(Guardando gli stormi, una sera di novembre)
Così unite insieme, sferzate di pioggia e gelo
Negano ancora il senso del messaggio. Ma
Scoppia l’urgenza, il grido forte, allora
Nulla più resta, se non gettarsi al cielo
Slegati, aperti,
e accogliere il presagio.
Mischiati a caso nel gioco delle anime, loro non vedono
Formarsi, adesso, un segno che è l’essenza.
Meglio negarsi un ruolo in quel contegno unanime,
Piombare verso il suolo, cedere al buio,
Per la paura chiudere, oltre agli occhi,
anche le ali, interrompendo il volo.
Di solito lo stormo lo capisce:
Ci sono refoli
Che fanno tremare l’erba e le corolle
Si può sempre restare a bassa quota
Piuttosto che morire
o diventare folle.