Non sono mai stata una elegante, di quelle che si vestono bene e appaiono credibili nei loro tubini e sui loro tacchetti a spillo. Costoro, anzi, m'hanno sempre procurato un mix di schifo e pena - costrette in convenzioni sociali in cui acconsentivano al diktat di 'apparire' per 'essere'.
Sono sempre stata più il folletto dall'aspetto di fata o streghetta che veste in modo buffo il proprio corpo che potrebbe permettersi qualsiasi cosa, ma non ha bisogno d'ostentare.
E non sono mai stata la femme fatale, quella che fa cadere gli uomini ai propri piedi, che sta lì a farsi rimirare, venerare, adulare e servire. Perché da sola non ce la fa e non sa fare una O con un imbuto.
Non ho mai tollerato che mi si aiutasse, mantenesse, servisse. Ciò che mi serve me lo prendo e faccio da me.
Ho eliminato l'orologio anni orsono, insieme alle aspettative e ai preconcetti di questa società in cui non mi riconosco, e rimango aperta a - ma non ansiosa né alla costante ricerca di - complici di vita con i quali valga la pena fare cose di qualsiasi genere.
La spontaneità, la sincerità, anche l'ingenuità sono le cifre del mio agire - e il sesso con sorrisi, casini, e casuali situazioni comiche ne è una componente.
Il sesso che è l'accesso all'eterno e all'infinito, perfezione|senso|amore, unione assoluta e all'assoluto, per la sottoscritta è anche qualcosa di infinitamente spontaneo - dove lei candidamente si propone, magari in tutina da ginnastica perché sta girovagando per casa facendo altro, mormorando "ti voglio" all'interlocutore di turno.
Non sarò mai credibile - mai. Eternamente incasinata. Imbranata. E buffa.
Vera.
Ma i personaggi dei racconti erotici e della tv - e coloro che le emulano nella vita quotidiana - non vi danno la sensazione di qualcosa di profondamente triste e fasullo?
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