L'acqua era azzurra per davvero, immobile come una tavola. E scintillava, al sole.
La nostra battuta era sempre la stessa: "sembra che un gigante ci abbia versato l'olio".
Poi s'arrivava in spiaggia, si lasciavano borsone e vestiti all'ombrellone e ci s'incamminava verso la riva.
Lì, sul bagnasciuga, un paio di manate nell'acqua giusto per saggiarne la temperatura. Allora mio padre si voltava e diceva "torno subito", che in dialetto ha un suono un po' più arrotolato e antico. Un tuffo.
Cominciava a nuotare, verso il largo, fino a che non spariva alla vista.
Stava fuori almeno un'ora, qualche volta anche di più. Mia madre si preoccupava, dalla spiaggia, quando passava troppo tempo.
Poi, però, tornava sempre. Perché tutti i padri sono degli Ulisse in minore e tornano a riva. O dovrebbero.
Oggi, di festa, ho ripreso con la piscina. Erano mesi che non ci andavo, la schiena si stava incriccando. Così son ripartito, per disincagliarmi un poco. Acqua e cloro come uno spruzzo di svitol.
E mentre riprendevo con le mie bracciate da principiante assoluto, faticose e pesanti, mi è tornato in mente mio padre che se ne andava al largo, nuotando d'estate, veloce e leggero come un motoscafo.
Per un momento mi sono guardato, da terra, che lo guardavo sparire nello scintillio e ho capito che cercavo la memoria (e quel ruolo di Ulisse in minore ereditario) tra le sponde di una vasca.
Lo scintillio non era lo stesso ma il gesto antico sì.