Sport & Cinema, la ginnastica artistica e i suoi film

Creato il 24 ottobre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Sport e cinema. Un rapporto duraturo, nato nella notte dei tempi e che va avanti da molto più di un secolo. Per andare ancora più a fondo nel nostro viaggio nel mondo della ginnastica artistica, passiamo in rassegna alcuni film che hanno questa magnifica disciplina al centro della loro trama: mezzo per riscattarsi, per rinascere, motivo per andare avanti, filo conduttore della propria vita. Seguiti spesso da tante giovanissime, ma a volte commedie apprezzate anche da genitori e adulti. Il boom di Ginnaste-Vite Parallele sta sicuramente aprendo le porte a questo filone che inizia a farsi largo anche nel nostro Paese, in contemporanea con la fortunata serie televisiva Make It or Break It (sono attesi per i prossimi mesi i nuovi episodi che verranno trasmessi sempre su Italia Uno).

Il più celebre è ovviamente Stick It, diventato icona del genere quando nel 2006 sbancò i botteghini di mezzo Mondo e rivelò la regia di Jessica Bendinger. Missy Peregrym, idolo di tante adolescenti, interpreta Haley Graham, un’ex ginnasta a stelle strisce. Gli Stati Uniti hanno abbandonato la finale mondiale e sono stati squalificati. Haley ne risente psicologicamente e inizia a compiere atti di vandalismo. Per lei si stanno aprendo le porte del carcere, ma il padre decide di salvarla finanziando l’Accademia Ginnastica Vickerman e iscrivendoci la figlia. La riconoscono e l’accoglienza è tutt’altro che calorosa, ma proprio qui inizia a risalire la china: con l’aiuto della palestra si rimette in forma, torna a respirare, a mordere la vita e si presenta al campionato nazionale con la sua squadra. Qui saranno le ginnaste a dare i punteggi al posto dei giudici… Una soluzione assai curiosa e interessante, viste le continue ingiustizie che dobbiamo sorbirci…

C’è una pellicola, però, che ha fatto epoca: Nadia – The movie, del lontano 1984. La protagonista è la Divina. Sua Maestà dell’artistica. Colei che rivoluzionò la disciplina per sempre. Semplicemente Nadia Comaneci. La reginetta delle Olimpiadi di Montreal 1976 quando, a soli quattordici anni, se ne tornò dal Canada con tre ori, un argento, un bronzo e soprattutto con la sicurezza di essere entrata per sempre nella storia: la prima ginnasta ad aver ottenuto un 10. La perfezione assoluta, ai tempi. Il massimo del massimo. Ora ovviamente col codice subentrato nel 2006 sono cambiati tutti i punteggi. Il film riprende a grandi linee la storia della campionessa rumena, da quando a sei anni venne notata dal guru Bela Karolyi nel cortile di una scuole di Onesti fino alle Olimpiadi di Mosca 1980 quando si riconfermò leggenda conquistando altri due ori. Poi una vita difficile accanto al figlio del dittatore Ceausescu prima scappare negli Stati Uniti e trovare l’amore vero con l’ex ginnasta Bart Conner. Per farvi un’idea cliccate qui per vedere alcuni spezzoni. Cliccate qui per vedere qualche spezzone.

In Patria Nadia è ancora oggi considerata come un mito, un esempio di riscatto dalla società, icona morale oltre che sportiva. Tanto che La piccola campionessa (Reach for the sky, 1990) è proprio stato costruito sul sogno di una bimba rumena di andare ad allenarsi nel celeberrimo National training center di Deva, lo stesso in cui la Comaneci mosse i suoi primi passi verso la gloria.

Si sa, partecipare ai Giochi Olimpici è il sogno di tutti i bambini, qualsiasi sport essi pratichino. Un desiderio che implica sacrifici, dolori, lacrime con la speranza poi che tutto venga ripagato dal luccichio dell’Arena a cinque cerchi. In molti casi sono necessari anche dei trasferimenti per perfezionarsi e poter aumentare le proprie ambizioni. È successo alla nostra Carlotta Ferlito che da Catania con furore è salita a Milano, così è accaduto anche alla ragazzina di Per un posto sul podio (Little girls in pretty boxer, 1997). Unica differenza? Nel film la madre preferirebbe vederle fare una vita normale, senza levatacce alle cinque di mattina e allenamenti estenuanti. Cliccate qui per guardare.

C’è anche un’altra pellicola che si focalizza sulla speranza olimpica. Sta letteralmente facendo furore negli Stati Uniti dove è uscita quest’estate ed è attesissima anche in Italia, chissà forse anche come un bel regalo sotto l’albero di Natale. Per la serie An American Girl ecco l’episodio McKenna shoots for the stars, una storia di grande amicizia tra due ginnaste con Rio de Janeiro nel mirino, intrecciata con le difficoltà a scuola, l’amore per lo sport e la sana rivalità in palestra. Cliccate qui per un’anteprima.

Due film, invece, sono accomunati dal cosiddetto ghost, l’effetto scatenante dell’intera vicenda. Due incidenti sconvolgono la vita dei protagonisti de Il sogno di Robin (Dream to believe, 1986) e de La forza del campione (Peaceful Warrior, 2006). Nel primo ci vuole l’incontro col bellissimo Keanu Reeves (agli esordi hollywoodiani) per ridare fiducia a Robin e convincerla a sorprendere tutti partecipando al campionato scolastico nazionale; nel secondo è necessario l’arrivo di un guru/”sciamano” per far scacciare la depressione al nostro ginnasta universitario e spingerlo al ritorno agli allenamenti. Cliccate qui per vedere.

Il tema del ritorno alle gara è sempre sostanzioso, con anche tanti esempi nella realtà (basti pensare alle grandissime Nastia Liukin e Shawn Johnson). Ecco così che in American Anthem (1986) Steve abbandona il suo sport salvo riprenderlo con l’amata Julie in preparazione per i Trials (vi dice niente?) mentre in The gymnast (2006) Jane riscopre l’amore per la ginnastica grazie a una coreografa che le propone sospensioni con lenzuola stile circo.

Spesso, però, si riflette anche e si affrontano argomenti scottanti, soprattutto per il pubblico adolescente. L’anoressia, la paura di ingrassare, diete, la difficoltà di convivere col proprio fisico, la ricerca di un’alimentazione corretta sono i punti cardinali della pietra miliare Per un corpo perfetto (Perfect body, 1997).

La grande Russia, forte delle sue armate, Stato in cui la ginnastica è una religione ha prodotto una quantità industriale di film in merito, ovviamente poco conosciuti al pubblico nostrano (e non solo) vista la poca esportazione di film commerciali russi. Tra tutti il più apprezzato è Kukolka, sebbene la storia sia parecchio triste: una ginnasta deve dire addio al suo sport per un problema alla schiena. Ritorna a casa, frequenta una scuola normale ma abitualmente si rinchiude in camera per riguardare le sue vecchie performance e rindossare l’amato body rosso.

Chiudiamo segnalando una vera chicca (praticamente introvabile) per gli intenditori: l’ungherese White Palms (2006), davvero imperdibile.

stefano.villa@olimpiazzurra.com

(un sentito grazie al blog Pillole di ginnastica artistica gestito da Ester)

OA | Stefano Villa

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