben fatto e incuriosisce.
La sequenza che racconta il tempo che passa durante il periodo di ricerca è parimenti ben fatta, pur accelerata com’è e accompagnata da dell’ottimo jazz.

Splice – genetica, incesto e tradimento

Dren (intendo la struttura del mostro) è splendido almeno quanto fanno schifo i suoi due prototipi.
Bello sia nelle sue versioni bambinesche che in quelle a maturazione completata.
Non credo di sbagliare se dico di vederci la mano di Guillermo Del Toro che del film è produttore.

La sequenza della nascita di Dren è una delle sequenze più classicamente horror che ricordi negli ultimi anni (complimenti!).

Ma l’aspetto più inquietante di tutto il film rimangono i rapporti umani tra la coppia e l’essere, l’amore filiale prima, la passione sessuale poi; la gelosia che fonda le radici in una giovinezza difficile di Elsa. Un sacco di aspetti che meritano attenzione e fanno riflettere.

Il finale è horror classico con tanto di mostro creato dall’uomo disperso e letale nel bosco di notte.
La conclusione è invece quanto di più scontato ci si possa attendere dopo aver visto quello che si è visto fino a quel momento.

Ah… vedere Adrien Brody che scopa con l’essere è un’esperienza mistica.


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